Spiritualità
SAN FILIPPO: LA FESTA DEL SANTO AD AGIRA E SUE MANIFESTAZIONI
2.1. La Festa fino al 1940 – Il culto a san Filippo in Agira si svolge durante tutto l’anno, con delle giornate ben organizzate, che ricordano la morte del santo, e i miracoli che ha compiuto. La più antica testimonianza sul culto in onore a San Filippo è stata scritta dallo storico domenicano Fazzello. Racconta egli che durante la processione dell’11 maggio, quando l’urna passava per le vie del paese, si verificavano diverse guarigioni, miracoli, soprattutto in presenza di indemoniati o increduli.
Oggi purtroppo non abbiamo testimonianze scritte sulle guarigioni compiute dal santo, né relazioni scritte da parte dei presbiteri, ciò è dovuto ad un abbandono dell’archivio parrocchiale dell’abbazia stessa. Per questo motivo, tra la seconda metà dell’800 e i nostri giorni, ci dobbiamo fidare delle testimonianze orali delle persone anziane.
Fino al 1940, la festa era così articolata; l’11 maggio nella mattinata si svolgevano due processioni: quella gestita dalla chiesa di sant’Antonio da Padova, consisteva nel portare l’urna delle reliquie del santo fino alla chiesa madre, l’Abbazia; tutto si completava con la celebrazione eucaristica; l’altra processione, gestita dalla Chiesa di Santa Margherita, aveva l’incarico di organizzare e portare per le vie del paese la statua lignea del santo. Al suo ritorno in chiesa si celebrava la messa.
Mentre la statua si trovava in questo luogo doveva girare per le vie della parte bassa del paese, per poi essere portata nella chiesa madre: l’Abbazia.
Nello stesso giorno l’11 maggio, nella chiesa di san Filippo, veniva preparato il fercolo dove era posta la statua argentea del santo, che veniva trasportato dai numerosi portatori, i più importanti erano i mastri, i quali tenevano in mano i cianciana (grossi anelli di ferro). Essi indicavano il percorso da seguire, davano il ritmo alla processione e imponevano dove si dovevano fermare e dove vi erano delle accelerazioni. Quando vi era una sosta non prevista, iniziavano i guai, perché si innescava immediatamente una lite tra i portatori stessi, mettendo il pesante fercolo di traverso. Quando finiva il tutto, e le liti erano sedate, la processione ripartiva, vi era un grande grido di gioia, “Allura carusi viva san Filippu”. Arrivati in chiesa, il simulacro veniva posto sull’altare maggiore e dopo che il popolo veniva benedetto, i fedeli si disponevano in fila per baciare la reliquia, in segno di venerazione. Questa festa rimase invariata fino al 1935, perché coloro che portavano il fercolo erano uomini che lavoravano nelle miniere di zolfo, quando questi incominciarono a venir meno, a non esserci più, si decise di mettere il fercolo su di un camion.
Oggi la festa è meno sfarzosa di un tempo, non vi è più l’usanza di portare la statua di legno per le vie del paese, ma è la processione più partecipata assieme a quella del venerdì santo.
Le celebrazioni liturgiche si svolgono la sera, hanno il loro fulcro nella celebrazione eucaristica, dopo la quale si recita una coroncina in onore del santo. Il 12 maggio vengono celebrate diverse sante messe, con molta affluenza di persone e di devoti.
Una seconda festa si celebrava nel mese di Agosto, quando cioè il contadino, era libero dal lavoro nei campi, aveva a disposizione anche dei soldi, e di conseguenza anche lui poteva rendere grazie a Dio per mezzo di san Filippo, per il raccolto ottenuto. La festa si svolgeva nell’ultima decade del mese. Consisteva in un triduo, durante il quale si riproponevano le celebrazioni liturgiche e le processioni che erano state fatte nel mese di maggio. Oggi, invece, la festa viene anticipata nella seconda decade del mese, perché proprio in questo periodo si trovano in paese gli emigrati; le persone di Agira che, dopo la seconda guerra mondiale avevano emigrato in varie parti dell’Europa in cerca di lavoro e che annualmente ritornavano in paese nel periodo delle ferie a rivedere i loro parenti.
Una terza commemorazione avviene l’11 Gennaio per due motivi. Il popolo si raduna nell’abbazia di san Filippo per celebrare l’eucarestia, e ringraziare Dio perché per l’intercessione di San Filippo ha protetto il paese nel 1693, quando un devastante terremoto colpì la Sicilia orientale facendo migliaia di vittime.
Vi è un triduo eucaristico, poi si conclude il tutto con il Te Deum e il bacio della reliquia, che si fa la sera verso l’imbrunire, appunto quando ci fu il terribile terremoto. L’altro motivo è che nel 1826, grazie all’intercessione del santo, si evitò la morte ad una famiglia. Accadde che un vecchio, apparso due volte a due pastori, diceva di abbandonare quell’abitazione perché un grosso macigno si sarebbe distaccato dal monte e sarebbe caduto su quella casa. Così accadde, e tutto il popolo assistette a questo fatto: l’11 gennaio, in coincidenza con l’ultimo rintocco delle campane dell’abbazia, il masso cadde sull’abitazione. Il popolo riconoscente continua a ringraziare San Filippo per la protezione avuta in quella occasione.
2.2. La festa del santo patrono oggi – La festa del santo viene cosi festeggiata: Il 2 maggio dopo la messa vi è la traslazione dalla nicchia del busto argenteo di San Filippo sull’altare maggiore; dopo due giorni si fa uscire il simulacro di San Filippo per raggiungere la grotta, dove alla fine della processione vi è la celebrazione della messa.
Il 3 maggio c’è la breve processione della statua lignea del santo, attorno alla Chiesa Madre al termine, la celebrazione eucaristica.
Generalmente l’8 maggio, prima della festa, inizia un triduo nel quale si recita ogni giorno il santo rosarioe la coroncina di san Filippo, alla fine vi è la celebrazione eucaristica.
Il giorno prima della festa, a mezzogiorno, si ha la solenne apertura dei festeggiamenti con il suono delle campane, fatte da tutte le parrocchie del paese. Nel pomeriggio inizia la solenne celebrazione eucaristica e la processione con l’urna delle reliquie, per le vie principali del paese. Al ritorno delle reliquie in Chiesa Madre, esse rimarranno esposte fino a tarda ora.
L’indomani il 12 maggio, dopo lo scampanio delle campane, vengono celebrate messe ad ogni ora, con grande partecipazione di fedeli di Agira e dei paesi limitrofi. La messa delle 10.30 viene presieduta dal vescovo di Nicosia: nel pomeriggio inizia la processione con il fercolo del santo, che si prolunga fino a tarda sera, vengono portati la statua del santo ed il Braccio Reliquiario.
Capitolo 3
La festa di San Filippo e il suo rapporto con la liturgia, la vita cristiana concreta, i documenti del magistero ecclesiastico
3.1. Presentazione di alcuni documenti
Il culto dei santi inizia dal II secolo, ma si afferma tra il IV e VI secolo; esso conferisce al cristianesimo un’impronta nuova che caratterizzerà nei secoli successivi, sia le istituzioni che la spiritualità cristiana. Dal IV secolo in poi si diffondono rapidamente le prime biografie di monaci, i quali hanno cercato la perfezione attraverso una vita intensa di preghiera e di domino delle passioni;e di vescovi,i quali hanno difeso la fede nelle controversie teologiche. Sia i monaci che i vescovi vengono propostiper la loro vita esemplare, per la dottrina teologica, spirituale e per le loro virtù morali.
E’ da notare che nella devozione ai santi si distingue: la latria adorazione dovuta a Dio; dalla dulia venerazione dovuta ai santi, dalla iperdulia venerazione data a Maria.
La Costituzione Sacrosanctum Concilium illustra così il fatto ecclesiale della venerazione dei santi e beati: “La Chiesa ha inserito nel corso dell’anno anche la memoria dei martiri e dei santi che, giunti alla perfezione con l’aiuto della multiforme grazia di Dio, e già in possesso della salvezza eterna, in cielo cantano a Dio la lode perfetta e intercedono per noi”.
La dottrina della Chiesa e la Liturgia propongono i Santi e i Beati come: testimoni della vocazione universale alla santità, essi sono prova che Dio nelle svariate condizioni socio-culturali e nei vari stati di vita, chiama i suoi figli a raggiungere la perfetta statura di Cristo. I discepoli insigni del Signore sono modelli di vita evangelica, che cantano la gloria e la misericordia di Dio, i santi conoscono gli affanni dei loro fratelli ed accompagnano il loro cammino con la preghiera ed il patrocinio. Nella catechesi si dovrà insegnare ai fedeli che il nostro rapporto con i santi deve essere concepito alla luce della fede, e si traduce in impegno di vita cristiana.
La chiesa secondo la sua tradizione, venera i santi e tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini. Le feste dei santi proclamano le meraviglie di Cristo nei suoi servi e propongono ai fedeli opportuni esempi da imitare.
Anche il diritto canonico affronta il tema dei santi, viene affermato che: Per favorire la santificazione del popolo di Dio, la chiesa affida alla speciale e filiale venerazione dei fedeli la Beata Maria sempre Vergine, la Madre di Dio, che Cristo costituì Madre di tutti gli uomini e promuove inoltre il vero autentico culto degli altri santi, perché i fedeli siano edificati dal loro esempio e sostenuti dalla loro intercessione. È lecito venerare con culto pubblico solo quei servi di Dio che, per l’autorità della chiesa sono annoverati nel catalogo dei santi o dei Beati.
La celebrazione di una festa in onore di un santo è senza dubbio un’espressione eminente del culto che la comunità ecclesiale gli rende. Il Calendario Romano Generale, promulgato da Paolo VI nel 1969, indica solo quei santi che hanno un’importanza universale, lasciando ai calendari particolari, nazionali, regionali e diocesani la segnalazione di altri santi. Si son ridotte il numero delle celebrazioni dei santi, come afferma il direttorio su pietà popolare e liturgia queste feste, veglie e ottave avevano portato i fedeli a devozioni particolari, si ci stava allontanando dai misteri della redenzione divina.
Le revisioni fatte derivano forse da alcune indicazioni: è necessario istruire i fedeli sul legame esistente tra le feste dei santi e la celebrazione del mistero di Cristo; è bene abituare i fedeli a discernere il significato delle feste e dei santi che hanno avuto una missione particolare nella storia della salvezza; è conveniente illustrare il criterio di universalità dei santi.
3.2 Significato della Festa di un santo – E’ necessario che la festa del santo sia preparata e celebrata dal punto di vista liturgico e pastorale. La festa ha un valore antropologico, infatti, risponde ad una necessità dell’uomo ed è occasione di dilatazione dei rapporti familiari e di apertura a nuove relazioni. Però per quanto riguarda la festa bisogna stare attenti a due pericoli, la festa che diventa folklore, l’altro pericolo è l’assumere comportamenti che ci allontanano dal suo significato genuino.
Per avere altri indicazioni pastorali è utile anche ciò che ha detto Pio XII nel 1947 per mezzo dell’enciclica Mediator Dei. Nell’anno liturgico si celebrano sia i misteri di Gesù Cristo e sia le feste dei santi. La preoccupazione della Chiesa è quella di proporre ai fedeli degli esempi di santità, affinché si possono adornare delle stesse virtù del divin Redentore.
E’ necessario che noi imitiamo le virtù dei santi, in essi brilla in diversi modi la virtù stessa di Cristo, in alcuni rifulse lo zelo dell’apostolato, in altri brillò la costante vigilanza, in altri rifulse il verginal candore dell’anima in tutti vi fù una fervidissima carità verso Dio e il prossimo.
Cristo è causa prima ed efficiente della santità, giacché non vi può essere nessun atto salutare se non promani da Lui come da fonte suprema: “Senza di Me, Egli ha detto, voi non potete far nulla” (Gv 15,5). Se, per i peccati commessi, il nostro animo è mosso dal dolore e dalla penitenza, se con timore e speranza filiale ci rivolgiamo a Dio, è sempre la Sua forza che ci spinge. La grazia e la gloria nascono dalla inesausta pienezza. Il nostro Salvatore arricchisce di continuo tutte le membra del Suo Corpo mistico e specialmente le più eminenti, con i doni del consiglio, della fortezza, del timore e della pietà, affinché tutto il Corpo aumenti sempre di più nella santità e nella integrità della vita. E quando dalla Chiesa vengono amministrati con rito esteriore i Sacramenti, è Lui che produce l’effetto interiore.
La Chiesa vuole che nei nostri templi vi siano esposti le immagini dei santi, affinché imitiamo le virtù di coloro dei quali veneriamo le immagini. Un altro motivo di questo culto è quello di implorare il loro aiuto ed il loro patrocinio, da questo si deduce il perché delle numerose formule di preghiere che la chiesa ci propone per invocare il patrocinio dei Santi.
Nella chiesa si possono venire a creare degli errori e delle esagerazioni, quindi e necessario che i fedeli siano guidati da norme più sicure, affinché possano praticare l’apostolato liturgico con frutti abbondanti.
3.2 Risultati e sfide aperte – Per quanto riguarda la festa del santo, ad Agira, c’è stato un graduale sviluppo, dal punto di vista liturgico, e dal punto di vista pastorale. Tutta la festa ha un punto focale: la celebrazione eucaristica, che si esplica nella vita sociale, con visita della reliquia agli ammalati, l’aiuto economico per i poveri del paese, vi sono tanti fedeli, soprattutto i più anziani, che le sere del mese di aprile e maggio sono soliti “fare il viaggio” dalla cappella di san Filippo fino a “tripuzzedda” . Inoltre, da tanto tempo non esiste più il “santo che balla” (una tradizione più pagana che religiosa).
Tante coppie, al primo figlio che nasce mettono il nome Filippo, affinché il loro figlio sia protetto dal male, e dietro l’intercessione del santo possa vincere le avversità della vita.
Secondo me, anche se si son fatti passi da gigante per far sì che vi sia una festa religiosa e non pagana, si può fare molto di più sia per il paese, per i giovani, per le famiglie, per gli anziani, per tutto il popolo di Dio. Dico questo perché tanti giovani scelgono la “morte” e non la vita, quindi una preghiera è veramente tale, quando prende tutta la persona e la infiamma dell’amore divino.
La preghiera, detta con fede, è l’unica arma contro il male.
Conclusione
In questo scritto, ho trattato della festa di San Filippo in Agira. Sono un suo devoto e desidero far conoscere il suo impegno apostolico di evangelizzatore, e di esorcista a tanti che incontro.
Non è stata facile la ricerca, perché ci sono alcuni diverbi sulla data di nascita, (anche se in questi ultimi tempi, tutti stanno convergendo nel VII secolo); quando è andato a Roma, quale è il nome del papa che l’ha mandato a evangelizzare la Sicilia; in quasi tutti i paesi dove si festeggia il santo, “ha una sua storia”, “la grotta”, “la fontana” ecc.
Mi chiedo come è possibile ciò?
Il monaco Eusebio, come mai non ha scritto nulla su come pregava, quale sono state le difficoltà interiori, cioè il cammino che ha fatto per innamorarsi di Cristo. Se è vissuto nei primi secoli del cristianesimo, come mai non è morto martire?
Questo lavoro purtroppo è molto limitato, perché per far un buon lavoro scientifico sarebbe bene andare nei luoghi dove lui è stato. Innanzitutto andare in Tracia, la sua città natale, “vedere” e “toccare con mano” i documenti originali. Andare presso i monaci basiliani e aver chiarimenti da loro.
Giuseppe Sinopoli
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2 Commenti
Sebi Arena
Mi piacerebbe saper di più sulla cappella tripuzzedda. Pare che sia stata eretta da tre pulzelle, cioè da tre ragazze che, per necessità economiche furono costrette a lasciare la famiglia e cercare ventura fuori dalla famiglia. Il santo fece il miracolo di far loro trovare un tesoro nascosto ed esse, per ringraziamento, fecero costruire una cappella. Si hanno altre notizie?
Giovanni Bonarrigo
Le faremo sapere. Ho girato la domanda agli… esperti che conosco.