Storie di Sicilia
LINGUA SICILIANA: ORIGINE E INFLUENZA GRECA
LEGGI LA PRIMA PARTE Il Siciliano: lingua e dialettu – del 10-1-2011, autore Giuseppe Allegra.
Pur essendoci milioni di persone che lo parlano, molte di queste madrelingua, il siciliano non viene usato come lingua ufficiale nemmeno in Sicilia, ma semplicemente affiancato all’italiano nella vita pubblica, dando vita ad un idioma ibrido che viene definito Italiano regionale di Sicilia.
Ma è ancora molto diffuso l’uso del siciliano tra persone in stretta relazione, tanto che l’Unesco non l’ha inserita nell’elenco delle lingue a rischio di estinzione, sia nell’immediato che in un possibile futuro.
La particolare posizione geografica della Sicilia, la più grande isola del Mediterraneo, visitata e colonizzata nei millenni dalle popolazioni mediterranee, greci, latini, arabi, francesi, spagnoli, oltre alle popolazioni di origine autoctona, ha determinato le influenze linguistiche del siciliano che da questi idiomi ha ereditato vocaboli e forme grammaticali.
Prima ancora della colonizzazione greca e fenicia, in Sicilia si parlavano le lingue delle popolazioni indigene, siculi nella Sicilia orientale, sicani ed elimi nella parte sud-occidentale.
Quando l’isola venne colonizzata prima dei fenici (X-VIII sec. Aa.C.) e successivamente dai greci (VIII sec. A.C.), queste popolazioni si ritirarono nell’entroterra, portandosi appresso lingua e tradizioni, mentre nelle zone costiere le nuove colonie occidentali parlavano fenicio-cartaginese, mentre su quelle orientali si diffuse il greco, che fu per molti secoli la lingua della cultura dell’isola, anche dopo la conquista dei romani nel III sec. A.C. Periodo nel quale, nella zona dello Stretto di Messina, si stanziò anche una popolazione italica proveniente dall’Umbria, i Mamertini, che portarono con se il loro ceppo linguistico.
Ma fu il latino a trasformare l’identità linguistica della Sicilia: il punico-cartaginese sparì ed anche le parlate indigene andarono gradualmente estinguendosi; il greco sopravvisse in parte nelle classi povere,mentre nei centri urbani più ricchi venne adottata la lingua dei nuovi dominatori.
INFLUENZE
Mediterranea ed indoeuropea antica
Le influenze più antiche del Siciliano portano ancora oggi sia gli elementi mediterranei preistorici che quelli indoeuropei preistorici.
Le parole con derivazione mediterranea preistorica si riferiscono spesso a piante o altre caratteristiche naturali:
- Alastra: specie di leguminose spinose;
- Calancuni: onda impetuosa di piena di fiume o torrente;
- Timpa: poggio (ma anche greco tymba, tumulo; catalano timba, dirupo)
Ci sono inoltre alcune parole siciliane con origine indoeuropea che non sembrano derivare dai gruppi di lingue principali connesse al sicliano.
Influenza greca
L’influenza greca rimane fortemente visibile anche e anche dopo che i romani ebbero il controllo dell’isola, la lingua latina prese a prestito diversi termini della lingua greca. Ad esempio la lingua siciliana ha ereditato dal greco la lettera “X”, impropriamente tradotta “sci” invece del suono “chi” fortemente aspirato. Questa si riscontra ancora oggi nelle parole:
- Xiùmi – fiume;
- Xiùri – fiore;
- Xiàtu – fiato;
- Xiùxiu – soffio;
- Xiuxiàri – soffiare;
- Xiàcca – Xiaccàzza – terra incolta;
- Xiaccàri – aprirsi un varco;
- Xiàncu – fianco;
- Xiàuru – profumo;
- Xiàscu – fiasco;
per fare alcuni esempi. Di seguito invece forniamo alcune parole di origine greca, anche se in alcuni esempi è poco chiaro se derivi direttamente dal greco o attraverso il latino:
- Appìzzari = appendere – (eks)èpeson;
- Babbaluci = lumaca – boubalàkion;
- Babbiari = scherzare – babazo;
- Bucali = boccale – boukalion;
- Bùmmulu = recipiente per l’acqua – bombule;
- Cantàru = tazza – kantharos;
- Cantunèra = angolo – kanduni;
- Carusu = ragazzo – kouros;
- Cirasa = ciliegia – kerasos;
- Cona = icona – eikona;
- Cacòcciuli = carciofi;
- Crastu = montone – kràstos;
- Cuddura = pane di forma circolare – kollyra;
- Rasta = vaso da fiori – gastra;
- Liccu = ghiotto – liknos;
- Naca = culla – nake;
- Nicu = piccolo – nicròs;
- Piricocu = albicocco – praicòcchion;
- Pitusinu = prezzemolo – petroselion;
- Timogna = cumulo di grano – themoonia;
- Tuppiari/Tuppuyliari = bussare – typto.
Il termine partuallu – arancia, da alcuni considerato derivante dal greco portokali, è invece di derivazione araba, da _“burtuqall”.
Ma per i termini siciliani di influenza araba vi rimandiamo al prossimo appuntamento.
Intanto vi lasciamo con questo estratto in lungua siciliana di Nino Martoglio dal titolo Brìscula ‘a cumpagnu.
Carricu, mancu? Cca c’è ‘n sei di spati! [Nemmeno un carico? Qui c’è un sei di spade!]
E chi schifiu è di sta manera? [E che schifo è in questo modo?]
Don Peppi Nappa, d’accussì jucati? [Signor Peppe Nappa, giocate così?]
Misseri e sceccu ccu tutta ‘a tistera, [Messere e asino con tutti i finimenti,]
Comu vi l’haju a diri, a bastonati, [come ve lo devo dire, a bastonate,]
Ca mancu haju Sali di salera! [che non ho nemmeno il sale per la saliera!]
2 Commenti
antonio scarpa
penso sia possibile fare una legge regionale, forse in sicilia non è difficile, e inserire nei programmi scolastici alcune ore a settimana dove insegnare la lingua siciliana, perché lingua è. ma tutto ciò sarebbe possibile con una sola grammatica, perché ho notato che i dialetti cambiano fra provincie, come in altre regioni.
Giovanni Bonarrigo
E’ vero ciò che dici relativamente alle province, Antonio, tuttavia nelle cosiddette “aree colte” della Sicilia, la riscopera e la valorizzazione della “lingua” siciliana è tuttora al centro dell’attenzione!