Cronaca
MESSINA. CONTINUA LA LOTTA ALLA PROSTITUZIONE CON l’OPERAZIONE “Bani Bani”
MESSINA – Potrebbero essere condannati con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione i 40 arrestati di Messina, tutti romeni e italiani, probabilmente membri di un’associazione più grande. Per adesso è stata emessa nei loro confronti solo un’ordinanza di custodia cautelare dal Gip Walter Ignazzitto, che comprende l’arresto di 33 persone, 6 arresti domiciliari e un obbligo di dimora.
La Procura distrettuale antimafia della provincia siciliana sta indagando su una vera e propria organizzazione imprenditoriale, divisa in tre clan, dove le prostitute (quasi tutte romene) erano costrette ad accettare la loro condizione, a segregarsi in casa, e venivano minacciate e picchiate quando si ribellavano. Le ragazze solitamente provenivano dall’Est, attraverso accordi tra i Paesi, e venivano in un certo senso schiavizzate. Le indagini dell’operazione definita “Bani Bani” (“denaro” in romeno) iniziarono nell’ autunno del 2007 e riguardano tutto il territorio nazionale, non solo la Sicilia, con l’obiettivo di contrastare il problema della prostituzione.
Alcune fonti sostengono che gli uomini che gestivano questa sorta di commercio eseguivano un ossessivo condizionamento psicologico, con il rischio di ritorsioni anche verso le rispettive famiglie in Romania, e predisponevano mezzi e altre risorse affinchè tutto andasse perfettamente. Si può parlare di “racket dei marciapiedi”, dal “prezzo” di 1000 euro per avere un posto dove battere. Dalle notizie scoperte attraverso le intercettazioni, emerge un particolare sconvolgente: la messa in vendita sul web di una prestazione con una ragazza vergine non ancora diciottenne, per la quale sono giunte offerte tra gli 800 e i 6mila euro.
Inoltre il gruppo, composto per la maggior parte da romeni, sorvegliava le donne quando erano a “lavoro” per evitare che fuggissero, creando una sorta di ronda quotidiana. Sembra che i pochi italiani fossero addetti ad accompagnare le donne e a servire profilattici. Adesso il lavoro della Procura continua, e potrà usufruire di quattro ragazze tra quelle coinvolte direttamente e identificate, che vogliono collaborare con la giustizia per dare maggiori informazioni. Alcuni mesi fa altre ragazze romene hanno collaborato dopo essersi miracolosamente date alla fuga per sfuggire ai loro aguzzini. Il sistema non riguarda solo Messina, ma anche altre città come Palermo, Cosenza, Firenze e Caserta, dove sono stati eseguiti arresti.
Tra le prime reazioni politiche su quanto scoperto, sono significative le parole del sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca: “Le indagini della squadra mobile sono state fondamentali per migliorare la vivibilità dei cittadini, allontanandolo da fenomeni pericolosi. Voglio inoltre ringraziare la Polozia municipale ed il commissario capo Carmelo La Rosa per l’mportante contributo della questura. Continua così la nostra politica di prevenzione e difesa della pubblica incolumità”. Il problema della prostituzione riguarda diverse aree nazionali, ma oltre al duro lavoro della Giustizia e dei politici, un contrasto forte al problema dovrebbe giungere dai cittadini stessi. Lo sfruttamento di ragazze in vendita e spesso in condizioni disperate, per una facile prestazione sessuale, è un atto discutibile, condannabile, ed in un certo senso anche triste.
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