Il resto della Sicilia
IL RISCHIO GEOLOGICO E IL PONTE DI MESSINA (Ing. Achille Baratta)
A Messina, la città della falce d’oro, il ponte sullo stretto non e’ piu’ un ombra indefinita nell’omonimo stretto di omerica memoria ma diventa realtà, non piu’ mediatica, ma di approfondimento tecnico. Un passaggio obbligato, probabilmente sottovalutato nel passato, ma certamente indispensabile nel campo dell’ingegneria che studia e valuta i terreni di sedime delle fondazioni di qualsiasi manufatto anche di dimensioni ridotte in una zona ad altissimo rischio sismico e recentemente moritificato dal fango delle sue colline che da Giampilieri e Scaletta ha travolta alcuni suoi ignari residenti fino a condurli alla morte, per qualcuno tragedia annunziata, per altri dovuta a quell’omerico fato che sembra sospinto dai venti di scirocco e di libeccio che accarezzano la città e ne modellano gli abitanti.
Alterne vicende in quell’area che geograficamente, oltre ad essere il punto di contatto tra la Sicilia e l’Italia e’ una clessidra del tempo per forma e dimensioni caratterizzata dall’Aspromonte e dai Peloritani, che diventano elementi di congiunzione di quelle catene montuose che caratterizzano l’italia.
Nei vertici di un isola triangolare la regola geografica diventa ricerca geognostica e geologica tangibile e constatabile con l’invasione delle trivelle della Eurolink che opera per conto della “Stretto di Messina”, che finalmente verrà analizzata con sessantatre sondaggi “ carotaggio continuo”, ad una profondità variabile tra i venticinque ed i cento metri che vanno da Contesse a Faro senza risparmiare il centro città, otto “indagini sismiche a rifrazione” per un’area che nel punto minimo sarà lunga 120 metri (il sondaggio in questo caso, non prevede perforazioni, ma esami “in lungo” come nel massimo arriverà fino a 480 metri, sei sondaggi “a distruzione” con piezometro (cinque dei quali individuati in “tratto urbano”), e tre sondaggi a distruzione con inclinometro tutti e tre in zone di pendii a forte instabilità”.
In una città in cui da tempo immemorabile si parla del Ponte dello Stretto, come elemento di propaganda elettorale, ora regna lo stupore, viene “l’incubo della trivella” che diventa certezza che viene supportata dalle forze dell’Ordine.
Alessio Campanello, scrive su un settimanale locale:”Lo sanno bene gli abitanti dei complessi Torre Faro e Due Torri, che martedi’14 e mercoledi’ 15 hanno visto spuntare i referenti del General Contractor Eurolink con tanto di permesso, rilasciato dallo Stretto di Messina, per poter accedere all’interno delle proprietà private dei condomini e sbucargli il giardino, o il vialetto d’ingresso. La vicenda si dirimerà davanti ad un tribunale, visto che il responsabile messinese dei lavori per Eurolink, Giovanni Parisi, il responsabile delle analisi geognostiche, Santi Vinci ed il consulente legale Ottaviano Augusto sono stati gentilmente accompagnati alla porta.
Fuori dalle polemiche e dalle strumentazioni politiche per la società presieduta da Pietro Cucci la stesura del progetto definitivo non puo’ prescindere da “un programma minimo di indagine geotecnica”
Quale migliore occasione per conoscere dei dati essenziali per mettere in sicurezza una città e un territorio, troppo spesso martoriato da eventi calamitosi, che occorre invece salvaguardare anche dalle turbative urbanistiche e dalle esistenti edificazioni che troppo spesso hanno dimenticato le vie d’uscita e completamente ignorato il fattore geologico.
Certo l’incubo dei buchi e delle pale al vento e’stato troppo spesso sotto l’incubo della mafia e del malaffare per non destare sospetti, anche le leggi “obiettivo” e i risvolti delle “Grandi Opere” pongono altri interrogativi.
A Messina nessuna ditta locale partecipa ai lavori, infatti a far buchi in giro per la città, sono state chiamate da Eurolink imprese come la Vincenzetto di Padova e la Mori Foundation Technology di Campofilone, di Ascoli Piceno.
A piazzare sonde nei buchi per conto del monitore ambientale Fenice Spa (capogruppo dell’Ati che comprende anche Agriconsulting, coop Nautilus, GfK Eurisko E Theolab), sarà invece la Tecno In di Napoli.
Niente di nuovo tutto si ripete da troppi anni, la regola e’ questa, i cavalieri del lavoro di terra di Sicilia si sono dissolti, il vento di scirocco li ha spiazzati via, resta il nulla, che come una cipolla si sfalda foglia dopo foglia ma i pupari, cavalli di razza, contraddistinguono anche materialmente con i loro segni i palazzi della cultura e del potere, per dire “baciamo le mani” ma qui comandiamo noi.
Nessuno parla piu’ delle “liste bianche” che avrebbero garantito l’affidabilità antimafia dei fornitori locali, eppure erano state approvate con enfasi dal consiglio dei Ministri che ha sancito la inconsistenza dell’attuale certificazione antimafia.
L’erba cresce e niente cambia, ma le professionalità tecniche, in ogni caso, sapranno utilizzare i dati per dare alla città quelle connotazioni necessarie per dare al territorio un nuovo assetto urbanistico che non puo’ prescindere dai dati geologici e dalla sismicità dai luoghi e dallo stesso rispetto delle leggi. Tutto questo ad una condizione essenziale:che vengano resi noti.
La società dello Stretto ha spesso negli ultimi venti anni 500 milioni di euro in “studi e progetti, ora e l’ora che al territorio delle due sponde di Sicilia e Calabria venga riconosciuto il diritto di conoscere elementi geotecnici fondamentali per il loro assetto territoriale.
La facoltà di ingegneria dell’Università di Messina e quella di Architettura di Reggio Caalbria non possono essere considerate elementi estranei da disconoscere.
Achille Baratta (Ingegnere)
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