Politica
GRILLO E I… “MANDANTI INDIRETTI” (a cura di Adduso)
In questi giorni c’è stata una nota presa di posizione da parte di uno degli ispiratori principali del “movimento grillo” o anche “cinque stelle”, riguardo ad una presunta istigazione generale nei suoi confronti, che lo stesso ha bollato come il tentativo di farlo, sostanzialmente – se non pure fisicamente – fuori. Per onestà intellettuale, qualcosa di analogo, a mio distaccato parere, mi pare sia stata posta in atto in passato pure nei confronti di atri esponenti della società civile, della politica, ma anche della Magistratura e delle Forze dell’Ordine.
Ad ogni modo, l’argomento mi ha sollecitato, poiché riguardo a come funziona il sistema dei “mandanti indiretti”, purtroppo, ho una modesta ma quanto mai annosa esperienza personale in trincea.
Infatti, diverso tempo addietro sono stato un piccolo scalpitante imprenditore, che però nulla sapeva di come funzionasse il sistema “mafioso” pubblico. D’altronde sono andato anch’io all’inutile quanto eterea scuola italiana, come ancora oggi continuano a farlo tanti ragazzi per poi divenire anch’essi cittadini da pascolo per il “sistema”. Di contro invece credevo, anzi travisavo, che figure come Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, per citare i più noti, fossero anche uno spaccato del rimanente Stato italiano.
Ma vado al punto. Dei tanti episodi personali che potrei citare, tutti peraltro documentabili, ne racconto uno piuttosto eloquente, e che mi pare lampante di come “il sistema” può fomentare indirettamente qualcuno o anche tanti, prospettando all’esito positivo una condizione soggettiva migliore. Ed il trucco, se così molto semplicisticamente può essere definito, sta nella circostanza che non si dice o si ordina di assumere un dato comportamento o di attuare un avvenimento nei confronti di qualcuno, ma unicamente lo si espone come la necessaria condizione per il cambiamento o il mantenimento della situazione. E questo lo fanno non solo i politici ma, ritengo, anche altri nello Stato. E qui mi fermo, altrimenti per “alcuni” quest’occasione potrebbe essere utile per “buttare la chiave”.
Premetto quindi che circa vent’anni addietro (qualcuno dei luoghi ricorderà) ho subìto quattro attentati, con nove mezzi distrutti, più un’automobile, un fuoristrada e il mio motoscafo. Non entro nei restanti particolari poiché non è questo il punto che vorrei focalizzare. Invece, poiché col tempo mi resi comunque conto che attorno c’era l’omertà e la mistificazione più assoluta da parte degli Inquirenti, m’improvvisai investigatore. Ma all’epoca non avevo ancora idea contro quali meccanismi di Stato mi stavo impelagando. Basta dire che gli attentati li ho subìti nel 1991 e ’92, ed invece giudiziariamente, “dalle indagini esperite” questi sono stati trasposti al 1995. E in circa dieci anni non sono più riuscito a fare in modo che la verità fosse ripristinata.
Insomma, per farla breve, nel 1995 ero riuscito a “documentare” che l’allora società che amministravo era controllata sin dagli anni ’80; che un direttore regionale aveva dato istruzioni sulla revoca delle concessioni intestate alla ditta, e che, aspetto oltremodo sconvolgente, si orientavano alcuni affinché insinuassero il dubbio sulla mia responsabilità negli attentati. Ebbene quando (con l’ingenua fiducia di civile cittadino) corroborai di ciò gli Uffici giudiziari preposti, questi come contrariati, invece di effettuare i dovuti accertamenti, mi censurarono definendomi “aduso” a cercare la verità dei fatti. E nonostante la mia doviziosa opposizione, tutto è stato archiviato poiché era pure stata ritenuta “assurda la pretesa da parte di persone sottoposte ad indagini di instaurare un procedimento penale …, allorché le … informative si rivelino, all’esito delle indagini, destituite di fondamento … “. È quasi superfluo aggiungere che non mi risulta a tutt’oggi che nella legislazione italiana esista una tale norma o giurisprudenza così discrezionale quanto illiberale e poliziesca. Da allora, però, è come se mi fossi scavato la fossa giudiziaria, malgrado di tutto quello che ero riuscito ad accertare, come pure di altro in seguito, si sia avverata ogni cosa, ed anche oltre.
Quindi, in un certo senso non posso che comprendere le inquietudini di Grillo, come anche di tutti quelli che in passato, ma ancora adesso, ad un certo punto, hanno come percepito l’avvicinarsi dell’alito “mafioso” di un certo “sistema”, che d’un tratto addita il designato, poi lo isola, e quindi, in un modo o nell’altro, lo fa fuori. D’altra parte, non a caso la pagina dove per adesso raccolgo i mie post si chiama empiricamente, ma anche per mera analisi, “lamafiadellostato”.
Fonti:
Beppe Grillo a media e politici: «Istigano perché qualcuno mi elimini»
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