Storie di Sicilia
CASALVECCHIO SICULO. L’ABBAZIA DEI SS. PIETRO E PAOLO D’AGRO’ – (VIDEO)
CENNI STORICI: Detta Basiliana per le sue origini attribuite ai monaci seguaci del santo che alla morte di questo si sparsero nelle colonie della Magna Grecia, Calabria, Sicilia, per popolare e fondare monasteri. Fu proprio durante la dominazione bizantina, dal 536 e per 5 secoli fino alla conquista Araba, che la Sicilia si arricchì di molti monasteri Basiliani.
Fu fatta quindi costruire col monastero basiliano adiacente nel 1117 grazie alle generosità del normanno Ruggero II e, su richiesta del monaco Gerasimo, fu rinnovata nel 1172 dall’architetto Gherardo il Franco, a seguito di un terremoto che all’alba di Venerdì 4 Febbraio 1169 la danneggiò gravemente. Tali restauri, però, si sovrappongono ad un organismo costruttivo già compiuto da un ignoto architetto che creò una sintesi di tutti gli elementi originari dell’arte bizantina, araba e normanna.
Il tempio fu consacrato nel 1178. Vi vennero deposte reliquie dei SS. Pietro e Paolo, di S. Biagio martire, di S. Nicolò vescovo, di S. Lucia v. e m., di S. Domenico, di S. Bartolomeo m., di S. Orsola v. e m., di S. Pancrazio m. e di S. Barbara v. em.
La Basilica (o Abbazia), per le sue caratteristiche architettoniche, è considerata il monumento più complesso della Sicilia normanna, e, di quel periodo storico, si può considerare il più interessante della Sicilia.
Caratteristiche Architettoniche: Siamo di fronte ad una costruzione che unisce in sè l’idea della torre e quella di una chiesa, estremamente verticale nel suo slancio svettante verso la merlatura, così ricca di pittoricismo bizantino e di alveolature di gusto islamico, è insieme, il punto di arrivo dell’architettura basiliana e un prodotto unico e rarissimo.
La costruzione, può ritenersi senz’altro il punto di conclusione di tutta quella corrente di cultura architettonica che già fu definita basiliana, e insieme la struttura più complessa per i problemi cronologici e stilistici che pone, e la più notevole del periodo normanno.
Il design della chiesa, relativamente ai caratteri dell’architettura coeva siciliana, è uno squisito lavoro di sintesi, un fantasioso amalgama stlistico che, ai limiti del dialetto, ma senza mai cadervi, fonde inzieme elementi disparati: verticalismo nordico e decorazione bizantina, stereometria araba e pittoricismo basiliano, in una mirabile trasposizione culturale nella quale i vari elementi di riferimento e di richiamo, assumono una nuova indipendente organica vita.
L’opera muraria esterna, è fortemente caratterizzata dalla combinazione di un effetto pittorico per l’alternanza di fasce di mattoni , arenaria, calce e pietra lavica. Il prospetto principale, riporta nell’ordine inferiore un eso-nartece chiuso nei fianchi da due torrette scalarie e rimane definito in alto da un’arcata a sesto acuto. Nelll’eso-nartece si apre il portale maggiore dal falso architrave formato da sei conci in guisa di lievissima arcarura; l’arco del portale, archivoltato, è ottenuto dai vari conci di calcare, lava e mattoni; in lunetta è inclusa in un disco una croce greca.
Lungo l’asse della navata centrale, si elevano due cupole; la prima, su alto tamburo, è ondulata a spicchi; la seconda, nell’area del transetto, è su tamburo più basso a pianta ottagonale. Quattro dovevano essere in origine le cupolette della chiesa: due sulle torricelle del prospetto principale (oggi scomparse), una sopraelevata su un tamburo al centro della navata, sorretta da quattro colonne ed alta m. 17,22, e una sul transetto, sorretta da due pilastri e da due semipilastri terminali, ed alta m. 15,10. E’ nell’impianto delle cupole che vanno ricercati elementi dell’architettura araba, soprattutto, raccordo ottenuto per mezzo di architetti con la massa chiesastica.
La chiesa, è la risultante fra la compromissione ottenuta riunendo in uno schema tipicamente centrale, che trova il proprio fulcro nella cupola della zona mediana, ed un impianto basilicale, che viene ottenuto con l’aggiunta di una zona del transetto, triabsidato, culminante anch’esso in una cupola (già sopra mensionata), di minori proporzioni. Conclude la veste basilicale l’eso-nartece serrato tra due piccole torri campanarie.
E’ probabile che la prima chiesa, eretta dalle fondamenta dall’abate Gerasimo, sorgesse in ripetizione di uno schema già esistito nella stessa chiesa in periodo bizantino, uno schema puramente centrico; solo cinquant’anni dopo, per esigenze vuoi di difesa vuoi per l’accresciuta prosperità del convento adiacente, si decise di ingrandire la precedente costruzione, affidandone i lavori al protomaestro Girardo il Franco, il quale l’eso-nartece, costrì totalmente santuario ed absidi ed avvolse il tutto in quel fantasioso manto colorato che rende omogenea la costruzione, ridandole quella organicità che l’esistenza separata, entro la chiesa, dei due schemi (centrale e basilicale) non potè mai darle.
Il Convento, restò operoso sino agli ultimi mesi del 1794, quando i Monaci si trasferirono a Messina, nel convento dei PP. Domenicani di S. Girolamo in via Austria, oggi via I° Settembre n° 85, completamente distrutto nel terremoto del 1908.
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