Storie di Sicilia
L’ARTE GOTICA IN SICILIA. (Siracusa, Catania, Augusta, Enna)
Tra il XIII e il XV sec. la Sicilia conosce un lungo periodo di instabilità politica, durante il quale regnano numerosi sovrani, tra cui gli Hohenstaufen di Svevia (1189-1266), gli Angioini (1266-1282), gli Aragonesi (fino aI 1416) e gli Spagnoli (a partire dal 1409). Il loro punto in comune è quello di accogliere, in una terra così lontana, grandi creazioni gotiche poco apprezzate nel resto della penisola.
Le costruzioni militari della famiglia Hohenstaufen – Enrico IV e soprattutto Federico II, che regna più a lungo (1208-1250), conservano i numerosi edifici religiosi e palazzi ereditati dai Normanni, segnando invece la loro epoca con la costruzione di roccaforti, realizzate su progetti di architetti provenienti dal nord. Il gotico entra quindi in Sicilia nel XIII sec. sotto forma di architettura fortificata. A tale periodo risalgono i castelli di Siracusa (Castello Maniace), Catania (Castello Ursino) ed Augusta, così come le fortificazioni del castello di Enna (centro strategico dell’isola occupato a partire dall’epoca bizantina), di cui sussistono otto imponenti torri. Questi edifici sono caratterizzati da una pianta altamente geometrica (struttura quadrata con torri angolari o mediane), portali o finestre ad arco a sesto acuto, muri spogli ed austeri dominati da feritoie e merloni e infine stanze con volte ogivali.
Il XIV sec. e lo stile Chiaramontano – Se i sovrani del XIII sec. avevano avuto un ruolo preponderante nella nascita in Sicilia del gotico nordico, le grandi famiglie feudali che regnano negli anni successivi, e in particolare quella dei Chiaramonte, sviluppano tale movimento dimostrando un evidente talento nella costruzione di palazzi urbani e di chiese. Palazzo Chiaramonte, detto Lo Steri in piazza Marina, dimora palermitana di questa importante famiglia, ne costituisce un tipico esempio con la sua facciata di raffinata bellezza, coronata da feritoie ed unicamente adorna di splendide finestre con archi a sesto acuto. L’edificio possiede varie sale e cappelle interne con volte ogivali e un’ampia stanza, la più celebre di tutte, con soffitti dipinti che rievocano scene bibliche e cavalleresche, attribuite a tre pittori siciliani, Simone da Corleone, Cecco di Naro e Darenu da Palermo (non visitabili).
I palazzi urbani vengono poi tutti costruiti in base a questo modello. Sono caratterizzati da bifore e trifore sormontate da archi di scarico sia traforati che ornati da motivi geometrici policromi. I Chiaramonte, che mantengono la loro egemonia durante tutto il XIV sec. a causa dell’indebolimento del potere reale, sono all’origine della costruzione e del restauro di numerosi edifici: da Mussomeli a Racalmuto e da Montechiaro a Favara, si contano almeno una decina di castelli ed edifici.
L’arte gotico-catalana del XV sec. – Per meglio comprendere il successo dello stile gotico-catalano in Sicilia, basta ricordare l’importanza rivestita dalla dominazione spagnola a partire dalla fine del XIV sec., con il regno degli Aragonesi. Anche se in netto ritardo rispetto agli altri paesi europei dove si sta già sviluppando il gotico fiammeggiante, la confederazione catalano-aragonese (divenuta, a partire dal XIII sec., una delle più grandi potenze del Mediterraneo) diffonde nell’isola il suo interesse per un gotico relativamente sobrio: figure affinate, senso delle proporzioni, tendenza a dar maggiore importanza all’ampiezza delle forme (e non più all’altezza, in particolare nel campo religioso), ampie vetrate che si aprono su facciate lisce e spoglie. A questo periodo appartengono i palazzi Santo Stefano e Corvaja di Taormina e il portale della Cattedrale di Palermo. Sulle finestre di Palazzo Bellomo a Siracusa, sono invece riprodotti i motivi decorativi di un edificio di Barcellona.
Verso la fine del XV sec., le creazioni di Matteo Carnelivari sono le testimonianze più rappresentative di tale influenza: agli elementi bizantini, arabi e normanni provenienti dalla più antica tradizione locale, egli unisce infatti alcuni elementi catalani, inoltre quest’artista disegna i progetti dei palazzi Abatellis e Ajutamicristo e probabilmente anche quelli della chiesa di Santa Maria della Catena a Palermo, la cui facciata presenta un atrio a tre arcate che sorregge un imponente muro.
Scultura e pittura – in questi due campi brillano unicamente artisti provenienti da altre regioni: gli scultori toscani e soprattutto pisani, già noti per le opere realizzate altrove, sono chiamati a lavorare nell’isola. Nino Pisano (scultore, architetto ed orefice di Pisa) esegue una morbida e ancheggiante Annunziata, tipica del suo stile, nella cattedrale di Trapani, città che a partire dal XIV sec. attira numerosi scultori per via delle sue cave di marmo. Bonaiuto Pisano realizza a Palermo l’aquila che sormonta il portale d’accesso di Palazzo Sclafani, monumento particolarmente noto per il magnifico affresco del Trionfo della Morte (oggi ospitato nella Galleria Nazionale di Sicilia, sempre a Palermo).
Anche in pittura. Antonio Veneziano (formato a Venezia e attivo a Firenze) e Gera da Pisa così come alcuni artisti spagnoli, quali ad esempio Guerau Janer, lavorano per un periodo in Sicilia.
Verso la fine del XV sec. il successo di questi artisti è tale che molti di loro decidono di stabilirsi definitivamente sull’isola, come Nicolò di Maggio (di origine senese) che lavora soprattutto a Palermo.
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