Storie di Sicilia
LE MUMMIE DI SAVOCA. GIUSEPPE TRISCHITTA MANGIO’ (1855 – 1931) un grande del passato
Giuseppe Trischitta Mangiò, nacque a Messina il 20.02.1855 da Vincenzo, avvocato e da Laura Mangiò e morì il 24.05.1930 a Fuci Siculo.
La Famiglia era originaria di Savoca dove possedeva, tra l’altro, il demolito palazzo sito in via San Michele dove, oggi, sorge il museo comunale. Sia il padre Vincenzo, assassinato nel 1862, che il nonno notar Luigi, sono sepolti nelle “catacombe” di Savoca e fu molto apprezzato da Giuseppe Pitrè che lo fece nominare membro della “Società Siciliana di Storia Patria”.
Il Trischitta complilò, impiegandovi più di 40 anni, un “Vocabolario Siciliano-Italiano” di oltre seimila fogli manoscritti dove, accanto ai vocaboli, sono riportati i modi di dire e i proverbi di riferimento: in pratica la parlata della nostra zona di cento e più anni fa. L’opera, di valore assoluto, è stata consegnata dal nipote prof. Longo alla facoltà di lettera dell’università di Catania. Molti termini adoperati da Trischitta sono significativamente inseriti con la classificazione “tri” nel monumentale vocabolario siciliano di Giorgio Piccitto – Giovanni Tropea, pubblicato in cinque volumi a cura del Centro Studi Filologici e linguistici Siciliani. Il Vocabolario del Trischitta è stato oggetto da parte del prof. Giovanni Tropea di un saggio specifico. Impressionante era la conoscenza che il Trischitta aveva dei pesci (scrisse anche un trattato sulla pesca locale) e degli uccelli (era soprannominato “u cardiddaru”).
“Questo lavoro compilato con il sangue della mia anima mi sconforta vederlo cadere nel vuoto con disconoscimento del gran pubblico” scrisse verso la fine della sua vita, quando era ormai chiaro che non sarebbe riuscito nell’intento di pubblicare l’opera.
Il Trischitta, quasi dimenticato, secondo noi, è stato uno dei più grandi ingegni che la nostra terra abbia mai avuto per la quale la mancata pubblicazione, nella sua interezza, di un’opera fondamentale qual’è la Sua, è stata una pesante sconfitta culturale passata inosservata.
TRISCHITTA VINCENZO (Savoca, 1818 – Furci di S. Teresa di Riva, 1862) – Avvocato –
Vincenzo Trischitta nacque in Savoca nel 1815 circa dal notaro Luigi e da Rosa Nicotina. Avviato, come era tradizione nella famiglia, agli studi giuridici divenne, avvocato. Si sposò con Laura Mangiò, di molti anni più piccola di lui.
Si trasferì, dopo la laurea, in Messina in una casa in via S. Filippo dei Bianchi dove impiantò uno studio legale ma il suo primo figlio, Luigi, futuro Sindaco del Comune di S. Teresa, nacque in Savoca, nel 1848.
La giovane vita dell’avv. Vincenzo, fu barbaramente troncata da mano omicida, rimasta impunita, nell’ottobre 1862 presso la frazione di Misserio, allora territorio di Casalvecchio, senza un motivo valido. Il nome dell’assassino, pare un suo colono di quelle contrade, si venne a conoscere 30 anni dopo il truce fatto. L’efferato crimine, uno dei più orrendi mai commessi nel circondario di Savoca, avvenne a notte fonda, nella località “Botteghelle” mentre don Vincenzo, in compagnia del figlio quattordicenne Luigi e del giovane servitore Carmelo Nicita, dopo avere sovrinteso alle operazioni di vendemmia nelle proprie terre, stava tornando verso la marina. L’archibugiata fu imprecisa e lo ferì gravemente. Dopo una prima assistenza prestata nell’abitazione della famiglia Pasquale in Misserio, don Vincenzo, fu trasportato, insanguinato, nella casa del suocero Mangiò in Furci dove, dopo qualche giorno di orribile agonia, si spense. Fino all’ultimo egli mantenne, nonostante le ferite letali, una incredibile lucidità mentale; raccomandò ai conoscenti la sua famiglia ma non seppe dare indicazioni sul nome di chi lo aveva ferito a morte con la schioppettata, perchè nella vita aveva fatto solo ed esclusivamente bene. Interrogato dalle autorità, fra le altre cose, gli si chiese: “Sopra quale persone fondate i vostri sospetti come autori di tale misfatto?”.
Don Vincenzo rispose con queste parole che appaiono uscite dalla bocca di Gesù Cristo: “Contro nessuno, mentre esaminando la mia condotta sicura d’ogni rimorso mi lusinga di non avere nemici, anzi vorrei conoscere il mio carnefice per abbracciarlo col perdono”.
Quanto spra riportato è soltanto un breve passo dell’incartamento istruttorio relativo all’omicidio premeditato, rimasto come prima detto impunito, dell’avv. Vincenzo Trischitta, che si trova conservato presso l’erede sig.ra Angela Maria Trischitta, residente in Furci.
Nel citato incartamento si ricorda che don Vincenzo, come avvocato, fece ogni sforzo per scoprire e far condannare gli autori dell’omicidio premeditato del notaro Don Biagio Crupi, suo congiunto tramite la moglie di questi Teresa Salvadore, avvenuto, qualche anno prima, nella località “Specchio” vicino Misserio. (1)
Ebbe, don Vincenzo Trischitta, dalla giovanissima moglie 5 figli, Luigi, Antonino, Domenico, Giuseppe e Vincenza, quest’ultima nata dopo la sua morte (la moglie al momento del decesso era incinta).
Il figlio Giuseppe scrisse a pag. 22 dei suoi “Cenni storici su Savoca” che l’avv. Vincenzo Trischitta di Luigi si adoperò attivamente per la nascita del novello Comune di S. Teresa.
Subito dopo la sua morte violenta, avvenuta in seguito al cruento fatto, il 6.10.1862 nella casa del suocero don Giuseppe Mangiò, don Vincenzo, fu trasportato nella natìa Savoca e sepolto, come il padre Luigi, nella cripta dei Cappuccini dove oggi, ben visibili, si trovano i suoi resti mortali posti in una cassa funebre, appoggiata sul pavimento vicino all’altare della Pietà, che ha all’apice, scolpite nel legno, le iniziali V.T.; dei vetri ne rendono visibili i resti mortali e sono la prova che essi furono sottoposti al processo di conservazione allora esistente in Savoca.
1) L’omicidio avvenne l’11 luglio 1860 e sembra sia stato concertato da più persone. Il relativo processo, nell’anno 1862, nonostante il tentativo dell’avv. Vincenzo di incastrare gli indiziati, si concluse con una sentenza di assoluzione. Qualche decennio prima, verso la fine del 1848, morì in S. Domenica, violentemente, sempre ad opera di mano omicida dell’alta valle di Savoca, l’abate Vincenzo Trimarchi.
N.B. Testi tratti da “I DETTI DELL’ANTICO“ Proverbi, pricantozzi e poesie di Savoca e dintorni. Edito a cura del Comune di Savoca e scritto da Santo Lombardo. Anno di pubblicazione 2010.
– Riproduzione riservata.
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