Politica
IL PROF: FRANCO ORTOLANI CHIEDE CHIAREZZA SULL’ALLARME TSUNAMI LANCIATO DA BERTOLASO
Boschi (rischio tsunami) e Bertolaso (rischio vulcanico) depositino la documentazione in Parlamento
Il 29 marzo c.a. il Prof. Boschi ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera nella quale lanciava l’allarme tsunami per le coste tirreniche in relazione ad eventuali frane lungo i versanti del vulcano sommerso Marsili. Il 27 aprile c.a. il Dr. Bertolaso in una conferenza con la stampa estera ha di fatto riconosciuto che l’Ospedale del Mare costruito alle falde del Vesuvio è stato realizzato in area a rischio e che conseguentemente, in caso di eruzione, la struttura sanitaria più grande d’Europa sarebbe interessata da accumulo di ingenti quantitativi di detriti vulcanici; a sorpresa, ha aggiunto che l’area vulcanica che più preoccupa è l’Isola d’Ischia.
Nessuno dei due ha detto su quale documentazione scientifica si basino le loro allarmanti dichiarazioni.
L’impatto sociale ed economico delle affermazioni di Boschi e Bertolaso può essere devastante: in pratica, hanno detto che c’è un serio e grave pericolo fuori controllo, che non c’è alcuna organizzazione che possa garantire la sicurezza ambientale, che il disastro può avvenire in qualsiasi momento! E tutto questo alle porte della prossima stagione turistica.
Come cittadino chiedo che i due personaggi depositino in Parlamento la documentazione scientifica sulla quale si basano le loro affermazioni: spieghino anche ai parlamentari perché hanno rilasciato queste dichiarazioni e perché non si siano attivati, finora, dopo lo tsunami del 2002 di Stromboli per attivare una moderna rete di monitoraggio per individuare l’innesco di eventuali tsunami nei mari italiani. Perché poi non hanno predisposto una legge che consenta di tutelare dagli tsunami le coste, i cittadini e l’economia turistica mediante la redazione di piani per la sicurezza ambientale.
I cittadini capiscono che i due personaggi pretendono denaro pubblico senza fornire una preventiva sicurezza ai cittadini.
Tutti noi sappiamo che in Italia vi sono vari pericoli ambientali: eppure si continuano ad elaborare carte che contengono errori (vedi la tragedia di Ventotene del 12 aprile c.a., di Casamicciola del 10 novembre 2009, di Scaletta Zanclea, Giampilieri e comuni vicini del 1 ottobre 2009); ad esempio, non si è avviato alcun sistema di monitoraggio idrologico per difendere il territorio dai serial killer idrologici autoctoni chiamati cumulo nembi che causano precipitazioni eccezionali in poche ore. Le coste sono prive di protezione dagli tsunami: non esiste alcun piano di protezione civile per tale problema che in passato ha seminato centinaia di vittime.
INGV e Protezione Civile, con la obbligatoria collaborazione di altre strutture di ricerca, devono supportare i governi per andare verso la certificazione di sicurezza ambientale, particolarmente necessaria per le aree turistiche che garantiscono una consistente parte dell’economia regionale e nazionale.
I cittadini sanno che non possono essere eliminati i pericoli ambientali come le eruzioni vulcaniche e gli tsunami, sanno anche che si può adeguatamente organizzare un sistema di protezione della loro incolumità.
Certamente un turista preferirà venire in una delle nostre zone turistiche sapendo che vi è un valido ed efficace sistema di controllo ambientale in grado di garantirgli l’incolumità.
Gli allarmi devono essere lanciati su basi scientifiche provate: ora Boschi e Bertolaso mostrino alla Comunità Scientifica (dipendente e indipendente) i dati sui quali si sono basati i loro allarmi. Se non lo faranno spontaneamente (cosa certa) devono essere invitati a farlo in maniera convincente da chi ha il potere di farlo.
Altrimenti i cittadini (che non hanno ancora dimenticato quanto accaduto all’Aquila dove la Commissione Grandi Rischi, con la partecipazione di Boschi e del vice di Bertolaso, non aveva lanciato alcun allarme una settimana prima del disastroso sisma del 6 aprile 2009) avrebbero seri motivi per preoccuparsi.
Franco Ortolani – Ordinario di Geologia Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università Federico II 28 aprile 2010
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