Il resto della Sicilia
‘A LIVELLA’. Troppo facile per chi sta sostenendo l’Ospedale Piemonte cantare vittoria!
Tutti i media hanno scritto a chiare lettere che durante l’esercitazione (che non si ha motivo di non considerare una cosa seria) il Piemonte ha retto al sisma simulato. Sarebbe troppo facile quindi cantar vittoria per tutti coloro che sostengono l’esigenza di avere un Ospedale cittadino qualificato!
Noi non lo facciamo per un semplice fatto. L’Ospedale serve alla gente, all’utenza, al cittadino, a salvare vite umane.
Non ci sono stati morti ci dice l’esercitazione ma cosa ne è degli altri edifici dentro cui vivono decine di migliaia di persone nell’area interessata dal finto sisma? A cominciare da Palazzo satellite per finire alla semplice casetta abitata da qualche pensionato o ancora peggio dalle baraccopoli ancora esistenti in pieno centro. Di questo nulla si dice.
Ed ancora le successive esercitazioni che interesseranno altre parti della città più a nord stanno mettendo in luce la grande crisi del sistema viario in città. Quello che sempre abbiamo ripetuto. Un terremoto con maremoto che fine procura alla strada che costeggia il mare? Come potrà il più grosso ospedale cittadino (si fa per dire essendo posizionato in un villaggio), cioè il Papardo essere punto di riferimento di qualunque mezzo debba arrivarci? Se non dell’elicottero!
Tutto questo lo diciamo perchè un ospedale non deve esistere in quanto tale ma dev’essere fruibile. Deve esistere per la gente che deve poterlo utilizzare, per una semplice visita specialistica, per un ricovero urgente, per confortare le persone che ne hanno bisogno con la semplice presenza di un sanitario sempre disponibile.
Quindi è un problema di coscienza, non lasciamo che le beghe politiche entrino nei luoghi di cura, che si consumino in palazzi più consoni o per poltrone delle quali non ce ne frega nulla.
Attenti! Davanti alla malattia tutti siamo uguali, e tutti potremmo avere un giorno bisogno. “…Perciò, stamme a ssenti…nun fa”o restivo, suppuorteme vicino-che te ‘mporta?”
Che un giorno , mai auspicabile, dopo una catastrofe non dovessimo mai incontrare qualcuno a cui dire:”… Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:nuje simmo serie…appartenimmo à morte!”
Silvano Arbuse
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