Politica
“IL GRANDE DIVARIO” (fra Nord e Sud Italia). Riflessione di Michele Serra
A pochi giorni dall’apertura dei percorsi scolastici, sia elementari che universitari, tornano ad essere pubblicizzate in televisione le campagne di acquisto per astucci, libri e cartelle, come anche per tutte le informazioni su quelle università “in cui poi trovi lavoro”. Servizi televisivi a dir poco di cattivo gusto, se pensiamo che, a centocinquant’anni dopo l’Unità d’Italia, fa specie vedere così ampia la differenza sociale, intellettuale, politica ed economica che vige tra il Nord Italia e il Sud della medesima. Un caso unico in Europa.
A livello economico il sud Italia continua a non presentare possibilità ai giovani diplomati e laureati, nonostante siano eccellentemente preparati. Non solo, spesso, nemmeno se si è manovali o camerieri, oppressi sempre più da manodopera estera, silenziosa e a basso costo. Persino le città, apparati amministrativi statali, gemono da tempo, come in alcune zone della Sicilia in cui, alcune mantengono i servizi pubblici ( ritiro della spazzatura, illuminazione…) a giorni alterni, a causa di mancanza di fondi sufficienti o, addirittura, del commissariamento del comune in loco. Ma se le imprese al Sud non nascono, e i giovani partono ancora una volta al nord italia, o all’estero, per trovare lavoro, al Nord gli imprenditori non ridono. Non poche fabbriche chiudono, per andare in altri lidi, sicuramente non italiani, ma esteri. E se tutta l’Italia diventasse il Sud per un altro nord? La mala gestione della “cosa pubblica” e l’interferenza delle logiche mafiose colpisce ogni regione, e si fa sentire, sia al nord che al sud. E’ un male perenne. In particolare, le logiche politiche di partito nel nostro Paese tendono a lasciarsi andare da trame illusorie, e favorire piani di “Rinascita”, ma una rinascita ad appannaggio sempre per pochi.
La vicenda del “caso Anemone”, e di quello “Papa”, hanno scosso tutto lo Stivale. Non sono una peculiarità della “Roma ladrona” come si dice dalle mie parti, ma un fatto, dobbiamo ammetterlo, che colpisce tutti, e che può essere prodotto da tutte le situazioni politico-sociali. Come si legge recentemente nel pregevole articolo di Danilo Campanella, apparso nella testata Orizzonte Universitario, dal titolo P4 parla Licio Gelli, le logiche italiane sono piene di energie parallele, fatte da vecchi e nuovi faccendieri che utilizzano le maglie sociali, in particolare quelle dello Stato, per i loro personali affari economici: esse ” hanno come unico fine quello di acquisire soldi e potere personale. La P2 aveva un capo indiscusso (appunto detto Venerabile) le altre, diversi faccendieri. La P4 mirava al mattone, alle speculazioni edilizie, mentre la P2 alle televisioni, all’informazione che avrebbe potuto veicolare politicamente”. Più che alimentare le divisioni ideologiche tra nord e sud si dovrebbero investire queste energie intellettuali per favorire il costume etico delle nuove generazioni, che andranno a costituire la forza sociale futura del nostro Paese.
Michele Serra.
…IL COMMENTO: Deduzioni attente e condivisibili le tue, Michele. In effetti, la questione del divario occupazionale nord sud è argomento noto a tutti, compresa quella “Roma ladrona” che ha truffato gli onesti sia nella cosiddetta “Padania” che nell’ex “Regno delle due Sicilie” pre Unità d’Italia. Anche la cosidetta mafia o “Cosa Nostra” che dir si voglia, è presente in egual modo al nord come al sud negli appalti, nella politica, nei piani di sviluppo. E non sono io a dirlo. Conosco alcune eccellenze della mia Sicilia che hanno studiato duramente e poi sono state costrette a cercare lavoro al nord se non all’estero, conosco realtà di attività paesane (sempre in Sicilia), che hanno dovuto chiudere perchè non coprivano le enormi tasse da pèagare, conosco coraggiosi che si inventano un lavoro, che si arrangiano giorno dopo giorno.
Tuttavia, quando il caro Umberto Bossi taccia il sud di essere la vera “palla al piede” dello sviluppo italiano non gli dò tutti i torti – pur ben sapendo che prima dell’Unità d’Italia immensi capitali e beni erano di proprietà delle Terre da Napoli in giù, poi depretate – non gli dò tutti i torti perchè il cosidetto “Sistema Italia” che non prospetta un futuro concreto a chi si impegna, offre invece terreno fertile ai furbi (falsi invalidi, morti che prendono la pensione, ecc.). Eppure, “secessione” non mi sembra la parola giusta. Giusto sarebbe riformare l’intero sistema politico corrotto-colluso con i poteri forti anche del nord. Cosa molto difficile ma che rivaluterebbe a cascata la peculiarità dell’intero territorio in una sorta di interscambio e valorizzazione reciproca.
Il taglio dei comuni, prospettato dalla realizzanda manovra economica da 45,5 miliardi di euro, sta scontentando il nord quanto il sud, i tagli (od il posticipo) delle pensioni, è stato attenzionato addirittura dalla Lega Nord e… non è che al sud di poveri e di anziani non ce ne siano. In ultimo, il caso delle P2, P3, oggi P4: non più tardi di un anno fa, un coraggiosissimo e uomo di Dio Mons. Calogero la Piana (Arcivescovo di Messina) le condannò duramente a rischio della propria vita. Quel sant’uomo fu lo stesso che gridò in faccia a Silvio Berlusconi ed agli altri (in occasione della Messa solenne di commiato alle vittime dell’alluvione di Scaletta e Giampilieri): “non vogliamo promesse fatte di parole vuote, ma fatti concreti per questa gente ferita ed oppressa”.
Giovanni Bonarrigo
Invia un Commento