Spiritualità, Storie di Sicilia
“Agyrion o AGIRA”. AL CENTRO DELLA SICILIA: NEI SUOI REPERTI ARCHEOLOGICI, PLURALITA’ RELIGIOSA
Studiando la storia cristiana in Sicilia, e parlano ogni tanto di alcune scoperte archeologiche, ho voluto prendere in esame il mio paese nativo, Agira. L’anno scorso i carabinieri con l’aiuto della soprintendenza hanno sequestrato un cantiere, dove veniva trafugato materiale archeologico. Alcuni di questi reperti archeologici sono ad es. una fornace medievale e una necropoli risalente all’età ellenistica.
Sono stato sempre affascinato dalla storia antica, dai reperti archeologici, dai mobili antichi, dagli attrezzi che una volta si usavano, da dove deriva il nome del mio paese. Ora, anche se ho poco tempo, ho l’opportunità di approfondire la storia, infatti, ho inserito in piccole parti la storia del nome “Agira”, le monete che venivano usate, e l’Aron.
Le origini di Agira sono antichissime. Varie sono le epoche:
Lo storico Maggiore indica il paese come un arcaico stanziamento siclo risalente al 1370 a.C.
Un’altra teoria che troviamo nel dizionario topografico si dice che Agyrion fu fondata dai Sicani;
Tommaso Falzello affermò che il nome abbia avuto origine dall’argento che si ricavasse dalle sue rocce. Questa teoria è paradossale in quanto le rocce di Agira non contengono affatto il prezioso metallo ma elementi gessosi cristallizzati che ne danno quella particolare brillantezza e che hanno potuto trarre in inganno il religioso archeologo;
Un’altra fonte è lo storico Diodoro Siculo, la sua versione sembra più plausibile, il nome deriva da Argiri un antico tiranno del luogo che visse all’epoca di Dionisio il vecchio. Arigiri eroicizzato e divinizzato dai suoi sudditi col nome greco di Argyrion, diede il nome alla sua città.
Agira è un paese che si trova al centro della Sicilia, il capoluogo è Enna, si trova sul monte Teja, è alto 824 metri sopra l’altezza del mare, questa montagna domina le valli del Salso e del Simeto. Secondo le fonti greche da Agira sarebbe passato Eracle, eroe tebano della forza, battutosi contro Erice. Al suo arrivo ad Agira la città lo acclamò in modo trionfale. Ercole gratificò Agira della accoglienza ricevuta facendo realizzare grandi opere, ad es. un lago, una palestra e due templi (uno a Gerione, l’altro a Iolao).
La leggenda vuole anche che, insieme ad Ercole, gli Agira parteciparono con una schiera di arcieri all’assedio e presa di Troia. In seguito, il popolo di Agira coniò numerose monete con l’effige di Ercole.
Le prime monete coniate nella zecca di Agira, che attualmente si possono ammirare nei musei di Siracusa e di Cefalù, risalgono al V secolo.
Le dominazioni su Agyrion
Agira è stata dominata nei secoli da due distinte popolazioni: greci e romani. Differenze etniche, religiose, economiche, culturali hanno segnato questa città da sempre, contraddizioni che si notano anche oggi a distanza di 3000 anni. Agira ha avuto altre dominazioni tra le quali è opportuno ricordare i sicani, gli arabi, gli aragonesi, i normanni. Una nota a parte merita la presenza di ebrei ad Agira. Oggi i documenti d’archivio, scoperti e trascritti, ci forniscono un quadro abbastanza completo dell’ultimo secolo di permanenza in Sicilia degli ebrei, tanto da potere affermare che le comunità che fiorirono nell’Isola in quel periodo storico costituivano una componente non secondaria della società del tempo, quale elemento portante dell’artigianato e del commercio, anche se furono ben lontane dall’influenza che le consorelle Alijamas sefardite esercitarono nella società spagnola del loro tempo.
L’ebraismo siciliano inizia a svolgere un ruolo culturale ed economico peculiare degno di nota solo dopo la conquista normanna anche se agli occhi della maggioranza cristiana l’ebraismo appare, e non proprio a torto, una specie di sincretismo arabo-giudaico. Ma si trattava di scarsa conoscenza perché i giudei mantennero la loro originale individualità conservando le forme essenziali della loro identità religiosa anche se i contatti con i centri della spiritualità e della tradizione giudaica, con la Gerusalemme dei Gahonim, furono a lungo sporadici mentre normali e frequenti furono le relazioni con la vicina costa Tunisia.
Nell’ebraismo delle coste del Magreb, ed in particolare della Tunisia, vanno dunque ricercate le radici più vitali dell’ebraismo siciliano dando ragione dell’intricata ragnatela genetica che ha prodotto il moderno siciliano e la varietà e contraddittorietà dei caratteri fisici e psicologici impresse nelle generazioni successive di siciliani.
Agira ritrova intatto il simbolo più forte della sua spiritualità: l’Aron Ha Kodesch, l’Arca Santa, degli ebrei. L’assoluta rarità del reperto archeologico medievale (il più antico Aron d’Europa e l’unico in pietra in Sicilia) e la religiosità del sito dove sorgono i ruderi della sinagoga, danno un significato particolare ad Agira tanto da candidarla come percorso ideale della memoria degli Ebrei in Sicilia e ad essere culla di una nuova Koinè mediterranea.
L’Aron testimonia la ricomposizione dell’identità siciliana con una delle sue radici, quella giudaica, che, insieme a quella araba e cristiana, ha costituito la specialità del popolo di Sicilia, un popolo che ha creduto nel rispetto dei valori delle tre culture. Guardando il prezioso reperto si può capire la ricchezza di comunità composite, come dovevano essere i piccoli centri della Sicilia 5 secoli addietro, dove sapevano convivere a stretto contatto tra loro popolazione diverse, prima che le logiche perverse di una politica di conquista e sopraffazione privassero questa terra di una delle sue componenti più dinamiche.
L’Aron era il luogo dove venivano conservati i rotoli con le Sacre Scritture.
Al centro è riprodotto in pietra bianca lo stemma della Casa d’Aragona.
L’iscrizione in caratteri ebraici dice: “Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore”.
La storia: L’Aron o arca santa, l’armadio, cioè, dove venivano conservate le scritture, la torah, è costruito in pietra aragonese (pietra locale), piuttosto che in legno, per cui è motivo su cui studiosi di tutto il mondo si confrontano, è sistemato all’interno della Chiesa Collegiata del San Salvatore di Agira (Enna) vicino alla sinagoga che sorgeva in pieno quartiere arabo. Un simbolo ebraico ospitato in una chiesa cattolica a testimoniare, oggi come 500 anni fa, una tolleranza e integrazione tra le religiosi, la cattolica, l’ebraica e la musulmana. A un centinaio di metri della collegiata esistono i ruderi di un oratorio appartenuto alla confraternita di Santa Croce, si sa con certezza che fino al 31 marzo 1492, giorno in cui Ferdinando il Cattolico emanò l’editto di Granata col quale espulse gli Ebrei da tutti i territori che ricadevano sotto la giurisdizione spagnola, quel luogo fu la sinagoga della comunità giudaica.
“Una vera rarità in tutta l’area mediterranea” ha affermato anni addietro il prof. Titta Lo Jacono de Malach presidente dell’Istituto Internazionale di Cultura Ebraica profondo conoscitore dell’ebraismo siciliano. Agira, dunque, dispiega le sue ali e vola alto forte della sua storia, un luogo dove avrebbero convissuto pacificamente ebrei, musulmani e cattolici. Asher Slah docente all’Università ebraica di Gerusalemme, autore di un libro dal titolo “Bibliografia ebraico-sicula” testimonia un crescente interesse nei confronti del mondo ebraico in Sicilia. Il sogno di ricostruire il Santa Santorum ad Agira ha richiamato anche il rabbino Stefano Di Mauro, rettore della Maimonides University della Florida ha dichiarato “Il popolo ebraico ha una missione speciale e pericolosa, quella di portare l’unità di Dio al mondo”. Gli Ebrei in Sicilia, pare, abbiano vissuto in una posizione di privilegio. “La comunità ebraica di Enna era forte e tenuta in grande considerazione” dice l’archeologa Anna Maria Corradini che ha studiato antichi e inediti documenti storici che testimonierebbero nel 1786 alcuni canti ebraici recitati nel corso dei festeggiamenti in onore di Maria Santissima della Visitazione, patrona di Enna. Mentre il Soprintendente ai Beni Culturali di Enna racconta come dell’Aron già agli inizi del ‘900 Monsignor Pietro Sinopoli, ispettore onorario del mandamento di Agira scrivesse dell’Aron al Soprintendente di Siracusa Paolo Orsi.
Giuseppe Sinopoli
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