Storie di Sicilia
Cefalù. La città “sorvegliata” dal promontorio
Cefalù si adagia ai piedi di un promontorio, in una piccola valle, che si incunea tra un’imponente rupe sul mare, alle sue spalle, e la spiaggia sabbiosa che ne addolcisce i contorni. La caratteristica naturale di questa incantevole posizione ha agevolato, mantenendo intatte la semplicità della natura, l’incontro della città con la dinamicità della vita moderna senza soffrirne paesaggisticamente ed ecologicamente, tanto da essere considerata attualmente sede ambita di soggiorno turistico internazionale.
La città ha origini antichissime che risalgono all’insediamento alle antiche popolazioni sicane e sicule. Il luogo ameno, caratterizzato dalle bellezze naturali e dalla fertilità del terreno, favorisce sin dai primi tempi, con la operosità dei suoi abitanti, lo sviluppo dei mercati, dei mulini, del traffico portuale e del turismo balneare così come ricorda Edrisi nel XII secolo e Ibn Gubayz nel periodo di occupazione musulmana.
Il suo nome, di derivazione greca, trae origine dalla natura del sito, cioè dalla forma del monte, quasi simile a “capo” di promontorio roccioso proteso sul mare. Il nome greco deriverebbe dalla parola ebraica Kefa che significa “pietra” “roccia”, cioè la rocca che sovrasta la città. Non è da trascurare l’interpretazione toponomastica che nasce in relazione ad una specie di pesce detto “cefalo” di cui è ricco il mare di Cefalù e che spiega altresì il motivo per cui la città ha nel proprio stemma tre pesci disposti a calice.
Attraverso i ruderi si può ricostruire una storia che parte dal periodo megalitico (vedi tempio di Diana sulla rocca), passa per il periodo greco, a quello romano, dopo la prima guerra punica, ed ancora, attraverso i secoli, a quello bizantino, epoca in cui Cefalù fu eretta a sede vescovile dipendente dall’Arcivescovato di Siracusa che aveva il titolo di Metropolita di Sicilia, da quando la Sicilia, nel 732, dipendeva ecclesiasticamente dal Patriarca di Costantinopoli.
Gli arabi la conquistarono nell’857 e la rasero al suolo insediando comunità arabe che svilupparono l’agricoltura, il commercio e l’arte, arabizzando anche la popolazione indigena. Cefalù riprese splendore durante la dominazione normanna specie sotto Ruggero II che la ricostruì, dopo averla liberata dagli Arabi, arricchendola di monumenti insigni quali il Chiostro, l’Osteri Magno e l’Osteri piccolo oltre al famoso Duomo. Ruggero II ha dato un’impronta ben precisa di sviluppo urbanistico alla città dotandola di ricchi quartieri popolari, che ancora oggi conservano le caratteristiche medioevali (vedi rione Crucidda) e di larghe strade quasi parallele che sfociano nella piazza Duomo e che danno spazio ai monumenti medioevali ivi ubicati. Cefalù veniva eretta da Ruggero II a sede di Vescovado di rito latino con attribuzioni feudali di ampi privilegi, che hanno determinato il potenziamento del Vescovado stesso ed ancora lo sviluppo produttivo della campagna ubertosa. Il Vescovado, che ha imperniato tutta la storia di Cefalù, completò l’opera di potenziamento del Cattolicesimo e di unità politica del popolo in ossequio alla linea politica tratteggiata da Ruggero II e seguita poi dagli Angioini. Cefalù quindi è stata centro importante di cultura con osservanza di studi teologici, umanistici e giuridici dando i natali ad uomini illustri nel campo dell’arte delle lettere e delle scienze. La popolazione insediata sulla struttura urbanistica normanna visse per alcuni secoli assorbita dagli interessi del feudo e del Vescovado.
Solo verso il 1500, ad opera di borghesia artigiana e mercantile, si ha un allargamento della città ed una trasformazione di essa con una edilizia cinquecentesca e costruzioni di chiese. Nel 1774, Cefalù fu sede di un Parlamento Siciliano convocato da re Ferdinando III dopo i tumulti avvenuti a Palermo nel settembre del 1773. La popolazione cefaludese partecipò ai moti insurrezionali della Sicilia del primo risorgimento e si ricorda il patriota Salvatore Spinuzza, che venne fucilato dai Borboni nel 1857. Una lapide, in piazza Garibaldi, lo ricorda come uno dei primi martiri della libertà italiana.
IL DUOMO
L’orgoglio di Cefalù è questo importante monumento del XII secolo, di stile arabo-normanno, che domina con le sue torri tutta la città, quasi a significare che è stato il centro della vita religiosa, politica e feudale della stessa città. È stato voluto da Ruggero II ed i lavori iniziarono nel 1131 per essere destinato a Pantheon della monarchia Normanna. Questa intenzione è documentata dalla presenza di due sarcofagi di porfido che il re aveva destinato alla sua famiglia e che poi furono trasferiti da Federico II nella cattedrale di Palermo. La leggenda tramanda invece che Ruggero II, essendo scampato ad una tempesta in mare, fece voto di costruire un tempio in onore del Salvatore e degli Apostoli nel luogo dove sarebbe approdata la nave su cui si trovava.
Dalla piazza si ammira la maestosità dell’edificio, a cui si accede attraverso una scalinata che porta nel sacrato, su cui imperiosamente si staglia la facciata, tra due torri normanne, con due ordini di finte loggette e al centro ampia finestra ogivale. Il portico lega maggiormente le due torri che hanno pianta quadrata e che si innalzano su quattro piani, alleggerite da tre ordini di finestre di cui due bifore ed una rientrante. Le torri sono sormontate da due cuspidi piramidali, costrite nel 1500 di minore grandezza e con merlatura diversa. Nella parte posteriore si può ammirare la grande mole dell’abside centrale con maestosità di linee architettoniche ed ornamentali.
L’interno è composto da tre navate che sboccano su tre absidi; alta, imponente e maestosa quella centrale delimitata da quelle laterali, più piccole e meno alte, da una serie di colonne sui cui capitelli, variamente decorativi, si poggiano gli antichi moreschi a sesto acuto. L’attenzione del visitatore è attirata dall’abside centrale ove, nella policromia dei mosaici troneggia la figura del Cristo Pantocratore. Anche le pareti laterali sono ornate da mosaici che raffigurano santi e profeti. Al di sopra del Cristo Pantocratore, nella fascia del coro, sono raffigurati quattro angeli e quattro arcangeli con un’armonia di colori che rende mistica la loro bellezza. Nel catino dell’abside è l’immagine del Cristo Pantocratore, avvolto nel paludamento regale con ampio gesto delle braccia allargate, benedicente a destra e sorreggendo a sinistra la bibbia. Ricorda alla memoria l’immagine del Pantocratore della Cappella Palatina a Palermo e quella della cattedrale di Monreale. È da dire però che nell’immagine del Duomo di Cefalù si rileva una incisività dei lineamenti che lo rende più umano e terreno. Si dice che l’artista abbia voluto rendere omaggio a Ruggero II ispirandosi al suo volto.
Nella navata laterale di destra, nei secoli XVI e XVII furono costruite delle cappelle con altari di stile barocco che si ha modo di ammirare pur rilevando lo stridente contrasto con l’armoniosità della linea arabo-normanna. La chiesa è adorna di parecchie opere d’arte fra cui ricordiamo un affresco raffigurante la Madonna col bambino (opera d’autore ignoto) databile fra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. Nella chiesa si trovano molti sarcofagi fra cui quello di Eufemia d’Aragona, posto nella navata laterale di destra, che fu Vicere del Regno di Sicilia e che morì a Cefalù nel 1329.
Dall’interno del duomo si accede al chiostro ove si ha la ieratica visione delle colonnine binate fra gli archi ogivali ed il basso muro basale, ch rievoca quella di Monreale. I capitelli variano per motivi plastico-decorativi presentando uno stile di ottima fattura dell’epoca.
Maestoso si erge l’edificio del Duomo, ai piedi della rocca, stagliandosi su tutto l’abitato quasi a significare il prestigio della monarchia normanna munita di podestà ecclesiastica. Nelle sue torri, sormontate da due cuspidi piramidali di diversa struttura con merlatura differente, secondo il Misuraca, alcuni vorrebbero vedere un riferimento alla podestà religiosa e civile. Precisamente in quella di destra, che simboleggia per la sua forma la mitra di un vescovo, il potere vescovile e in quella di sinistra, che ha una forma poliedrica ed è più ricca di decorazioni, si simboleggia la corona regale.
NOTA: I testi sono tratti dal libro “Cefalù”, finito di stampare nel mese di giugno 1985.
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