Storie di Sicilia
150 ANNI D’UNITA’ D’ITALIA, TRA FESTE E MUGUGNI
Il 24 gennaio la Marcia dell’Unità d’Italia ha fatto tappa nella città del Longano, tra festeggiamenti per i 150 anni dell’unità e richieste di riletture storiche da parte di storici e politici. E se…
Garibaldi qualche anno dopo essere stato artefice dell’Unità d’Italia scrisse a Donna Adelaide Cairoli: «Ho la coscienza di non aver fatto male; nonostante, non rifarei oggi la via dell’Italia Meridionale, temendo di esservi preso a sassate da popoli che mi tengono complice della spregevole genìa che disgraziatamente regge l’Italia e che seminò l’odio e lo squallore là dove noi avevamo gettato le fondamenta di un avvenire italiano, sognato dai buoni di tutte le generazioni e miracolosamente iniziato».
Circa 150 anni dopo, la figura di questo personaggio divide politici e storici. Per i 150 anni dell’Unità d’Italia diverse manifestazioni si stanno organizzando in tutta Italia. Tra queste, vi è la “Marcia dell’Unità d’Italia”, promossa dall’Istituto del Nastro Azzurro con il patrocinio della Presidenza della Repubblica.
Il 24 gennaio il marciatore azzurro Michele Maddalena ha fatto tappa nella città del Longano per portare il messaggio dell’unità e della solidarietà tra popoli. Partito il 3 novembre da Trieste, arriverà a Torino il prossimo 17 marzo, giorno del 150° anniversario della proclamazione dello Stato Unitario. Tra le sue tappe anche una visita informale nella vicina Capo d’Orlando, dove, nel luglio 2008, Garibaldi è stato preso a “picconate”.
Ricorderete le immagini del Sindaco Sindoni mentre toglieva l’icona di Garibaldi dalla Piazza Stazione. Luogo dedicato successivamente alla battaglia navale del IV luglio 1299.
Prima di Sindoni sono stati tanti i politici che hanno storto il naso nei confronti di Garibaldi, tra questi Raffaele Lombardo, Umberto Bossi e l’onorevole campano Angelo Manna che in una famosa interrogazione parlamentare del ’93 disse: «l’ufficio storico dello stato maggiore dell’esercito italiano è l’armadio nel quale la setta tricolore conserva e protegge i suoi risorgimentali scheletri infami».
Sono molti,oggi, tra storici e politici coloro che chiedono venga tolto, a distanza di 150 anni, il segreto di Stato sulle 150000 pagine che riguardano questo periodo storico. Lo chiedono non per minare il valore dell’Unità Nazionale, ma per potere scrivere in maniera più critica una storia che da lì in poi ha visto il Meridione frenare la propria crescita.
A difendere lo spirito che animava Garibaldi ci pensa spesso il Presidente della Repubblica Napolitano che quando ha occasione ama ricordare le opportunità che ha avuto l’Italia nel ritrovarsi unita. In particolare, l’11 maggio dello scorso anno a Marsala affermava: «Le celebrazioni del 150esimo offrono l’occasione per mettere in luce gli apporti della Sicilia e del Mezzogiorno ad una storia e ad una cultura comuni che affondano le radici in un passato plurisecolare. Di quel patrimonio, culminato nelle conquiste del 1860-1861, come meridionali possiamo essere fieri: non c’è spazio, a questo proposito, per pregiudizi e luoghi comuni che purtroppo ancora o nuovamente circolano, nell’ignoranza di quel che il Mezzogiorno, dando il meglio di sé ha dato all’Italia in momenti storici essenziali».
Eroe o non eroe, mi riuscirebbe difficile immaginare la mia Barcellona Pozzo di Gotto senza la targa raffigurata in foto per tutto quello che ha rappresentato per Barcellona e per tutte le persone che ha visto transitare.
Scritto da Gianfranco Furnari, 07-02-2011
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