Spiritualità
IERI “GIOVANNI IL BATTISTA”, OGGI… NOI!
Quaresima: quaranta giorni che ci stanno per condurre alla Pasqua di Resurrezione. Resurrezione di Gesù, che per millenni fu annunciato dai profeti, per essere poi condannato sulla croce. Ma egli risorge e, prima di ritornare dal Padre, consegna la missione di fede ai suoi Apostoli ed ai suoi discepoli. Ma, in questo ipotetico “viaggio” dall’annuncio alla nascita, ai miracoli, alla resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, voglio iniziare dal personaggio biblico (forse) meno raccontato, il “precursore” Giovanni detto il Battista.
(Vangelo – Gv 1, 29-34) Gesù è indicato dal Battista come l’Agnello di Dio. Il termine in aramaico significa servo, ma anche agnello sacrificale, agnello pasquale simbolo della liberazione d’Israele dalla schiavitù dell’Egitto. Egli è l’eletto sul quale Dio ha manifestato la sua gloria (lo spirito Santo); per questo attraverso la sua passione potrà battezzare e santificare nello Spirito tutte le genti. Il Battista è colui che dopo aver progredito nella coscienza di Cristo, rende testimonianza di ciò che ha visto.
Di questo “personaggio” biblico, più di ogni altro (oggi), mi ha ispirato la sua vita, il suo messaggio, la sua missione di “precursore” di Cristo stesso. Quasi tutti sanno chi fu Giovanni il Battista, cugino di Gesù, nato da una donna che tutti dicevano sterile. Egli, raggiunta l’età della ragione, predicava nel deserto, si nutriva di radici e di miele selvatico, indossava come mantello una pelle di capra… eppure anche così, compì pienamente ad un grande compito, “annunciare” la venuta del Messìa.
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Apriamo una parentesi su un altro personaggio relativamente (1200 d.C.) più recente: Francesco d’Assisi, un uomo che per annunciare e ricostituire i veri e fondamentali valori della Fede Cristiana, rinunciò a ricchezze immense che gli spettavano di diritto dall’essere figlio di un ricco mercante, “spogliandosi” materialmente di ogni bene terreno. Anche Francesco veste di stracci, di lana grezza rattoppata e sudicia, eppure porta la “parola” fra lebbrosi e mendicanti. Sembra proprio che non possano convivere nell’uomo illuminato da Dio, ricchezza terrena e “parola”, ma invece convivano povertà e rispetto per l’ultimo. Ma torniamo al Battista, a questo predicatore che grida il suo messaggio fino alla sua carcerazione ed alla morte per decapitazione. Egli vedrà colui di cui tanto ha predicato, proprio nelle acque in cui battezza il suo popolo, e dirà: “Ecco l’agnello di Dio”. In quell’istante, Giovanni sente di essere al culmine del suo “compito” terreno, quale che sia la sua fine prossima, lui ha messo la sua vita nelle mani del Creatore. Tanto potrei narrarvi di “Colui che gridò nel deserto”, ma voglio concludere attualizzando brevemente, un messaggio sempre valido fra popoli differenti e differenti epoche… fino alla nostra ed oltre.
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Siamo nel ventunesimo secolo, nell’era dell’informatica, di Internet… anche i missili sono oggi “intelligenti”. Eppure, a mio modesto avviso, mentre ci prepariamo a mettere piede su Marte, ci manca qualcosa sulla Terra. Non a tutti, ma a tanti di certo. Coscientemente o no… cerchiamo il nostro scopo, il nostro “stendardo” della vita, e mentre “sgomitiamo” per un posto al sole, voltandoci indietro, potremmo essere anche noi dei messaggeri di Gesù, proprio come lo fu il Battista. Questo non significa che dobbiamo vendere tutti i nostri averi e vestirci di sacco gridando per le strade come forsennati agli errori e gli orrori del’umanità, nè che dobbiamo lucidare gli altari di tutte le chiese e sbaciucchiare statue di santi, per sentirci “giusti”… ma ci dovremmo fermare almeno dieci minuti al giorno a riflettere, a “meditare”: oggi, mi sono comportato con coscienza? Ho prevaricato qualcuno? E, se siamo ancora più “liberi” e disponibili ad essere “messaggeri” noi stessi, allora tanto di più possiamo fare per la povera gente che ci circonda o che, lontana da noi soffre e mendica ciò che a noi pare essere l’ovvio stretto necessario.
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Questa, la riflessione che mi ha ispirato Giovanni. Non che io abbia scoperto nulla di nuovo, ma certe volte ciò che appare ovvio e scontato ai più, è proprio ciò che meno ottiene la nostra attenzione quotidiana. Vi ho parlato di un “messaggero” di nome Giovanni, ma avrei potuto parlarvi di un “conquistatore” come l’Imperatore Napoleone Bonaparte, o di un “bandito” siciliano come Salvatore Giuliano. Enormemente diversi tra loro, ma certamente tutti uomini, (e per me cristiano), tutti figli di Dio. Si saranno chiesti anche questi ultimi, nelle loro diametralmente opposte personalità… “il senso della loro vita terrena”?
Redazione
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