Roccalumera, Storie di Sicilia
MENTRE GUARDAVO A NORD (Racconto nell’alluvione del 29 ottobre 1985 a Roccalumera)
E’ ancora nitida nella mente di molti, la tragedia del 1 Ottobre 2009 e il dramma del 25 Ottobre 2007, che hanno messo in ginocchio tanti paesi della riviera Jonica messinese. Ve ne ho parlato più volte. Ma, voglio andare più indietro nel passato… ad una tragedia che mi ha colpito personalmente e che ho sentito in modo forte. Quella che state per leggere, è solo una pagina del mio libro che un giorno pubblicherò.
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Quella mattina, in quella tarda mattinata d’inverno, ci trovavamo all’interno della cinta muraria del macello comunale. Eravami lì perchè ognuno aveva già fatto il proprio lavoro. Molti di noi guardavano al di la del cancello in tubolare di ferro, oltre quel lungomare in costruzione, a saliscendi, oltre il bastione interrotto da una larga interruzione che ne permetteva il passaggio di uomini e barche fino alla spiaggia ed al mare antistante. Io ero lì, ma guardavo a nord, verso la vicina Nizza di Sicilia… quasi ad attendere l’arrivo di qualcosa, quasi, inconsciamente colto da un terribile presagio. Ed ecco, ad un tratto apparire davanti ai miei occhi una scena che non dimenticherò mai. Quella alta onda di fango e detriti e tronchi d’albero e cose di ogni genere, avanzare verso di noi. Improvvisa, crescente e minacciosa. Bum! investiva ogni cosa incontrasse sul suo cammino, era già sotto i nostri piedi, e saliva, saliva ancora, mentre quella lunga fila di autovetture là fuori si sollevava da terra per seguirla… verso lo squarcio nel bastione… verso il mare. Nel nostro recinto, dilagò la paura, lo sconforto si impossessò in un’attimo dei macellai. Gridarono: “Chi sta succidennuu ddà ‘ffòra! U ciumi, u ciumi, si sta puttànnu i nostri machini a mmàri!” Erano saliti tutti sul muro, mantre l’acqua saliva ancora allagando le case e i quartieri. Io, salii su una struttura in ferro e, come loro, nulla potevo contro la furia delle acque che avrebbero tirato a mare anche i macellai se fossero usciti in strada. Udii bestemmiare molti di loro, li udii imprecare contro la Madonna, contro Dio stesso, contro ogni santo del Paradiso. Là fuori c’era anche la rossa Panda di mio padre, in fila con le altre, ma mio padre non bestemmiò, anzi, si mise a pregare. Alzò le mani al cielo e, mentre pergava, qualcuno disse: “iddu preca, nui bestemmiamu e iddu preca!” La Panda si sollevo da terra come tutte le altre che già erano in mare, ma, inspiegabilmente cambiò direzione, venne fin quasi vicino al cancello e lì si fermò, si inchiodò. Poi, la furia del torrente si calmò, si era creata attorno alla nostra vetturetta una vera e propria isola di sterpaglie e detriti. Uscimmo sul lungomare, mio padre con una corda, legò l’auto da una sospensione anteriore al cancello, ma ormai era superfluo, il peggio era passato. Io credo che avevamo assistito ad un miracolo!
Tornamo a casa, con un passaggio, seppimo presto che i danni al paese di Roccalumera, in quel 29 Ottobre 1985, erano stati ingenti, avevano straripato il torrente Sciglio ed il torrente Allume, gran parte della Via Umberto I, (nel lato nord), la via principale del paese, era un campo di battaglia. I negozi, le case, la chiesa della Madonna del Carmelo, erano allagati. Le falegnamerie, le officine ai lati dei torrenti erano distrutte come i loro macchinari e manufatti. Vidi poi una grossa motobetoniera coricata su un fianco in mezzo al torrente. Il giorno dopo, mentre mio padre portava la Panda al lavaggio e poi dall’elettrauto a riparare, tornai fra i miei operai del cantiere scuola, dove ricoprivo da un mese il mio primo compito di Istruttore. Avevamo una strada da cementare, ma fummo chiamati tutti per dare la nostra mano in quella terribile emergenza. In alcune case, c’erano anche due metri di terra e fango. Presi la mia pala e, (come gli altri), cominciai a caricare cariole di terra. Dopo un po’, mi ricordo, ci raggiunse la buonanima del Collocatore Angelo Romeo, ci vide lì e mi disse: “Giuvanni, chi stai facennu? …tu, a iddi a fari travagghiari!”. Venivo chiamato continuamente, ora da questa ora da quell’altra persona in cerca di soccorso per la propria casa. Come dimenticare quella vecchietta che, rivolgendosi a me giovanissimo mi disse: “Beddu figghiolu, mi mannàti ddu operai mi mmi pulizziunu a cantina? ‘llaiu china di fangu” Tentai di scendere in cantina, ma sprofondai fino al ginocchio, e gli altri due che avevo chiamato, mi guardarono dicendo: “a unni nni stai puttannu?” Ma, poi, anche incoraggiati dalla stessa vecchietta con la promessa che ci sarebbe stato per loro del bun vino a lavoro terminato, si misero a spalare.
Continua…
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I LOOKED TOWARDS THE NORTH
That morning, it was a late winter morning; we were inside the peripheral wall of the municipal slaughterhouse. We were there because everyone had already finished their work for the day. Many of us were looking through the wrought iron gate. There, towards the seafront where buildings were being constructed up and down, trough the bastion that had been interrupted. There was a wide gap in the bastion so that men and boats could pass through towards the beach and the sea shore.
I was there…but was looking towards north, towards the next village of Nizza di Sicilia.
It was as if I was expecting something, as if I was waiting for something. It was as if subconsciously, I had a terrible premonition. Suddenly, a terrible scene materialized before my eyes….Something that I will never be able to forget. A mountain of mud, tree- trunks and every kind of debris was moving towards us. It was sudden and growing menacingly. It bumped into and covered everything it encountered. It was already under out feet and kept on growing and growing while it lifted the long row of motorcars outside the slaughterhouse and carried on towards the opening of the bastion, towards the sea. In the enclosure terror reigned. The butchers were now in a panic: They shouted: “What is happening out there! The river! The river is taking our cars to the sea!” They had all climbed onto the peripheral wall of the slaughterhouse, whilst the water was rising and infiltrating houses and residences. I climbed onto a steel structure and like them, was impotent to do anything against the furry of the waters that could have easily pulled all the butchers towards the sea. I heard swearing against The Madonna against God himself and all the saints. Out there, my father’s red Panda was lined up like the other cars, but my father didn’t swear. In fact, he started praying. He lifted his hands to heaven and while he was praying, someone said, “He is praying, while we are swearing”! The red Panda was lifted off the ground like all the other cars that were on their way towards the sea, but mysteriously changed direction and started moving towards the gate of the slaughterhouse. It stopped there as if nailed to the spot. At that point the furry of the torrent subsided and around our little motor car was an isle of debris and brushwood. As we came out of the slaughterhouse, my father tied a rope to the car and then to a front bar of the gate, but it was by now not necessary, as the worst was over. We had seen a miracle.
We returned home. We got a lift home and there were told the news of the damages that had occurred to the village of Roccalumera.. There was devastation everywhere. The torrents off Sciglio and Allume had broken their banks. The greater part of Via Umberto I (the northern part), which was the main road in the village, looked like a battle field. The shops, houses and the church of the “Maddonna del Carmelo” were flooded. The joiners shops and workshops that were on the banks of the torrents had been washed away together with all their machinery. I saw a large concrete mixer, lying on its side in the middle of the torrent. The next day, my father took our little Panda to be washed and checked and I returned to my student – workers. (A month previously, I had been given the job of instructing some of our young lads to do construct a road). We were all called to give a hand in this catastrophic emergency. In some of the house there were up to two meters of mud. Like the others, I picked up a shovel and started filling wheelbarrows of soil. After a time, I remember seeing the (now dead) employment agent Angelo Romeo, He said to me “Giovanni what are you doing? You must let the others work, this is not for you!” I was being called from one side to the other by this person and that, by people wanting to know what would happen to their homes. I remember an old woman who asked me if I could send someone to clean her cellar which was full of mud. I went to that cellar but got sucked in by mud up to my knees. The other two men I had called to help me, looked at me and said: “What place have you brought us to?” But then, encouraged by the old woman who promised that there would be some good wine at the end of the job, they started shoveling the mud.
To be continued…
Artcolo pubblicato sul Blog “IL GRIDO” il 13 Marzo 2009.
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