Cronaca
BARCELLONA POZZO DI GOTTO: “Se non ora quando?”, DONNE IN CORTEO
Anche a Barcellona Pozzo di Gotto la voce delle donne (e non solo) non si fa attendere. Il movimento nazionale è arrivato anche qui da noi, per dire di no alla violazione dei diritti e della dignità delle donne.
Domenica 13 febbraio 2011, a partire dalle 18.00 circa, anche Barcellona Pozzo di Gotto chiama a raccolta la società civile per manifestare, pacificamente, per la tutela e in difesa della dignità della donna. Inizialmente, erano quattro i punti dai quali i cortei sarebbero partiti per convergere tutti nei Giardini Oasi. Ma a causa della non organizzazione della polizia municipale (solo per carenza di organico?), è impossibile mantenere il percorso programmato, si rischierebbe di far saltare del tutto la viabilità in città. Gli Assessorati e le deleghe di competenza per la viabilità e per le pari opportunità, secondo gli organizzatori, sembrano tacere. E il Sindaco è fuori città…
Per risolvere il dilemma sul percorso, gli organizzatori locali (a capo Suor Marilena Mercurio delle Figlie di Maria Ausiliatrice) hanno deciso di modificare e di ridurre a due i punti di partenza: quartiere di San Giovanni e quartiere di Pozzo di Gotto. A tutte le donne, ma anche agli uomini e ai bambini, viene chiesto di indossare un indumento o una sciarpa bianca, per testimoniare se stessi e i diritti che spesso vengono calpestati.
Alla manifestazione “Se non ora quando?” si può arrivare muniti di cartelloni, striscioni e quant’altro volto a soddisfare il messaggio che si intende veicolare con la manifestazione. La manifestazione si professa apartitica, non legata ad alcuna associazione o categoria di sorta.
Dal comunicato fatto circolare con ogni mezzo, anche sui social network, è possibile leggere quanto segue: «In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani. Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che – va ricordato nel 150esimo dell’unità d’Italia – hanno costruito la nazione democratica. Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile. Una cultura diffusa propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici.
Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione. Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza. Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni. Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale. Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne».
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