Spettacolo e Cultura
“PICCOLI TECNOCRATI CRESCONO” (di Michele Serra)
Le società occidentali stanno mutando. E’ agli occhi di tutti. Gli avvicendamenti economici a cui stiamo assistendo pongono un nuovo interrogativo: può il moderno sistema economico da solo essere ancora solvibile? Di certo è necessario un cambiamento di rotta. La politica, da sola, non si è dimostrata all’altezza della situazione. Uomini scelti per il loro “carisma” e per la propria personale capacità di convincimento, legati a trame di potere più o meno note, non hanno il bagaglio culturale capace di salvare le situazioni più disperate, qual’ora ce ne fossero e, di recente, ne abbiamo vista più di una. La nomina del tecnico Mario Monti a capo del governo, assieme all’equipe di ministri-tecnici, è il sintomo di un bisogno ineluttabile.
Persone che provengono dall’ambiente culturale, più che politico, universitario, manageriale. Presto per dire se vedremo un seguito a questo semi-esperimento politico, se gli stessi “montiani” produrranno un “nuovo ibrido” una sorta di tecnico-politico o di politico tecnico, ovvero un tecnocrate, oppure se torneremo al vecchio sistema. Probabilmente no. Una cosa è certa: una volta esistevano, per i vecchi partiti, le cosiddette “scuole politiche” che nell’era moderna si sono ridotte più o meno a campi studio, stage di dibattito-indottrinamento nelle varie sedi territoriali del partito di turno, specialmente quelli storici (DC, PC). Non esiste, tuttavia, una “scuola tecnica” o “laboratorio di leader” capace di supportare l’esigenza di rinnovamento scaturita da una crisi mondiale senza precedenti, non ancora. O forse si. Il caso dell’Associazione Filomati (www.filomati.com) ne è l’esempio.
La più emblematica organizzazione culturale degli ultimi dieci anni, prendendo a se il retaggio delle antiche accademie filomatiche (Alessandria d’Egitto, Lucca) portando avanti un disegno culturale e di ricerca improntato sull’organizzazione di progetti innovativi di tipo editoriale, scientifico e umanistico, sembra voler andare oltre creando un percorso ad hoc per i suoi iscritti (suddivisi per gradi gerarchici) che possa aiutarli nel comprendere meglio i fini e gli scopi dell’Associazione, ma anche aiutarli a “governarla” preparando cosi i futuri capigruppo, quadri e dirigenti. Il Direttore Generale Luca Masala spiega: “Il test è un meccanismo di preselezione interno all’Associazione Filomati, completandolo i candidati si dichiarano pronti ad assumersi maggiori responsabilità e si propongono per una posizione prominente all’interno dell’associazione. I test vengono poi valutati dal Consiglio Supremo, l’organo formato da tutti i Tetrarchi, che decide se i candidati possono avanzare di grado. Naturalmente il solo completamento del test non è sufficiente per l’avanzamento di grado: i candidati devono rispettare i termini definiti dallo statuto dell’Associazione Filomati. Il test fa parte di un programma di approfondimento più complesso, che viene portato avanti dal consiglio supremo e che, sebbene sia ancora in fase di sviluppo, sta già fornendo i suoi primi risultati”. Dietro la spiegazione del tetrarca, in se perfetta ed esaustiva vi è un che di misurato, un che di analitico proprio della mentalità del tecnocrate. Come detto, in Italia ancora non vi è una scuola di formazione manageriale governativa, come del resto in altre parti del mondo (ad esclusione del MIT, che è però un “laboratorio” ed è privato).
Siamo ancora lontani dai CEO di Stato, che dovrebbero sostituire i poco compianti politici moderni, ma è certo che se venissimo amministrati da Chief executive officer del calibro di Ruper Murdoch, Lloyd Blankfein o Bill Gates non ci sarebbe nemmeno bisogno di votarli. Il problema non sarebbe tanto la tecnocrazia “in sé” quanto quella al servizio dei poteri forti dell’economia, le Banche, anziché della cultura e della ricerca. Perché mai un ministro della difesa non dovrebbe essere un ex soldato? O un ministro dell’interno un ex poliziotto? O un professore all’Istruzione? O un medico alla Sanità? Un diplomatico agli Affari Esteri? Perché non dovremmo accettare come desiderabile un giudice a capo del Ministero di Grazia e Giustizia? Questa è la tecnocrazia, quella vera, quella che “s’ha da fare”. Nell’incertezza, l’Associazione Filomati si pone in avanti ed è pronta a sfornare, da qui a Ottobre 2012, qualche dozzina di soci particolarmente formati con il titolo di “tecnocrate” con tanto di attestato, che verranno riconosciuti da tutti i filomati del mondo, ma anche dalle associazioni e dagli enti (persino aziende) gemellati. E chissà che fra vent’anni uno di essi non ce lo ritroviamo al posto di Francesco Profumo.
Michele Serra
Se vuoi dire la tua, commenta l’articolo sul nostro GRUPPO FACEBOOK
Invia un Commento