Storie di Sicilia
SAVOCA. LA SUA STORIA, I SUOI MONUMENTI, I SUOI… SEGRETI – (VIDEO)
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IL FILM “IL PADRINO”: Fra i tanti motivi che richiamano (soprattutto in estate), fiumane di turisti da ogni parte del mondo, vi sono alcune scene del film “Il Padrino” (parte I), girato per le vie di Savoca, facendo sosta nel bar (in quell’occasione chiamato “bar Vitelli” e tale rimasto a tutt’oggi), e alla chiesa di Santa Lucia. Allora si girarono le scene del matrimonio di Michele Corleone (Al Pacino), con la giovanissima Apollonia. In realtà, nel film, viene mensionato il paese di Corleone, (quale paese natale del boss Vito Corleone), ma il paese palermitano allora, non concesse che si girassero scene di un film sulla mafia… senza pagare il pizzo. Quindi si optò per Savoca.
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LE CATACOMBE: Leggendo il libro “Le “Catacombe” del Convento dei Cappuccini di Savoca Storia e Personaggi“, scritto da Santo Lombardo, (funzionario del Comune di Savoca, nonchè addetto all’archivio storico), sono venuto a conoscenza su importanti approfondimenti riguardanti un argomento savocese, poco conosciuto (o conosciuto marginalmente) dai più, le “Catacombe“. Io stesso ho visitato la “Necropoli sotterranea” che conserva al suo interno i corpi mummificati di importanti personaggi della chiesa e della cultura (appartenenti ad importanti casati) del nostro territorio. Ciò che resta delle mummie, è posizionato in parte (in posizione eretta), in delle nicchie, ed in parte in delle casse aventi un lato vetrato.
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MIMMIFICAZIONE, come veniva eseguita: Dalle ricerche di Lombardo, attraverso la lettura di testamenti delle persone che si trovano sepolte nel convento del Cappuccini o nella necropoli sottostante, è emerso che, ad es. “il corpo di fr. Placido di Savoca fu salassato. Scrive il grande storico G. Trischitta che: “…Si soleva , secondo l’uso egizio, fino al 1876, mummificare i cadaveri e i sotterranei dei Convento e della chiesa Matrice, illuminati da finestrali e da occhi, furono a bella posta costruiti per assicurare la conservazione dei cadaveri.” Per p. Basilio da Naso, il processo di essiccamento avveniva per un esporto degli umori tramite fungaie D’Iypha e durava 60 giorni. Era , dunque, decisivo, nel processo di mummificazione savocese il gioco delle correnti d’aria e l’areazione dei locali che, in simbiosi, consentivano il “disseccamento” del cadavere; è lecito, qunque, parlare di procedimento finalizzato alla “mummificazione dei cadaveri per disseccamento naturale“. Quì, una chiarificazione avviene a rigurdo della errata scrittura (fatta in passato da qualcuno), secondo la quale i cadaveri venivano chirurgicamente privati degli organi interiori: niente di più falso, risultando il contrario dai documenti e dall’analisi anatomica dei corpi superstiti. Si dice che la mummificazione dei cadaveri avveniva nei sotterranei della chiesa Matrice e che poi questi venivano trasportati nel convento. Ciò non risulta dai documenti esaminati da Lombardo.
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