Storie di Sicilia
IL CARRETTO SICILIANO. I SUOI STILI E GENERI FIGURATIVI
Il Carretto siciliano (in siciliano carrettu) è un mezzo a trazione equina adibito al trasporto merci, in uso in tutto il territorio siciliano dal XIX secolo fino alla seconda metà del XX secolo, quando divenne obsoleto a causa della crescente motorizzazione del lavoro nelle campagne. Costruito con diverse qualità di legno, spesso fregiato da intagli bucolici e sgargianti decorazioni pittoriche, al giorno d’oggi è divenuto oggetto d’arte artigianale, nonché uno dei simboli dell’iconografia folcloristica siciliana.
La storia del “carretto siciliano” fa parte di una originalissima espressione della cultura popolare tenuta ancora in vita da pochi artisti. La prima descrizione relativa ai “carretti siciliani”, risale al 1833, nel resoconto del viaggio fatto in Sicilia dal letterato Jean Baptiste de Nervo (1840-1897). Egli fu il primo viaggiatore a raccontare di aver visto sulle strade siciliane dei carretti le cui fiancate recavano immagini iconografiche.
La spinta alla pittura del carro, viene non solo dalla necessità di proteggere il legno dalle intemperie, ma anche dalla funzione magico-religiosa delle immagini sacre dipinte sul carro (volte ad allontanare i molteplici pericoli del viaggio), e da motivi pubblicitari-didascalici (al fine di attirare l’attenzione dei clienti).
Si possono distinguere cinque generi figurativi: devoto (scene della bibbia e della vita dei santi); storico-cavalleresco (storie dei paladini di Francia, di Garibaldi, di Cristoforo Colombo); letterario-fiabesco (scene della Cavalleria Rusticana, Giulietta e Romeo, etc…); musicale (opere liriche); realistico (scene di caccia, di vita quotidiana, episodi di cronaca).
Stili del carretto
Il carretto assume caratteristiche diverse a seconda della zona in cui viene prodotto.
Nel palermitano il carretto presenta sponde trapezoidali, una tinta di fondo gialla e decorazioni prevalentemente geometriche. I temi rappresentati sugli scacchi variano tra cavalleresco e religioso, realizzati nelle tonalità basilari del rosso, del verde, del giallo e del blu, le sfumature sono ridotte all’essenziale e la prospettiva bidimensionale. Spesso nel palermitano le balestre sono preferite alla cascia di fusu, intagli e pitture mantengono l’aspetto naif tipico del carretto siciliano.
Nel catanese le sponde sono rettangolari, la tinta di fondo rossa come la lava dell’Etna e gli intagli e le decorazioni si presentano più ricercati e meglio rifiniti, allontanandosi dallo stile semplice del palermitano per ricercare una raffinatezza maggiore. Nelle produzioni più moderne i quadri contemplano la tridimensionalità prospettica, la gamma di tonalità si arricchisce e le sfumature e i chiaroscuri si fanno più incisivi.
Meno conosciuto è lo stile Vittoria, in cui il carretto presenta una struttura simile al catanese, riprende il rosso come colore di fondo, ma nelle tonalità si distingue per la sua caratteristica gradazione scura. Le pennellate, sia nei quadri che nelle decorazioni, sono caratterizzate da un tratto netto, “istintivo”, in contrapposizione alla ricercata pennellata sfumata del catanese.
Esiste anche uno stile trapanese, che però non ha raggiunto la stessa diffusione del palermitano e del catanese.
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