Storie di Sicilia
SANT’ALESSIO SICULO. VILLA GENOVESI: DALL’ABBANDONO AL COMPLETO RECUPERO
Villa Genovesi, detta anche “Villa del gallo” in virtù di un galletto di ferro che domina la torretta circolare, è stata costruita alla fine del 1800. Dopo il restauro, (veniva inaugurata il 10 marzo del 2002), oggi è un polo di notevole interesse artistico-culturale.
LA STORIA – Il terreno compreso tra il mare, via Trento, via Nazionale lato nord (dove oggi c’è l’Hotel Pagano), fu venduto al dott. Francesco Genovesi dalla famiglia Quagliata. Medico, originario di Barcellona Pozzo di Gotto, titolare di un centro termale a Messina, Francesco Genovesi venne a S. Alessio Siculo grazie alla sua amicizia con la famiglia Mauro Leo.
Divenuto proprietario del terreno, fece costruire l’importante struttura con due ingressi, uno verso la via Nazionale e l’altro verso il mare.
La particolarità era rappresentata dai tetti spioventi e dalla torretta circolare alla cui sommità vi era un galletto di ferro divenuto poi simbolo degli alessesi. Nel terreno antistante il mare fece costruire una dependance; quella lato Nord fu utilizzata come cucina e magazzino, quella lato Sud come alloggio per il personale gli amici. Il terreno prospiciente via Nazionale ebbe una sistemazione a verde con numerosi fiori e piante, soprattutto palme di cui due altissime.
Con una proprietaria del terreno, esattamente la sig.ra Giovanna Quagliata, il dott. Genovesi ebbe una relazione da cui nacque un figlio, Mario, legittimato con due cognomi. In seguito ad un’altra relazione, e precisamente con la sig.ra Fana La Rosa, nacque un figlio chiamato pure Mario e sempre legittimato con entrambi i cognomi.
I due fratelli, Mario Genovesi Quagliata e Mario Genovesi La Rosa nel 1910, alla morte del padre, si divisero la proprietà. Il primo ereditò la Villa, la dependance lato Nord, e il terreno fino alla via Nazionale; il secondo la restante area con le relative costruzioni fino alla via Trento.
La proprietà lato mare era delimitata da un cancello di ferro, posto fra le due dependance; verso la via Nazionale da una ringhiera di ferro battuto, fissato a due pilastri in mattoni in cima ai quali erano posti due puttini. Mentre il cancello ancora esiste la ringhiera, nel periodo fascista, fu sostituita da un muretto rivestito parzialmente con mattonelle di terracotta lavorata. Verso la via Trento, la proprietà era delimitata da alcune costruzioni interrotte da un muretto di pietrame.
Mentre Mario Genovesi La Rosa vendette la sua proprietà fino a via Trento a privati che vi costruirono abitazioni, la restante area seguì una sorte diversa.
Giovanna Quagliata, madre di Mario, sposò Pasquale Cacopardi proprietario terriero di Forza d’Agrò. Da quest’unione nacquero quattro figli, di cui una, Rosina, sposò l’avv. Pasquale Russo di Barcellona. Rosina e Pasquale ebbero due figli, Giuseppe ed Anna, che sono stati gli ultimi proprietari della Villa; Giuseppe è morto nell’anno 2001 e Anna vive a Barcellona Pozzo di Gotto.
IL RECUPERO DAL DEGRADO E DALL’ABBANDONO
Negli anni ottanta, la Villa era nel più totale degrado e completo abbandono; vi fu anche il pericolo che venisse abbattuta e che al suo posto fosse costruito un complesso edilizio residenziale.
Solo dopo varie peripezie ed alterne vicende, il 24 novembre 1994 l’Assessorato Regionale ai Beni Culturali ed Ambientali della Regione Sicilia, su proposta della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Messina, dichiarò Villa Genovesi edificio di particolare interesse storico ed architettonico, vincolando così tutta l’area originaria tra il mare, via Trento, via Nazionale e lato Nord. Nel 1998 il Comune di S. Alessio Siculo espropriava ed acquistava l’immobile per £ 747.000.000 e dopo due anni di ristrutturazione la Villa veniva inaugurata il 10 marzo del 2002.
La consegna dei lavori avviene con ritardo rispetto al previsto in quanto, per fortuna, sia il Comune che la Sovrintendenza decidono di restaurare gli affreschi che adornano i soffitti, considerandoli di notevole pregio artistico.
POLO DI NOTEVOLE INTERESSE CULTURALE
Il Comune, finalmente, con l’acquisizione e la successiva ristrutturazione, recuperava Villa Genovesi dallo stato di abbandono in cui versava e con l’apertura al pubblico dava al paese, per la prima volta, una struttura stabile dove poter predisporre attività ricreativo-culturali.
Il recupero e la ristrutturazione di Villa Genovesi ha oggi un notevole significato, quello di avere creato un polo culturale importante, oltreché unico per il paese, valorizzando l’aspetto storico culturale di S. Alessio rendendo testimonianza di un passato nuovamente leggibile.
La dependance lato Nord è diventata sede della Biblioteca Comunale e dell’Associazione Turistica “Pro Loco” Arghenon Akron; mentre la Villa ospita mostre di notevole interesse culturale e artistico.
Attualmente, al suo interno, è possibile ammirare tre reperti archeologici del I° secolo d.C. e precisamente un’anfora nord-africana, un’anfora a fondo piano e un ceppo d’ancora con astragali a suo tempo affidati in deposito alla Pro Loco di S. Alessio Siculo dalla Sovrintendenza Archeologica di Siracusa. Tali reperti archeologici, sono stati ritrovati nei fondali antistanti Capo S. Alessio e ci auguriamo che presto le altre anfore a fondo piano (in tutto 8), che attualmente sono conservate ed esposte presso il Museo Archologico di Giardini Naxos, possano essere qui riunificati data la notevole importanza dei rinvenimenti.
L’ARCHITETTURA
Riguardo all’argomento, se possibile e le notizie lo permetteranno, uno studio più approfondito.
La Villa si snoda su due piani collegati da una scaletta di legno (quella attuale non è l’originaria) e con la ristrutturazione si è cercato di portare in auge il suo antico splendore senza alterare la struttura e l’architettura.
Per quanto riguarda la divisione degli ambienti interni è stata lasciata quella originaria proprio per non alterare la percezione dello spazio, mentre l’arredamento non è quello della fine dell’ottocento.
Il pavimento e stato valorizzato con una opera di pulitura e di lucidatura che ha fatto risaltare l’originario colore delle antiche mattonelle.
Le tegole sono di tipo “Marsigliese” uguali a quelle preesistenti, così come le “frangette” e i decori metallici.
Lato mare verso Nord, addossata alla costruzione, originariamente vi era una scaletta circolare in ferro che dal piano terra portava al piano primo; davanti, lato Sud, un’altra scaletta circolare sempre in ferro portava dal piano primo alla torretta.
La Sovrintendenza di Messina è disposta al ripristino delle due scale dopo avere accertato, attraverso fotografie, la posizione e il tipo delle due scalette esistenti.
Il terreno antistante la Villa è stato sistemato a verde; è stata pulita l’area, sistemate panchine, create aiuole e vialetti per il passaggio pedonale. Vi sono anche spazi più riservati già utilizzati per piccole manifestazioni e spettacoli per pubblico amatoriale.
L’architettura esterna della Villa, con il relativo parco, sarà maggiormente esaltata quando verrà installata “l’illuminazione artistica”, quando cioè verrà predisposta quel tipo di illuminazione che metterà in risalto l’architettura dell’intero immobile (compresa dependance) ed esalterà i toni chiaroscurali mettendo maggiormente in evidenza il valore architettonico e spaziale della Villa nonché il fascino delle altissime palme.
CONCLUSIONI
La ristrutturazione di Villa Genovesi rientra nel quadro di quelle degli antichi edifici architettonici di un certo valore artistico, che una volta ristrutturati non devono essere lasciati chiusi. Questi edifici devono essere valorizzati, devono essere resi fruibili al pubblico devono diventare, nel loro insieme, una realtà dinamica e non statica perché solo così diventeranno, nel tempo, una realtà non soltanto percepita ma anche e soprattutto assimilata.
Purtroppo, quando si ristrutturano antichi edifici, quello che non si riesce a riprodurre è il colore originario. Anche mettendoci tutta la buona volontà possibile ed immaginabile, non si riesce mai a riprodurre il colore di una volta. L’edificio antico è contraddistinto da quello che l’arch. Bruno Zevi, famoso critico d’arte, definiva “il colore del tempo”.
Ebbene, il “colore del tempo” è quel colore che in natura non esiste; è quel colo che l’edificio e l’opera d’arte in generale, acquista col passare degli anni; è il colore dello smog, della pioggia, della polvere, delle intemperie in genere.
Questo “colore del tempo” Villa Genovesi lo acquisterà spontaneamente col passare degli anni; certamente sarà un colore simile a quello attuale ma molto più suggestivo. Pertanto, ci fa piacere pensare che un domani noi, ma soprattutto chi verrà dopo di noi, guardando la Villa potrà essere attratto dalla suggestione di questo colore e provare quelle emozioni che senz’altro hanno provato tutti coloro che la guardavano tanti anni fa.
N.B. Testi tratti da documento dell’Agosto 2002, firmato dall’Assessore ai Beni Culturali e Ambientali arch. Giovanna Mastroeni.
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