Cronaca
“S. VALENTINO HA ROTTO LE PALLE!”. INTERVIENE LA CHIESA MESSINESE
Don Giuseppe Lonia ha bollato l’episodio come disgustoso e altamente diseducativo, soprattutto per i giovani.
È da giorni ormai che in città non si fa che parlare di quel manifesto pubblicitario che, esposto in diverse aree di Messina, evoca in maniera poco adeguata e moralmente inaccettabile la vicina festa di San Valentino. Questo manifesto è, in realtà, utilizzato per un altro scopo, ossia quello relativo alla vendita di prodotti di arredamento.
Sono state molte le lamentale levatesi in questi giorni in tutta la città per la terminologia blasfema utilizzata da tale manifesto. Adesso è intervenuto direttamente anche il clero messinese, nella persona di don Giuseppe Lonia, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Messina – Lipari – S. Lucia del Mela.
Don Lonia ha attaccato i creatori di tale pubblicità che, soltanto per voler a tutti i costi attirare l’attenzione dei passanti, hanno utilizzato “una terminologia blasfema, scurrile, ben poco appropriata e fuori dal buon senso”. “Anche se, a volte, nella nostra città, tutto “fa brodo” e frasi come quelle di questi cartelloni pubblicitari rendono perplessi solo chi si ferma a pensare un po’ di più, troviamo disgustoso ridicolizzare su aspetti che toccano la religiosità popolare – ha attaccato senza mezzi termini il direttore dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali – e che giocano sulla ambiguità”.
Viviamo in un’epoca in cui tutto è permesso, tutto quello che serve allo scopo sembra essere lecito, originando, in tal modo, una generale e forte crisi educativa, ma questo episodio è “altamente diseducativo soprattutto per le giovani generazioni e offensivo per chi dei valori religiosi ha un alto concetto”, ha evidenziato don Lonia, che ha aggiunto: “Auspichiamo che gli Amministratori di questa nostra città, sensibilizzati da questo nostro comunicato, oltre che dalle numerose lamentele pervenuteci, provvedano per ovviare a questo increscioso episodio”.
“Siamo convinti – ha concluso il parroco – che ci possono essere altre modalità per promuovere i prodotti e urge maggiore serietà nel proporre messaggi diretti alla collettività secondo una deontologia professionale che forse, in questo caso, si è persa”.
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