Cronaca
GLI AFFARI DI “Ginu ù Mitra” AL NORD. SEQUESTRI PER 22 MILIONI DI EURO
PALERMO – Beni e attività imprenditoriali per un valore complessivo di 22 milioni di euro, riconducibili a Luigi Abbate, “uomo d’onore” del mandamento mafioso di Porta Nuova, sono stati sequestrati dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo su proposta del questore. Luigi Abbate, conosciuto con il soprannome di “Gino u mitra” per la sua particolare abilità nell’uso delle armi, fa parte di una famiglia di noti pluripregiudicati. “Un solidale e compatto gruppo imprenditoriale mafioso – scrivono gli investigatori – all’interno del quale ciascuno dei consaguinei ha svolto il ruolo di prestanome, offrendo un importante contributo per il conseguimento dei fini illeciti realizzando una rete di società cooperative, la maggior parte dedite all’attività di raccolta e smaltimento rifiuti, strettamente collegate all’impresa principale, ‘Italia 90′, con finalità dirette a monopolizzare il settore”.
Nel corso delle indagini è stata accertata l’origine mafiosa di alcune società riconducibili ad Abbate specializzate nell’attività di raccolta, trasformazione e smaltimento di rifiuti solidi urbani, rifiuti speciali e scarti industriali. In particolare l’attenzione degli investigatori si è concentrata su “Italia 90″, una società con sede legale a Palermo e sede operativa a Ospedaletto Lodigiano (LO) dove si è aggiudicata oltre 40 gare d’appalto indette da molti comuni delle provincie di Lodi e Cremona, ma anche della Regione Lombardia e Liguria.
Gli investigatori hanno individuato numerosi rapporti bancari intestati alla societa e usati per movimentare ingenti flussi di denaro non giustificati dall’esigua redditività dell’attività imprenditoriale svolta. La società, formalmente intestata ai coniugi Maria Abbate e Claudio Demma, la prima in qualità di procuratrice il secondo in qualità di socio unico, si sarebbe aggiudicato le gare d’appalto con violenze e intimidazioni nei confronti delle imprese concorrenti e minacce anche nei confronti di funzionari delle stazioni appaltanti, che venivano indotti a svelare informazioni coperte dal segreto d’Ufficio.
Oltre alla società “Italia ’90″ con sede in via dello Spasimo a Palermo, tra i beni sequestrati a Luigi Abbate c’è l’impresa “Ecoitalia Ambiente srl” con sede in via Messina Marine, “Il Chioschetto della Kalsa”, rivendita di bibite nella piazza del popolare quartiere palermitano, quattro appartamenti e il negozio “Souvenir dello Spasimo”. L’elenco dei beni è completato da dieci cooperative sociali, alcune delle quali portano nomi riconducibili alla famiglia Abbate: “Lo Spasimo”, “Nuovi Orizzonti”, “Memorial – Concetta, Marco, Monica”, “Sopra le stelle”, “Filippo Abbate una vita per Palermo”, “Casa Professa”, “Serenità”, “Euroservice”, “Amac Ambiente”, “Azimut”.
L’inchiesta sfociata nel sequestro del patrimonio riconducibile a Luigi Abbate è iniziata nel 2009. Gli amministratori di Zelo Buon Persico, piccolo paesino del Lodigiano, insospettiti dal fatto che era stata un’impresa siciliana ad aggiudicarsi l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti, avevano chiesto informazioni alla prefettura di Palermo. Venne fuori che i gestori della società Italia ’90 erano Maria Abbate e Claudio Demma, sorella e cognato del mafioso della Kalsa a Palermo. Entrambi sono stati arrestati nel 2009 su ordine della Procura di Lodi per turbativa d’asta, corruzione e smaltimento illecito di rifiuti. Da qui il via alle indagini patrimoniali.
Indagini “anomale” come le definisce Loredana D’Arpa, dirigente della sezione Misure di prevenzione della Questura di Palermo: “Abbiamo lavorato al contrario. Solitamente ci si concentra su un personaggio e si risale al patrimonio. Stavolta si è partiti dalla società Italia ’90 e siamo arrivati a Luigi Abbate”. L’impresa finita sotto sequestro, con sede legale a Palermo in Via dello Spasimo e base operativa a Ospedaletto Lodigiano, aveva scelto la strategia della sommersione: “Per non dare nell’occhio gli interessi dell’impresa – dicono gli investigatori – erano stati spostati interamente nel Nord Italia. In particolare nelle provincie di Lodi, Imperia e Genova, dove si era aggiudicata negli anni una quarantina di appalti. Mai grandi lavori. L’impresa puntava più sulla quantità e ormai operava in regime di monopolio”.
La Italia ’90 si era aggiudicata commesse per otto milioni di euro. Secondo la ricostruzione degli investigatori, Luigi Abbate, negli ultimi mesi, aveva intuito che il suo impero da 22 milioni di euro stava per essere sequestrato: “C’era in atto – conclude Loredana D’Arpa – la trasformazione della società nel tentativo di ripulirla”. A poco a poco, beni e mezzi della Italia ’90, stavano diventando di proprietà di un’altra impresa finita sotto sequestro, la Ecoitalia Ambiente srl con sede a Palermo, in via Messina Marine che risultava intestata a tre incensurati, Giovanni Lo Cascio, Giorgio Nicoletti e Salvatore Di Paola. Tutti uomini di fiducia, secondo gli inquirenti, di Luigi Abbate. Così come i soci delle dieci cooperative sociali, finite oggi sotto sequestro. “Cooperative fantasma – dicono gli investigatori – pronte ad essere sfruttate per interessi illeciti se fosse stato necessario”.
– NUOVOSOLDO.IT
Venerdì 29 Aprile 2011
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