Taormina
Padre Sinitò: “Diktat della Sovrintendenza sui lavori nella Chiesa di S. Domenica”.
Taormina. Il parroco della città, Padre Salvatore Sinitò, ieri sera, durante la Santa Messa celebrata nella Chiesa di S. Domenica, ha annunciato che la Sovrintendenza di Messina ha dato mandato di rimuovere, entro 15 giorni, i lavori di pittura realizzati alcuni mesi fa nella stessa chiesa. La decisione della Sovrintendenza ha scatenato la protesta di numerosi fedeli, che difendono “a spada tratta” il sacerdote originario di Cesarò. L’edificio consacrato in questione era stato riaperto al culto lo scorso 11 marzo, con una solenne cerimonia. Nella Chiesa di S. Domenica, allo stato attuale, viene celebrata la Santa Messa ogni domenica alle ore 18.45.
Questo è quanto riferiva (in data 19-07-2010), il sito vaitaormina.com. La notizia è balzata anche alle cronache dei TG. L’emittente locale Tele90 ne ha giorni addietro, riferito dettagliatamente i tratti controversi e a nostro parere sconcertanti.
E’ mai possibile, che nel ventunesimo secolo, (stiamo parlando di Taormina e non certo del più recondito Comune della Sicilia, che comunque nemmeno esso meriterebbe tale turpe trattamento), che un Parroco di comprovato valore (ci siamo onorati di averlo avuto a Furci Siculo per parecchi anni… vedi foto), venga oggi posto all’indice dalle stesse istituzioni per aver servito la Chiesa di Cristo nel modo più umile e concreto?
ADDIRITTURA: La Sovrintendenza di Messina… ha dato un ultimatum… 15 giorni per rimuovere quanto era stato fatto. Si trattava forse di interventi che deturpavano opere di valore artistico-monumentale? Crediamo di No! Immaggini dei TG, hanno infatti documentato lavori in economia, condivisi da fedeli nel rispetto di un luogo di culto per anni chiuso ed abbandonato a sè stesso. Tali interventi, hanno interessato il ripristino di intonaci ammalorati, l’eliminazione di cause di infiltrazioni d’acqua da infissi esterni e quant’altro necessario al sano utilizzo dei Sacri Locali della Chiesa di Santa Domenica. Lo ripetamo, trattasi di Taormina, della “Perla dello Jonio”.
Adesso, è forse il caso di affermare che, a qualcuno in Alto (ma mai così in alto, trattandosi di beni che sevono il culto alla fede a Cristo)… pice che le cose rimangono così? E’ il caso di supporre altresì, che quando in passato si è intervenuto in taluni luoghi di culto (o non) per restaurali, (tranne poi (ri)abbandonarli a loro stessi e chiuderli), ciò è stato solo perchè a farlo sono stati incaricati amici degli amici, e dunque “benedetti” adalle alte sfere di certa politica? Nel dubbio, noi siciliani e fedeli ci indigniamo e chiediamo giustizia!
Invia un Commento