Spettacolo e Cultura
DONARE. Puoi salvare una vita. E puoi guarire te stesso (di Adduso)
Si è svolta nella serata del 23 settembre 2012, presso il Main Palace Hotel di Roccalumera, il 3° convegno di prevenzione e promozione alla salute “DONIAMOCI” organizzato dall’associazione “Amici della Natura Tarc” di Pagliara con il patrocinio del CESV (Centro di Servizi per il Volontariato Messina) e la collaborazione del medesimo Main Palace Hotel.
Gli argomenti dibattuti sono stati piuttosto interessanti se non pure complessi per i non addetti ai lavori, e vorrei qui pertanto sinteticamente riportare alcuni aspetti che ritengo possano essere di notevole interesse per chiunque.
Innanzitutto ha introdotto la questione la professoressa Melina Scarcella, presidente dell’associazione “Tarc”, la quale ha evidenziato come “donare” sia un gesto d’amore verso il prossimo.
Sono seguiti per portare il saluto, l’assessore di Roccalumera dott. Santisi ed il sindaco di Furci Siculo dott. Parisi che come medico ha sottolineato quanto sia importante la donazione in generale, in particolare quella del sangue, ma anche e soprattutto quella del cordone ombelicale così come dare il consenso preventivo per tutti gli altri organi in caso di decesso. Al riguardo lui stesso ha dichiarato di essere un donatore totale in tal senso.
Poi ha parlato il professore Antonino Mantineo del CE.S.V che ha rilevato la necessità di un lavoro d’insieme tra le associazioni, le istituzioni pubbliche e l’Asp. Ma soprattutto ha sottolineato che per parlare del “ben vivere” collettivo non è possibile che i giovani non possano fare volontariato poiché non dispongono di un proprio lavoro per sostentarsi, e quindi anche il volontariato deve pensare ad immaginarsi in maniera tale da favorire il lavoro per incrementare se stesso con una visione di giustizia sociale.
Nel frattempo altri saluti sono stati presentati dalla vice sindaco di Savoca Pizzolo e dall’assessore di Furci Siculo Foti.
Dopo è intervenuto il dott. Enzo Saccà, direttore sanitario dell’Avis Comunale di Alì Terme, che ha tracciato per sommi capi la nascita della donazione risalente al 1926 a seguito dell’indignazione e della generosità di un medico dell’epoca Vittorio Formentano, che non riuscì a salvare una partoriente proprio per mancanza di un donatore di sangue (AVIS Storia dell’Associazione). Ma l’aspetto più amaro evidenziato è stato che in Italia solo il 3-4% della popolazione è donatrice. Ovverosia su 100 persone sono 3 o 4 che donano il sangue. Perché ? Forse errori e pregiudizi ?
E aggiungerei soggettivamente anche altre domande: sottocultura politico-populista-individualista-sciamanica ? Formazione scolastica sin dalla primina rancida e non in linea con il senso moderno della civiltà, del progresso, della scienza medica, del bene comune, della solidarietà evoluta, del fine ed interessi comuni ?
Altro intervento è stato quello del vicepresidente della Associazione siciliana Leucemia, Marco Rocca il quale ha rimarcato come ad esempio la leucemia se può essere oggi ritardata non può tuttavia essere guarita se non con un trapianto di midollo compatibile. Per questo è importante farsi registrare come donatore. Basta un mero prelievo di sangue. Nel caso si fosse poi chiamati basta un semplice ricovero in day ospital dove con una semplice sedazione locale viene poi effettuata una iniezione assolutamente indolore con la quale viene estratta una piccola dose di midollo. Ma questo significa realmente salvare una vita, poiché l’incompatibilità tra persone non appartenenti allo stesso ceppo familiare è di 1 a 100 mila. E coloro che non hanno parentele numerose non avrebbero altrimenti alcuna possibilità di guarire. Ed in Sicilia la percentuale d’incompatibilità è maggiore in quanto trattasi di una Terra in passato dominata da più popolazioni, quindi geneticamente più eterogenea.
Dopo ha raccontato la sua esperienza con la leucemia il presidente dell’associazione siciliana Leucemia, Daniele Raia, che negli anni passati è stato improvvisamente colpito da una febbricola insistente con un successivo calvario di disturbi e problemi che sono stati compresi solo quando con un mero prelievo di midollo si è scoperto che aveva la leucemia. Quindi si è sottoposto a cicli di chemio per un anno e di lì alla ricerca di un donatore di midollo che alla fine ha trovato grazie alla fortuna di avere almeno un centinaio di parenti su cui potere contare e così trovarne uno compatibile. Sottolineando che, al contrario, chi non ha parenti, senza i donatori spontanei, rischia invece ancora oggi di non guarire mai più. Ecco perché bisogna battersi per promuovere la donazione.
La parola è poi passata alla dott.ssa Rosaria Conti , operatrice sanitaria, che come ostetrica ha illustrato tutte le qualità delle cellule staminali del cordone ombelicale indicate come adulte ma immature, e per questo capaci di generare altre cellule come quelle del sangue e del midollo con maggiore compatibilità. Ha così evidenziato come con queste cellule si possono curare circa 80 patologie. Spiegando dunque che questo sangue viene raccolto per caduta introducendo un semplice ago nel cordone ombelicale, per venire poi inviato nei laboratori specializzati dove viene conservato nell’azoto liquido a bassissime temperature di -120°. Purtroppo in Italia ancora oggi, ha fatto presente, il 90% dei cordoni ombelicali dopo essere stato reciso viene buttato nei rifiuti speciali, ovverosia non viene neppure donato.
A questo punto sono state poste delle domande dal pubblico. Una in particolare al dott. Enzo Saccà sulla possibilità di poter donare se si è affetti da malattie autoimmuni. E la risposta è stata di no. Ma donare può anche significare scoprire per tempo di avere eventualmente queste malattie in quanto, ad esempio, ormai il sangue donato viene preventivamente analizzato prima di essere trasfuso a terzi (Chi può/non può donare il sangue e altre informazioni)
Il convegno si è quindi avviato verso la conclusione con la consegna di alcuni attestati di partecipazione alle associazioni presenti, quali la Penelope di Santa Teresa di Riva, la Dispari di Santa Teresa di Riva, la Salus di Taormina, la Vivere Insieme di Nizza di Sicilia, la Bucaneve Onlus di Capo D’orlando, la Avis di Alì Terme, la Avis di Santa Teresa di Riva.
In ultimo a chiudere il convegno sono intervenuti la consigliera Misiti Riparare Annita del Comune di Mandanici insieme al dott. Giuseppe Mento, neuropsichiatra del dipartimento Neuroscienze del Policlinico universitario di Messina e pure studioso di neurofisiologia e neurobiologia del sonno umano, il quale ha sottolineato che la felicità è anche una condivisione di sentimenti e solidarietà.
Come sempre, a termine dei miei post, una personale modesta riflessione. Poiché anch’io ho subito un intervento chirurgico, sottoposto a chemioterapia e successiva profilassi con numerose sedute, quando ascoltavo gli intervenuti al dibattito di cui sopra, non potevo non ricordare, non tanto la mia esperienza con la malattia, quanto le sofferenze e pure solitudine che ho visto in tanti degenti. Purtroppo in questa società in cui dobbiamo tutti essere scattanti, adeguati, capaci, performanti, esteriormente ineccepibili, dalle battute pronte e dalle risposte massificate, il nostro cervello per reazione ha finito con il chiudersi in una dimensione soggettiva, individualista, quasi insensibile se non pure cinica. Al limite dall’essere schizoide. Insomma sta provando, addirittura deprimendoci collettivamente, a mandarci dei segnali. Se non proviamo quindi ad ascoltarlo con consapevolezza per cercare di uscire da questo generale labirinto mentale consumistico-consumandoci, immaginando nuovamente che la solidarietà è stata l’arma vincente della nostra specifica specie di homo persino in giungle piene di carnivori con canini da 15 centimetri, allora siamo presumibilmente destinati ad “estinguerci”.
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