Spettacolo e Cultura
Sicilia. Energie Alternative, Sostitutive o sempre Petrolio e pure Nucleare? (di Adduso)
Di recente c’è stata un’aspra polemica aperta da un critico d’arte, ma pure deputato e mi pare anche ex assessore comunale milanese, sindaco siciliano, vip televisivo, tuttologo, ecc., che ha contestato la possibilità di sviluppare il fotovoltaico in Sicilia, così come in precedenza aveva contrastato l’eolico sempre nella stessa regione. Tra le motivazioni addotte, pure la possibilità, com’è notoriamente avvenuto per l’eolico, che ne tragga vantaggio la mafia e gli ambienti politici, burocratici, affaristi, ad essa compiacenti.
Non nascondo la mia perplessità. Primo perché vorrei capire quale sarebbe l’energia alternativa in Sicilia, e qui mi sorge il dubbio, poiché il critico in questione mi pare vicino alle posizioni dell’attuale nomenclatura che spinge sul nucleare. Secondo, questa giustificazione che ogni iniziativa economica debba fermarsi perché ci possono essere infiltrazioni mafiose, mi pare solo un alibi propagandistico, poichè sarebbe come dire che le Forze dell’Ordine e la Magistratura non potrebbero lo stesso agire se le attività continuano. Si cambino forzosamente gli amministratori di queste ditte, ma non si chiudano le aziende o si blocchino gli investimenti o le alternative di reddito, altrimenti è come volere nascostamente obbligare i cittadini e i disoccupati a trasformarsi in sudditi bisognosi che devono chiedere solo favori per sopravvivere, forse, addirittura agli stessi che nell’ombra fanno cessare le attività. Mentre invece la mafia, i mafiosetti e tutti gli allineati dello Stato e di certa società, chiusa un’impresa, semplicemente si rivolgono ad un altro settore al quale estorcere, lucrare, spremere, succhiare, ecc.
E invece la Sicilia, a mio mero vedere, potrebbe essere per il suo fantastico clima una “Arabia dell’energia alternativa”. Questa considerazione mi venne qualche anno addietro quando una persona con la quale avevo discusso in precedenza questo argomento, mi chiese se le facevo un appunto in merito alle possibili energie alternative in Sicilia. Riporto quindi qui di seguito quella breve ricerca, sperando che possa contribuire a coloro che hanno responsabilità politiche nel fare delle scelte oculate sul territorio.
Prima d’iniziare più nello specifico, due note. Vi segnalo che la Marcegaglia Energy (mi ricorda qualcuna che ha recentemente dichiarato che vede la ripresa economica) gestirà un impianto di produzione su scala industriale di moduli fotovoltaici basati su celle solari a film sottile invece dei più comuni e rigidi pannelli solari. Ma allora mi domando, se la nostra Industria, cosiddetta di eccellenza, va verso il solare, perché certa politica va verso il nucleare? Infine, in calce non indico che pochi link specifici, perché basta che digitiate semplicemente i temi di ogni singolo seguente argomento che trovate di tutto e più discusso e tecnico.
EcoEnergia
Qualcuno sostiene che il grande impero romano crollò anche perchè si assottigliarono le fonti di approvvigionamento energetico, soprattutto legname dalle foreste ormai completamente disboscate, senza che fossero state create altre fonti diversificate o alternative. Questa breve ma emblematica considerazione storica è richiamata per non dilungarsi sulla necessità ormai riconosciuta a tutti i livelli di trovare al più presto delle fonti energetiche sostitutive agli oli combustibili, quanto meno nella produzione di energia elettrica, tanto che si passa subito ad elencare in via generale alcuni possibili iniziative che si potrebbero immediatamente avviare sul territorio siciliano utilizzando le fonti rinnovabili proprie della nostra terra. Tali proposte si presentano tanto più interessanti se si considera pure che l’attuale limite per la produzione di idrogeno è come noto la sua inesistenza come elemento singolo in natura, per cui dev’essere ricavato attraverso un processo che richiede a sua volta della energia che per adesso è ricavata dal fossile o petrolio, tanto da essere coniato il termine idrogeno-nero. Quindi disporre di ulteriore energia prodotta con metodi puliti, favorirebbe a sua volta la produzione di idrogeno-bianco o anche di propulsioni ad esempio ad aria compressa, così da sostenerne la sostituzione delle benzine nei trasporti con tutti gli ulteriori vantaggi soprattutto in termini ambientali e gradualmente anche economici non dipendendo più dal petrolio.
Le Microcentrali
Spesso s’immagina che una centrale elettrica debba avere grandi capacità per essere competitiva, invece da alcuni anni la scienza e la tecnologia con dei nuovi materiali ha prodotto delle turbine di piccole dimensioni, tanto che alcune possono essere addirittura utilizzate persino a livello casalingo o per rifuggi, fattorie, ecc., al punto che a maggior ragione è possibile pure per dei singoli comuni, anche se piccoli, oppure meglio ancora se consorziati tra loro e che si trovino in luoghi attraversati da modesti corsi d’acqua, costruire delle microcentrali elettriche per dare energia non solo ai loro stessi abitanti, ma persino poterla anche esportare. Una legge regionale in Sicilia che favorisca il consorziamento tra comuni per la realizzazione di microcentrali elettriche, dove ovviamente ci siano corsi d’acqua soprattutto dal flusso costante, sarebbe certamente una iniziativa a tutto vantaggio di tutti. Nella zona ionica messinese si trova una piccola centrale elettrica ormai abbandonata da parecchi decenni ubicata sulle sponda del Torrente Agrò all’uscita delle gole naturali di Antillo. Recuperare quella centrale alla luce delle nuove tecnologie vorrebbe dire anche portare una ventata di produttività ed occupazione. Peraltro, un progetto più allargato potrebbe aggregare anche un centro di ricerca e sviluppo di tecnologie e discipline ecologiche sia nel campo energetico che ambientale.
Il Fotovoltaico
Se c’è qualcosa che molti ci invidiano è il sole che splende quasi perennemente sulla nostra regione. Favorire, se non quasi far introdurre, mediante delle leggi, l’uso di pannelli fotovoltaici per la copertura di case private, aziende ed uffici pubblici, per ricavare energia elettrica ed acqua calda, non solo produrrebbe indubbi vantaggi economici ed ambientali in quanto calerebbe drasticamente il consumo elettrico da produzione mediante gas e oli combustibili, ma soprattutto, come già avviene in altre zone d’Europa, che hanno adottato da tempo i pannelli fotovoltaici nonostante il clima di gran lunga meno caldo, si arriverebbe mediante una società pubblica intermediaria tra le varie singole strutture con sistemi fotovoltaici, ad esportare l’energia elettrica in eccesso. Anzi, sarebbe utile imporre mediante una legge specifica che tutte le nuove strutture pubbliche siano progettate in maniera tale che non solo abbiamo una dispersione energetica ridotta al minimo e dispongano pure di un sistema di risparmio elettrico e climatico, ma soprattutto che le coperture siano lastricate da pannelli solari (ora sottili e flessibili come le tende di casa) per la produzione di elettricità.
Le Onde di Luce
Vale sempre di base lo stesso discorso del sole che non ci manca mai, ma in questo caso, ci troviamo innanzi ad un nuovo campo di ricerca che la nostra regione dovrebbe favorire sul proprio territorio, considerato che le prospettive sono uguali se non potenzialmente superiori allo stesso fotovoltaico. Infatti, per semplificare oltremodo il concetto, un metallo che viene continuamente riscaldato, emette nel tempo una luce di colore diverso e anche di intensità crescente, seppure non sempre visibile ad occhio umano, ora riportando tale fenomeno in senso inverso, il sole emette luce di diverse frequenze, quindi di diversi colori e la cattura di queste onde produce calore. Al riguardo, grazie alla nano-tecnologia sono state sviluppate delle micro-antenne che distribuite su un’ampia superficie come quella di un semplice tetto, catturano le onde di luce del sole trasformandoli poi attraverso altri strumenti in energia. Incentivare anche strutturalmente la ricerca in questo settore produrrà ritorni complessivi ineguagliabili. Peraltro, rispetto alle cellule fotovoltaiche, gli elementi di realizzazione delle micro-antenne dovrebbe essere molto meno inquinante in caso di smaltimento.
L’idrogeno
Lo sviluppo delle precedenti fonti sostitutive del petrolio, sopra trattate, darebbe ulteriore incentivo alla produzione pulita di idrogeno per la realizzazione di batterie a cella combustibile da utilizzare soprattutto nel campo dei trasporti, dagli scooter alle auto ai mezzi pesanti per finire persino ai sottomarini e gli aerei e, nel caso delle micro-celle, vedremo probabilmente molto presto le nostre videocamere o cellulari alimentati a batterie ad idrogeno. Soprattutto, con la nano-tecnologia è stato possibile sviluppare nuovi metodi d’immagazzinamento mediante batterie a nano-fibre tanto da essere utilizzabile persino nel trasporto privato con l’ineguagliabile vantaggio che gli scarichi finali sono costituiti da acqua. E già in questo campo dell’applicazione pratica dell’idrogeno, la Sicilia ha dimostrato di avere dei validi ricercatori che studiano l’applicazione pratica e quotidiana delle pile ad idrogeno in tutti i settori, un esempio in tal senso è l’Istituto di Tecnologie Avanzate per l’Energia (ITAE) di Messina. Incentivare la ricerca e la produzione in questo campo significa rendere la Sicilia libera da legami monopolizzatrici del settore energetico, in particolare per quanto riguarda i trasporti. Valorizzare quindi i centri di ricerca impegnati in questo campo, sarebbe un segnale molto positivo per la ricerca.
L’Eolico
Seppure si tratta di energia che è solo possibile produrre in pochi luoghi della Sicilia, che non è notoriamente un’isola con venti costanti ed intensi, è comunque un settore che andrebbe sviluppato entro certi margini soprattutto come energia di sostegno, tanto più che ormai la tecnologia in questo settore, grazie ai grandi insediamenti eolici della Danimarca nel mare del nord, ha prodotto degli impianti il cui rapporto costo-produzione è sempre più a favore di quest’ultima. Alcune zone alto-collinari della provincia di Messina, peraltro non abitate, sono discretamente ventilate persino d’estate e si presterebbero a questi insediamenti. L’aerogeneratore, o mulino eolico, è composto da una serie di strutture meccaniche basilari: 1. Il rotore è costituito da un mozzo (cioè una corona circolare), su cui sono fissate le pale eoliche (da 1 a 3). Le macchine moderne hanno generalmente 3 pale, che garantiscono più efficienza e maggiore silenziosità. Le pale sono in fibra di vetro, materiale molto simile a quello utilizzato per gli scafi nautici. 2. Collegato alle pale eoliche, si trova un moltiplicatore di giri, che trasforma la rotazione lenta delle pale in una rotazione più veloce in grado di far funzionare il generatore, il quale, a sua volta, trasforma l’energia meccanica in energia elettrica. 3. Un sistema di controllo, racchiuso all’interno di una navicella collegata al rotore, regola automaticamente le funzioni dell’intero sistema, assicurandone le migliori prestazioni e garantendone la sicurezza, ad esempio attraverso il blocco dell’aerogeneratore in caso di malfunzionamento e di eccessiva velocità del vento. 4. L’aerogeneratore è sostenuto da una torre, che per resistere alle oscillazioni è ancorata al terreno con fondamenta in cemento armato. La torre può essere a forma di traliccio, esattamente come i tralicci elettrici, oppure a forma di pilone tubolare. Va detto che le nuove torri eoliche di ultima generazione, sono costruite senza che le grandi pale debbano più trasmettere la rotazione attraverso delle cremagliere, poiché la rotazione è distribuita su un unico asse su cui è posto il generatore, e ciò riduce la dispersione di energia in quanto non vi sono altre strutture meccaniche.
Le Maree
Se c’è qualcosa che teoricamente, come il sole è pressoché eterno, sono le maree, almeno fino a quando la luna non si allontanerà troppo dalla terra. Uno di questi esempi lo abbiamo nello stretto di Messina, dove ogni 12 ore circa, si assiste ad un flusso sostenuto di marea per poi invertirsi nelle dodici ore successive e così via quasi all’infinito. Dei rotori a rotazione alternata collocati alla profondità giusta dove maggiore è il movimento delle correnti, senza per questo causare significativi impatti ambientali, produrrebbe una quantità di energia elettrica tanto maggiore quanto più turbine vengono installate. Ormai esiste la tecnologia per fare tutto questo. La Scozia per certi aspetti analoghi è una pioniera in tal senso, così come altrettanto sta cercando di fare la Francia. La Sicilia dovrebbe puntare anche in questo settore, che insieme agli altri sopra descritti la farebbe diventare la nuova frontiera dell’energia. Realizzare ad esempio dei piccoli porticcioli sulla fascia ionica a basso impatto strutturale, soprattutto pure per salvaguardare quelle zone di litorale ormai erose dal mare, come ad esempio da Santa Teresa di Riva a Sant’Alessio Siculo, con nella loro costruzione di fondale dei rotori di questo genere, gioverebbe non solo alla produzione di energia elettrica locale, ma anche al turismo specialmente da piccolo diporto e soprattutto all’occupazione in particolare quella giovanile.
Rifiuti e Biomassa
Questo è uno di quegli argomenti che scatena divisioni a tutti i livelli soprattutto quando si parla di termovalorizzatori, per intenderci quelli che prima si chiamavano inceneritori. Qui quindi ci soffermeremo nel ribadire che comunque ogni decisione politica, ormai in tutti i campi ed a maggior ragione sul territorio, dovrebbe essere intrapresa con il parere (ma pratico e fattibile) di ricercatori e scienziati indipendenti che pure in Italia non mancano certamente. Peraltro è paradossale che essendo ormai la tecnologia quasi un bene globale, da un lato mandiamo i nostri rifiuti all’estero con notevoli costi e, dall’altro, con altrettante spese importiamo energia sotto varie forme prodotta in parte anche con i nostri stessi rifiuti. La possibilità quindi di potere trasformare i nostri rifiuti in energia sarebbe un ulteriore supporto al risparmio dell’economia della regione prendendo ad esempio altre realizzazioni all’avanguardia già sperimentate in altre nazioni dove le normative sull’inquinamento sono oltremodo rigide. In questo contesto, sempre quale energia diversificata, s’inserisce pure lo sfruttamento della biomassa di origine biologica, quali residui di materiali agricoli e forestali e scarti agro-alimentari, oltre a vere e proprie produzioni selezionate di alcune specie vegetali. Attraverso alcuni processi biochimici è ormai possibile produrre dei derivati eco-combustibili, in sostituzione del petrolio. Ma anche questo settore, come tutti gli altri fino a qui brevemente descritti, richiede nelle decisioni politiche il parere (ma concreto e sintetico) di validi scienziati indipendenti, per non scoprire poi eventuali effetti collaterali nocivi per l’ambiente e soprattutto per la salute, come è purtroppo accaduto in passato in presenza di nuove scoperte applicate nel quotidiano sotto la spinta degli interessi economici o di esigenze energetiche.
La Torre Solare
Mai come in questo caso la presenza del sole è sostanziale, tanto che delle ricerche tedesche in questo campo hanno recentemente iniziato a realizzare una torre solare di grandi dimensioni in Australia. Ma già la Spagna da circa dieci anni ne aveva costruito una sperimentale di più ridotte dimensioni. Si tratta di studi che stanno attirando l’interesse di molte nazioni in particolare di quelle baciate dal sole. Si tratta in termini semplici di una torre molto alta, alla cui base si trovano dei pannelli solari che scaldandone l’aria alla base, questa, risalendo naturalmente verso l’alto sempre più vorticosamente, crea una notevole corrente che opportunamente incanalata muove delle turbine. Avviare un progetto in questo settore aggiungerebbe un altro criterio ancora per ricavare ulteriore energia dal sole. La diversificazione è sicuramente la garanzia maggiore per non ritornare a dipendere dall’esterno.
La Geotermia
Il calore contenuto nel sottosuolo potrebbe anche essere un’ulteriore fonte energetica diversificata per la Sicilia che ha sul proprio territorio l’Etna che è il più grande vulcano d’Europa. In questo settore è sicuramente all’avanguardia l’Islanda, ma nella Toscana abbiamo numerosi esempi di questi sfruttamenti geotermici. Inoltre, una certa tecnologia satellitare odierna, inizialmente utilizzata anche per individuare giacimenti petroliferi o metalliferi, permette addirittura di vedere fino ad una certa profondità nel sottosuolo ed in particolare eventuali differenze di calore così che è possibile effettuare delle perforazioni, alla ricerca di acque riscaldate nel sottosuolo da contatto o vicinanza con masse magmatiche, per sfruttarne il calore a fini energetici. Aggiungere anche quest’ulteriore fonte d’energia assicurerebbe alla Sicilia una produzione energetica quasi infinita.
L’Aria Compressa
Già dalla fine dell’ottocento i motori ad aria compressa fecero la loro prima comparsa, ma poi, come anche quelli elettrici, furono rapidamente abbandonati per quelli a scoppio. Oggi che comunque le fonti petrolifere sono non solo inquinanti ma anche ad esaurimento, anche il motore ad aria compressa, soprattutto nel campo dei trasporti privati, è stato rispolverato ovviamente alla luce delle tecnologie del terzo millennio. In termini semplici, invece di usare la combustione, si usa l’espansione d’aria, perciò senza uso di fiamma con temperature quasi ambientali, quindi senza gas di scarico nocivi. In pratica un compressore elettrico integrato nell’autoveicolo, ricaricabile con la presa di casa, fa il pieno dei serbatoi che a loro volta la distribuiscono al motore a pistoni. Favorire con dei seri progetti gli studi in questo settore, in particolare per il trasporto urbano, potrebbe contribuire a ridurre l’inquinamento delle nostre città e comunque sarebbe un’ulteriore diversificazione di fonte propulsiva non inquinante diversificata.
Infine … il Nucleare
Lungi dal cercare di entrare in un argomento dove, come per i termovalorizzatori, anzi di più, si scatenano contrasti di ogni genere. Tuttavia solo per dare una brevissima informazione che poi ognuno può approfondire soprattutto con delle ricerche specifiche, va detto semplicemente che abbiamo due tipi di nucleare. La fissione, ovverosia quella attualmente utilizzata nelle centrali dislocate in tutto il mondo così come nelle nazioni limitrofe alla nostra, i cui aspetti oltremodo negativi sono ben noti, da Chernobil alle scorie radioattive che non si sa più dove stoccare vista la loro durata attiva per millenni. Poi abbiamo la fusione, che è invece la nuova frontiera che si sta cercando di studiare e che a sua volta si divide in calda e fredda. Per quella calda sono in corso ricerche avanzate svolte in accordo tra diversi Stati in tutto il mondo, con ingenti costi per i macchinari altamente sofisticati che occorrono, visto che bisogna raggiungere temperature come quella delle stelle. Secondo un recente accordo internazionale sarà costruito in Francia il primo reattore sperimentale a fusione nucleare calda per un costo preventivato di circa 10 miliardi di Euro. La fusione fredda invece pare relegata a mere nicchie sperimentali poiché, così vorrebbero fare intendere alcune fonti, essendo possibile produrla in maniera diffusa con relativi bassi costi, non sarebbe monopolizzabile dai grandi interessi economici che controllano l’umanità. Un sincero e concreto dibattito pubblico sul nucleare da parte di una comunità scientifica indipendente sarebbe sicuramente interessante ascoltarlo.
Tuttavia si apprende da alcune fonti d’informazione, che fra il 2015 e il 2025 molte centrali nucleari potrebbero fermarsi per mancanza di combustibile. E tanto è vero che dal 2001 al 2007 il prezzo dell’uranio si è moltiplicato di 10 volte, da 7 a 75 dollari la libbra. A partire dal 1991 non si è estratto uranio a sufficienza per far fronte alle necessità delle attuali 450 centrali nucleari nel mondo. Nel 2003, la metà del fabbisogno è stata soddisfatta da scorie militari, per intenderci quelle derivanti dalla produzione di plutonio per la costruzione di ordigni nucleari. I giacimenti scoperti attualmente sarebbero quasi tutti più poveri di uranio rispetto a quelli già sfruttati. Soprattutto, un giacimento non viene mai spremuto fino in fondo perché l’operazione non è conveniente dal punto di vista economico, nonostante l’alto prezzo. Il prezzo del combustibile ora pesa solo per il 5-10% sul costo di una centrale. Il principale ostacolo allo sfruttamento dei giacimenti di uranio è legato ad ostacoli tecnici, quale che sia il prezzo di vendita. Perciò la mancanza di uranio limiterà a poco a poco l’utilizzazione delle centrali nucleari fra il 2015 e il 2025. Forse sarebbe bene pensarci e confrontarsi a fondo prima di mettere in cantiere nuove centrali nucleari, dato che queste si ammortizzerebbero in 40 anni di funzionamento. Quarant’anni, almeno. Si troveranno nuovi giacimenti? Le miniere diventano operative solo vent’anni dopo la scoperta, e negli ultimi vent’anni non sarebbe stato scoperto alcun grande giacimento. La produzione di uranio è molto concentrata: l’80% viene da soli sei Paesi: Russia, Nigeria, Namibia, Kazakistan, Australia e Canada. E questo rende l’industria nucleare molto vulnerabile. L’uranio è anche nell’acqua del mare. Ve ne sono disciolti 4 miliardi di tonnellate, sufficienti a rifornire le centrali nucleari attuali per 60.000 anni. Ma c’è una difficoltà. La concentrazione è inferiore a 3 milligrammi per metro cubo. Estrarre uranio dall’acqua del mare? Forse è un’utopia. Sarebbe forse ciclopico, costoso, complesso. Alcuni sostengono che per estrarre l’uranio dal mare necessario a una centrale ci vorrebbe un’energia quasi pari a quella che la centrale può produrre.
Fonti:
l’eolico distrugge la natura
“Niente pannelli o me ne vado”
denuncia a Striscia La Notizia il fotovoltaico
Pannelli al tellururo di cadmio
http://www.marcegaglia.com/energy/it/pannelli_telluro.htm
http://www.liceoscordia.it/IFTS/ipertesto/TORRIS/Torrisi.htm
http://www.multiutility.biz/node/435
La scoperta, la polemica, alle Egadi il più grande giacimento di petrolio d’Italia, si potrebbero estrarre 150 mila barili al giorno ma c’è chi dice no
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