Taormina
TAORMINA.SINITO’ ALLA STAMPA: “HO LASCIATO UN CONTO IN ATTIVO (268mila euro) E L’AUTO L’HO COMPRATA”
TAORMINA – L’inviata della Gazzetta Jonica Simona Bordonaro è andata a visitare l’ex Parroco di Furci nella sua nuova sede. Ne è uscita fuori una intervista fiume, (pubblicata alla pagina 6 del numero di ieri, Venerdì 6 Maggio), nella quale padre Sinitò ha esternato le sue verità e le sue frustrazioni, non solo per quanto letto sui recenti articoli di stampa.
ECCO IL TESTO: Furci Siculo – 248.897,82 euro, investiti in titoli di Stato, presenti sul conto corrente bancario della Chiesa, 19.395,18 euro quelli presenti sul conto corrente postale, per un totale di 268.293,00 euro. Questa una parte del bilancio consuntivo della Parrocchia S. Maria del Rosario di Furci Siculo, risalente al 2009 nel momento in cui padre Salvatore Sinitò, allora titolare della parrocchia di Furci, stava completando il suo mandato nella piccola comunità. Dati, quelli sopra riportati, forniti dal parroco e con i quali padre Sinitò intende porre la parola fine intorno alla polemica sollevatasi. “Quello da me lasciato, incalza il prete, è un conto in attivo. Ho espletato a pieno i miei doveri. Il parroco, infatti, oltre ad essere il pastore della Chiesa ne è l’amministratore e deve tutelarne i beni economici”.
La scelta, a dire di padre Sinitò, di investire i soldi della Parrocchia in Titoli di Stato sarebbe stata motivata dalla “volontà di farli fruttare. Tutto è stato concordato, incalza il parroco, con il Consiglio degli Affari Economici. Ai verbali degli atti figura tutto. La stessa Curia era regolarmente al corrente di quanto accadeva. Per linearità e correttezza nei riguardi dei parrocchiani nel momento del mio congedo ho fatto pubblicare su La Voce di Furci il verbale inerente il bilancio consuntivo”. La chiusura del bilancio 2009 ha visto un attivo cospiquo a cui si aggiungono i beni immobili di proprietà della Chiesa. Beni dati in affitto con regolare scrittura privata. “A questi si aggiungono i locali del centro giovanile, continua il parroco, dati in comodato d’uso ad un’emittente radiofonica locale che in cambio offre servizi pastorali come la trasmissione in diretta della S. Messa domenicale, ufficio stampa e fornitura elettrica per le aule del catechismo”. Intorno alla questione inerente la casa lasciata da padre Donsì (unico bene lasciato), il prete dichiara che “è stata rispettata la volontà del parroco e dei suoi parenti. La parte dei soldi provenienti da quella vendita è andata all’Oasi”.
Sul finire dell’intervista, padre Sinitò rilascia delle dichiarazioni riguardanti un’auto a lui venduta. “E’ con ulteriore amarezza che mi vedo costretto a chiarire una questione imbarazzante. Mi è stato contestato di aver preso la macchina della Chiesa! Avendo rovinato la mia Renault per portare pietre, cemento per ultimare i lavori del giardino dell’Oasi, ho compato un’altra macchina di proprietà della parrocchia. Nel 2009, nel momento in cui ho consegnato la Chiesa con tutti i suoi beni, ho chiesto a padre Lopò, non avendo altri mezzi, di poter usufruire della macchina della parrocchia per portare le mie cose da furci a Taormina, nella nuova sede. Ho detto poi che potevano venire a riprenderla quando volevano. Padre Sinitò Giò non ha voluto. Ha riunito il consiglio degli Affari Economici, che me l’ha venduta per 200 euro”. Amarezza e delusione quella che emerge dalla dichiarazioni di padre Sinitò che conclude dicendo che “queste falsità mi fanno vivere non serenamente il mio ministero a Taormina. Per questo, conclude Sinitò, ho chiesto un supporto dei legali Cutuli e Tomarchio, al fine di chiarire ogni singolo episodio e dimostrare la mia onestà.Un’amarezza attutita dal calore dei tanti ex-parrocchiani che stanno facendomi visita quì a Taormina come segno di vicinanza e supporto”.
COMMENTO: Due sole parole vogliamo aggiungere a commento di quanto appreso dalle dichiarazioni di padre Sinitò. Astenendoci dal disquisire sulle gravi accuse relative al denaro o beni immobili, ci fa quantomeno sorridere se è vero come è vero, che relativamente all’auto della Chiesa, poi venduta allo stesso Sinitò per… 200 euro (quindi non deve essere certo stata una Rolls Royce), si sia ugualmente gridato al furto e all’accaparramento illecito. Al riguardo di chi ha accusato ieri e oggi Sinitò… ma chissà chi altri domani, ci permettimo umilmente di consigliargli di non trarre conclusioni affrettate: prima, accertatevi ed informatevi alle fonti principali e certe, poi se volete, scevri da eventuali risentimenti personali, traete pure le vostre conclusioni.
Giovanni Bonarrigo Responsabile di Fogliodisicilia.it
Sabato 07 Maggio 2011
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