Storie di Sicilia
SAVOCA. IL CASTELLO DI “PENTEFUR” E LE ALTRE CINQUE TORRI
SAVOCA (Messina) – Il castello Pentefur sorge in una posizione strategica, sopra uno dei poggi più belli e panoramici del colle che ospita Savoca e che si affaccia verso sud-est. Sembra che esso sia stato realizzato in tempi antecedenti alla dominazione araba, nell’epoca dei pentefur, i primi abitatori di Savoca, gli aborigeni del luogo. Il castello fu ricostruito dagli arabi stessi e poi dai normanni che lo ampliarono, trasformandolo da fortezza in residenza. Di questo oggi rimangono solo ruderi recintati da un alto muro a merli.
Attraverso le sue mura si aprono passaggi sotterranei che dovevano consentire agli abitanti del castello di evacuarlo per fuggire molto lontano, in caso di pericolo. Il Pentefur ebbe sempre una grande importanza per la difesa di Savoca. Nel territorio circostante furono costruite a tale scopo delle torri di avvistamento che si potevano raggiungere con mezzi convenzionali.
Questi avamposti avevano lo scopo di controllare la costa e di segnalare l’eventuale avvistamento di nemici, in modo che la gente di Savoca riuscisse ad organizzare la difesa della città. All’inizio del 1900 queste torri erano sei; oggi ne rimangono in perfetto stato solo tre. Di queste torri, cinque sorgevano sull’attuale territorio di Santa Teresa di Riva, l’antica Marina di Savoca: torre Varata, torre dei Saraceni, torre dei Bagghi e torre Avarna. La sesta venne eretta a Roccalumera, detta la torre di zia Paola, o torre Ficara.
Redazione.
Il castello Pentefur si trova su uno dei due colli su cui sorge l’abitato di Savoca.
È ridotto ormai a pochi ruderi, consistenti in ampi tratti delle mura merlate, nei resti della torre trapezoidale, che fu a due elevazioni su un’area di 350 mq, ed in alcune cisterne. Il Castello sorge sull’omonimo colle, edificato in posizione strategico-difensiva, ha la base di forma trapezoidale. Risale, con molta probabilità, all’epoca tardo-romana o bizantina, secondo la tradizione venne edificato dai leggendari e misteriosi Pentefur. Venne riedificato dagli arabi e ampliato dai Normanni che ne fecero la residenza estiva dell’Archimandrita di Messina, signore feudale della Baronia di Savoca. L’Archimandrita messinese trascorreva, assieme alla sua corte, buona parte dell’anno all’interno del Castello Pentefur. Dal 1355 è proclamato Castello Regio ed è al centro di un susseguirsi di turbolenti eventi che si protrarrà per circa trent’anni, viene infatti tolto all’Archimandrita dal Re Federico IV di Sicilia che lo attribuisce a Guglielmo Rosso Conte d’Aidone. È lo stesso re Federico IV, il 30 novembre 1355, ad imporre ai Giurati ed ai Sindaci savocesi ed all’Archimandrita di Savoca Teodoro di giurare fedeltà al nuovo Capitano del Castello.
1356 vi si rifugiò lo Strategoto messinese Arrigo Rosso Conte d’Aidone, fratello di Guglielmo, scampato miracolosamente all’eccidio di Messina. Sempre nel 1356, il re assegnò il castello al nobile messinese Federico di Giordano, fino al 1385, quando è nominato Castellano di Savoca Tommaso Crisafi da Messina. Nel 1386 il Castello ritorna definitivamente in possesso degli Archimandriti con Paolo IV di Notarleone. Nel 1480, venne restaurato ed ingrandito dall’Archimandrita Leonzio II Crisafi e, nel 1631, venne sontuosamente abbellito a spese dell’Archimandrita Diego de Requiensez. Dal castello partivano gli ordini e le direttive indirizzate a tutti i fortini e le torri di vedetta disseminate sul litorale e che facevano parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia, costruite su indicazione dell’architetto fiorentino Camillo Camilliani, ove oggi sorgono i comuni di Santa Teresa di Riva, Furci Siculo e Roccalumera.
È stato per secoli il centro del potere a Savoca, poi, pian piano perse d’importanza. Alla fine del XVII secolo subì gravi danni a causa del Terremoto del 1693, sicché in prosieguo fu poco frequentato dalla Corte Archimandritale che preferiva risiedere a Messina. Dal 1780, circa, venne abbandonato ed andò in rovina per sempre. Il Castello Pentefur venne letteralmente “smontato” dai savocesi, che per decenni utilizzarono le sue pietre per edificare le loro case. In base a quanto risulta da antiche cronache, il sito del Castello Pentefur, oltre mura fuori terra, racchiuderebbe nel sottosuolo consistenti testimonianze archeologiche di epoca romana, bizantina e araba. Da alcuni anni sono stati intrapresi lavori per assicurare l’accesso e la fruizione pubblica guidata del sito, a cura della famiglia Nicòtina che ne è proprietaria dal 1885.
Fonte Wikipedia.
MICHAEL CORLEONE INCONTRA APOLLONIA VITELLI (dal film “Il Padrino” di Francis Ford Coppola).
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