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DOPO QUELLO SUL NUCLEARE SI VUOLE ELIMINARE IL REFERENDUM SULL’ACQUA
Agguerrite le associazioni che hanno supportato il referendum: bastano 2 sì ai quesiti perché l’acqua non diventi una mercanzia.
Dopo le dichiarazioni del ministro dello Sviluppo Paolo Romani che ha manifestato la sua perplessità, riguardo il prossimo referendum sull’acqua, per il quale ritiene sia necessario un approfondimento legislativo, si teme possa accadere ciò che si è verificato per il referendum relativo al nucleare, stoppato bruscamente dal Governo.
Ciò ha mandato su tutte le furie le associazioni nate proprio per promuovere il referendum e dichiarare il loro “no“ alla privatizzazione dell’acqua prevista entro il 31 dicembre 2011, secondo quanto stabilisce il Decreto Ronchi, che sancirà l’annullamento dei contratti di affidamento a ditte pubbliche.
L’iter trascorso per la realizzazione di questo referendum , con la raccolta di 1 milione e 400 mila firme, ha consentito di fissare le date del 12 e 13 di giugno, come quelle idonee per chiamare gli italiani ad esprimersi sull’abrogazione del decreto Ronchi per il quale il servizio idrico non potrà più essere gestito da società pubbliche, ma dovrà essere affidato a società private o comunque possedute da privati almeno per il 40 per cento.
Martedì 26 Aprile 2011
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