Politica
Mi chiamo Guido Bertolaso e vi parlo da Palazzo Chigi. Lettera dell’Ing. Baratta
Ing. Achille Baratta
Io poco “informato sui fatti” pensavo che il buon Guido fosse andato a Palazzo Chigi per parlare di quello che lui ha fatto dal primo ottobre e di quello che farà per rendere sicuro il Paese dagli eventi calamitosi. Invece lui, nella conferenza “autorizzata da Berlusconi” parla solo di lui, Ministro mancato e racconta la sua verità nell’inchiesta sulla “cricca” riguardante gli appalti per il G8 della Maddalena e dice “Sono accuse senza fondamento”, spiega in quella che è una vera e propria arringa difensiva, con un visetto malconcio e quasi sperduto inizia parlando di una lettera fattagli pervenire da Bill Clinton in cui si complimenta “per lo splendido lavoro fatto dall’Italia ad Haiti”. “Quando ho visto Clinton alla fine di marzo, mi era venuta voglia di fargli una battuta che poi non ho fatto: gli volevo dire che lui ed io abbiamo un problema che si chiama Monica, poi ho evitato di farla perché mentre io non credo di avere avuto problemi reali con questa Monica, lui probabilmente invece qualche problemuccio lo ha avuto”. Il riferimento è ai massaggi a cui si e’ sottoposto il sottosegretario al Salaria Sport Village.
Bertolaso parla agli italiani dei massaggi fatti da Francesca (circa 10) e l’unico fatto da Monica, la brasiliana che in un’intercettazione pubblicata racconta di aver “fatto vedere le stelle” a Bertolaso. Lui afferma si, “mi ha fatto vedere le stelle perché mi ha sconocchiato”, come si dice a Roma, facendomi un massaggio estremamente valido, non per prestazioni sessuali”. Poi ci parla dei suoi sogni probabilmente pensa in particolare alle anime dei defunti e ai disastrati e dice “Sognavo di poter commentare con voi l’archiviazione o lo stralcio della mia posizione dall’inchiesta penale in corso”, riferisce con amarezza , ma “probabilmente questa si protrarrà nel tempo”. “Ho totale fiducia, nei magistrati, in particolare in quelli di Perugia, che non sono però fonte della vicenda che nasce in un altro luogo ed è stata gestita strumentalizzando la fonte primaria delle indagini, cioè le intercettazioni, facendo apparire quello che di fatto non è”. Poi ripensa all’inchiesta e afferma con forza: “Nessuna delle imprese coinvolte nell’inchiesta sulla Maddalena, ha avuto appalti all’Aquila. Anemone è venuto più volte a trovarmi”, ma non ha ottenuto nulla. Dice ancora: “sono stato io a dare soldi a lui, non lui a me. Gli ho infatti dato 20 mila euro per alcuni lavoretti che mi fece in casa per tapparelle ed armadi”. Inoltre, “Mia moglie, ebbe un rapporto professionale con il costruttore Diego Anemone. Lei è architetto, è stata pagata, è tutto regolare. Ciò è avvenuto comunque un anno prima che si avviassero le attività per gli appalti del G8 alla Maddalena”. Poi ancora “le accuse che mi sono state rivolte non hanno alcun fondamento e sono frutto di equivoci o mancati controlli sui documenti che ho presentato oggi». Certo, riconosce, “posso aver commesso errori, ma ho sempre cercato di guidare il Dipartimento con trasparenza, lealtà e onestà e non ho mai mentito agli italiani. Non ho quindi nulla da temere o da nascondere e non sono ricattabile”. Lui ha parlato da palazzo Chigi per autodifendersi, ma gli italiani non c’erano o meglio c’erano dall’altra parte del televisore ma pensavano ad altro cataclisma, quello economico. L’otto maggio scopriamo dalla stampa che lui nella sua conferenza stampa scende anche nei dettagli familiari parlando della moglie: “E’ un architetto dei giardini e ha ricevuto, in tempi non sospetti, un incarico di progettazione da 99 mila euro complessivi Lei però ha fatto solo lo studio preliminare. E nel 2007 ha emesso regolare fattura da 25 mila euro. In cassa sono rimasti 7-8 mila euro dichiarati. Le altre fasi non le ha svolte. Iniziavano i Mondiali di Nuoto e abbiamo ritenuto che fosse corretto sospendere”. Lei “E’ una libera professionista. Iscritta all’ordine dei paesaggisti. Ha pagato le tasse. Non ci trovo nulla di illegittimo o illegale”. Ma agli investigatori sembra una forma mascherata di bustarella. “Pare che sospettino 50mila euro. Francamente quasi umiliante”, ci ride sù Bertolaso. Questi i temi trattati da Bertolaso da Palazzo Chigi ma “l’isola Anemone” naviga e tocca ora il Monsignor Francesco Camaldo, Decano dei prelati che assistono il Papa nelle funzioni religiose da lui presiedute, lui You Tube, ha un blog, un proprio sito Internet e lì ringrazia per il sostegno e l’amicizia di molti.
Il prelato conosce bene l’animo umano e sa che i ringraziamenti gratificano chi li fa e chi li riceve, tanto non costano niente. Dopo quello che sta emergendo nell’inchiesta di Perugia, che riguarda un “prestito” di 280mila euro, quella del sette maggio è stata giornata dura per il monsignore. Camaldo nel 2006 era stato coinvolto in un’inchiesta del pm di Potenza Woodcock, che lo ascoltò, in qualità di testimone, anche in relazione alla, vicenda di Emanuela Orlandi in quanto segretario particolare del cardinale Ugo Poletti (vicario di Paolo VI e di Wojtyla fino al ‘91), dal 1984 al 1997, anno della morte di Poletti. Le domande riguardavano la tumulazione nella basilica di Sant’Apollinare del boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis. Che intrecci strani! Oltre ad essere strani sono anche storici, Antonietta Calabrò sul Corriere prova a riassumere le vicende più salienti. Ieri comunque ha continuato a fare il suo lavoro di cerimoniere del Papa, a togliere e mettere lo zucchetto, per i funerali del cardinal Poggi celebrati in San Pietro. La “carriera” del prelato è stata tutta interna alla Diocesi di Roma e al Pontificato di Giovanni Paolo II, diventando prelato d’onore di Sua Santità e cerimoniere Pontificio il 27 giugno 1984. E lì è rimasto per oltre venticinque anni. Aggiungendo anche il titolo di Cappellano Conventuale di Gran Croce ad honorem del Sovrano Militare Ordine di Malta e quello di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, di Casa Savoia (monsignore è molto vicino a Vittorio e a sua moglie Marina Doria). Alle altre cariche il 22 febbraio del 2005, poco prima della morte di Giovanni Paolo II, per nomina del cardinale vicario Camillo Ruini, Camaldo assummerà anche quella di assistente ecclesiastico del Circolo di San Pietro, un’istituzione vaticana, presieduta dal duca Torlonia che si dedica alla carità (migliaia di pasti caldi per barboni, la cosiddetta minestra del Papa) che gestisce un Hospice per malati terminali (visitato da Papa Ratzinger il 13 dicembre 2009)e che offre un ricovero per la notte ai senza tetto. Roma Sette riferisce che anche l’anno scorso “come di consueto l’organizzazione della raccolta” dell’Obolo di San Pietro della Diocesi di Roma (cioè le offerte per le opere di carità del Papa in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo il 29 giugno) “sarà affidata ai soci del Circolo S. Pietro, presieduto da Leopoldo Torlonia, con l’accompagnamento spirituale di monsignor Franco Camaldo”.
La Calabro’ rimarca che c’e’ infine un altro delicato profilo del lavoro del cerimoniere, quello durante la Sede Vacante, quando questi prelati entrano in Conclave di cui fungono da veri e propri stata: perciò compilano, a tutti gli effetti giuridici, gli atti del Conclave compresa l’elezione del Sommo Pontefice. C’è da far ingolosire i servizi segreti del mondo intero, a cominciare, naturalmente da quelli italiani. Poi il 9 maggio la stampa nazionale si occupa ancora del cognato del Ministro mancato Bertolaso: Francesco Piermarini e “l’isola Anemone”. Si ricostruisce la scalata di Riccardo Micciché che con Piermarini ebbe l’incarico di “rappresentante della struttura” al G8 della Maddalena. Azionista della Modu’S Atelier (attività di parrucchiere) ha ottenuto l’incarico di “direttore dei lavori” per il restauro degli Uffizi con un costo di 29 milioni e mezzo. Lui ingegnere, coiffeur, riceve un altro incarico: il 22 dicembre scorso il ministro ai Beni culturali Sandro Bondi lo ha nominato direttore dei lavori per il restauro degli Uffizi con un costo di 29 milioni e mezzo di euro. Non è l’unica anomalia, il fratello di Micciché è infatti responsabile tecnico dell’impresa Giusylenia “inserita in un contesto criminale finalizzato alla gestione dei lavori pubblici” e collegata in passato a Bernardo Provenzano. Ma provenzano che centra? Non faceva solo il contadino o il pastore delle anime? Le gare di progettazione e direzione lavori sono state sospese? Gli investigatori si chiedono il perché Gloria Piermarini Bertolaso è un architetto del paesaggio, ma di quale paesaggio? Tra i titoli professionali di Micciché spicca quello di “unico componente del consiglio di amministrazione della società Erbe medicinali Sicilia srl, specializzata nella preparazione dei terreni per la coltivazione delle erbe e piante officinali”. Ma uno così dove si trova? Franco Zeffirelli si indigna e si allinea con le posizioni assunte dal nostro buon Guido e dal Ministro Bondi “Draquila offende” e ripete la solita giaculatoria: “Non se ne può più di una società che dovrebbe produrre cultura, bellezza, e invece dà fiato solo ai disaccordi e ai malanimi… Bondi ha ragione a non andare a Cannes. Al suo posto farei esattamente come lui”. E poi continua “Non vedo perché Bondi dovrebbe andare ad avvallare con la sua presenza un cinema indegno che offende l’Italia, sottolinea . E oltretutto non è la prima volta che succede. I precedenti sono tanti, dal “Caimano” di Moretti a “Gomorra” di Garrone. E naturalmente non succede solo per l’Italia. Il Festival francese è famoso per prendere nel suo cartellone la monnezza del mondo”. Ma lui l’allievo di Visconti continua e si allarga sulla politica, lui è stato anche eletto in Sicilia e ne ha pertanto diritto. “Quella di mettere in vetrina il peggio di una certa cultura, quella della cosiddetta “sinistra”, capace solo di gettar fango su Paese e aizzare l’odio, è abitudine diffusa nelle rassegne cinematografiche. A Cannes come a Venezia”. Poi se la prende con i festival: “Sì: I festival non servono a niente. Danno spazio solo al finto impegno, ai film che poi non va a vedere nessuno. Aboliamo i festival, luoghi di sprechi e di promozione di opere in gran parte inutili o dannose. Ridiamo la parola all’unico giudice che ha diritto di dire la sua: il pubblico. Che sa riconoscere i film che valgono davvero da quelli che certa critica vorrebbe imporgli”.
Marco Bellocchio non è invece d’accordo col Bondi e sospirando dice: “Se almeno avesse visto il film … e invita alla sua lezione che terrà al festival: venga signor ministro. Non parlerò male né di Berlusconi né di lei. Parlerò di cinema”. Ma ricondurre ogni critica a se stessi, aggiunge, è uno dei problemi di questo governo. “L’atteggiamento di Bondi, di Berlusconi, di tutta la loro compagine è di sentirsi continuamente offesi. Personalizzare i guai del momento è la loro ossessione. Convinti che chi non è con loro è contro di loro, perdono tempo a occuparsi di piccole faccende, pensano che si voglia danneggiare l’immagine del Paese e quindi la loro”. Un po’ come successe per i famosi panni sporchi ai tempi di Andreotti. “Erano gli anni del regime democristiano e, guardacaso, anche allora il Paese viveva una situazione assai disastrata. Eppure proprio con quei film che non temevano di mostrare miserie e ingiustizie, il nostro cinema conobbe la sua stagione più gloriosa. E l’Italia, grazie anche quelle pellicole così dure e così vere, seppe trovare la forza di guardarsi allo specchio e risollevarsi”. E poi scende nell’attuale: “Il problema primo dell’attuale capo del governo e che non riesce a distinguere tra i suoi interessi personali e quelli del Paese. Continua a ripetere ogni giorno che tutti lo attaccano, che c’è troppa libertà di stampa, che le sue stesse televisioni sparlano di lui… Qualcosa di grottesco e anche un po’ inquietante. Condiviso anche dai suoi. Certo; Berlusconi e Bondi hanno il diritto di offendersi, ma non di fare di ogni erba un fascio”. Quanto alle sovvenzioni pubbliche contestate da Zeffirelli, il Bellocchio precisa: “Per ogni euro speso nel cinema lo Stato ne ricava due; sotto forma di tassazione o altro. Noi quindi non chiediamo l’elemosina: dal punto di vista fiscale il governo dovrebbe sapere che investendo nel cinema incassa e porta nelle casse del Tesoro dei bei soldi. E circa il famoso Fus: si era scesi a 5 milioni di euro con la promessa di aumentarlo sino a 20 milioni. Non ci sono: né quelli promessi né quelli iniziali”. Il riferimento all’erba è costante, ma l’erba questa volta è cresciuta anche nel Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi attacca la Dandini: “Come al solito una trasmissione pagata con i soldi pubblici si diletta nell’avere come unico bersaglio il governo e si diverte ad aggredirlo”.
Sabato otto maggio si ritorna su Monica e Guido: “a mezzogiorno e un quarto il governo e il ministero degli esteri si dissociano pienamente dal capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Alle ore 15, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ridimensiona: “Bertolaso ha inteso solo fare una battuta”. La frase è forte e lo staff del Presidente del Consiglio corregge: “ La Farnesina e il Governo si dissociano pienamente dal linguaggio e dalle affermazioni di Bertolaso che non riflettono in alcun modo il pensiero del governo italiano, il quale in maniera ferma e compatta riafferma la massima stima e considerazione nei confronti dell’ex presidente americano Bill Clinton”. Dopo qualche ora Frattini detta un secondo testo: “Bertolaso ha inteso solo fare una battuta, certo non offensiva e non indirizzata in alcun modo a mettere in dubbio l’amicizia e la stima profonda del governo e del popolo italiano nei confronti dell’ex presidente americano”. Qualche differenza c’è, Bertolaso prima dice: “Da parte mia nessun intervento sul governo”. Poi spiega: “La mia era solo una battuta, che non voleva offendere nessuno”. Ecco come Andrea Garibaldi sul Corriere di domenica nove maggio continua sul tema: ”L’irritazione di Frattini, ieri mattina, era di grado alto. Innanzitutto, Bertolaso aveva voluto fare una battuta su un argomento scabroso. Poi, aveva tirato in ballo i casi personali di un ex presidente Usa. Inoltre, quell’ex presidente è il marito dell’attuale responsabile degli Esteri Usa. Bertolaso, infine, era recidivo. Frattini ben rammenta la questione Haiti, alla fine di gennaio. Bertolaso, inviato sulla zona del terremoto dal governo italiano, dichiarò: “Gli Usa confondono l’intervento militare con l’emergenza”, e definì la situazione degli aiuti “patetica”. Frattini disse subito che il governo non si riconosceva nelle dichiarazioni del sottosegretario. Il giorno dopo Frattini aveva in agenda un incontro a Washington con il Segretario di Stato, Hilary Clinton. E la signora Clinton bollò le dichiarazioni di Bertolaso: “Sono come le chiacchiere sportive del lunedì mattina…”. Anche stavolta è previsto a breve un incontro fra Frattini e la Clinton, a Sarajevo, il 2 giugno, per il vertice sui Balcani. Poi la Clinton dovrebbe venire a Roma. A Washington però ricordano ogni sgarbo nei loro confronti. Non corre buon sangue fra ministro e sottosegretario. L’incidente di Haiti arriva dopo una serie di contrasti sulle competenze nelle grandi emergenze internazionali: lo tsunami in Asia, il vulcano d’Islanda… In un’intervista al Corriere su Haiti, Frattini disse che “il pur bravissimo Bertolaso” non aveva “il ruolo di coordinatore del mondo”. Si certamente il ministro promesso non è il coordinatore del Mondo ma parla da palazzo Chigi o dalla sala Nervi, qualche potere lo tiene ancora sul podio, anche se la nube islandese torna e a Bruxelles si cerca di salvare l’euro e con esso una inimmaginabile recessione con conseguenze certe di rivoluzione sociale.
L’ironico Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano rimarca: Un anno fa Guido Bertolaso era l’Uomo della Provvidenza, un condominio con l’amico Gianni Letta. Un santo laico. E davanti a San Guido tutti si scappellavano deferenti. Uno dei tanti lecchini del Giornale di Feltri, subito dopo il terremoto, lo salutava così: “Bertolaso è un unicum, come lui nello Stivale non c’è nessuno. L’uomo dei disastri, l’eroe della protezione civile, il pronto intervento nelle catastrofi, lo sbroglia-pericoli … Bertolaso è organizzatore, soccorritore, solutore, consolatore. Emergenza rifiuti? Arriva Bertolaso. Emergenza incendi? Ancora lui. Emergenza tsunami? Sempre lui. Emergenza terremoto? Immancabilmente lui, con i suoi occhi seri, la voce rassicurante. L’Italia ha trovato il vero Uomo della Provvidenza”. Risolveva catastrofi, o almeno così pareva. Oggi le crea. E’ sempre l’uomo dei disastri, ma nel senso che li combina lui. Travaglio anche lui cade nella voragine di fare e del dire. Ma probabilmente la realtà è molto più cruda di quella che lui descrive e ritorna al Pasolini di Io so, e dei Misteri di quel capitolo di cui si occupa con estrema cultura il Senatore della Repubblica Marcello dell’Utri. Ma e’ tutto cosi’ complicato? A Bergamo all’adunata tra le 500 mila penne nere degli alpini c’e’ un Bertolaso sorridente che ricorda: Una volta si diceva “La patria si serve anche facendo la guardia a un bidone di benzina” E oggi come si serve? “Lavorando per tutelare l’ambiente, che assieme al patrimonio artistico e’ la nostra ricchezza maggiore” e poi la “lettura dei giornali mi da amarezza, ma quando vado tra la folla raccolgo sempre consensi”. Alle ovazioni degli Alpini Bertolaso risponde:”Questa e’ gente abituata a fare e non parlare, questa e’ gente che alla fine della giornata non si guarda certo quanto ha in tasca. E’ una lezione che tutti dovrebbero imparare.” Diego Anemone ora e’ libero, sono scaduti i termini di detenzione preventiva, e’ tornato nella sua villa con piscina e torretta in una stradina che per ironia della sorte si chiama via della Regalia. Bondi disgustato si difende da ministro e dichiara:lordata la mia onestà. Da giovane ho progettato le schede perforate che servivano a selezionare le informazioni, ora ho riprovato a seguire quelle logiche per analizzare le parti simili che potevano servire alla verità. Ma tutto e’ stato inutile, manca la sintesi e i luoghi e le poltrone sono una variabile non contemplata.
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