Storie di Sicilia
SAVOCA: “I TESORI DEL CONVENTO DEI CAPPUCCINI”
Non molto distante dalla piazza principale del paese, su di una amena collinetta inselvata di pini e robinie che si alzano ritti verso il cielo come un complesso di canne d’organo dal quale si sprigiona come una musica misteriosa sepolta dall’oblio, si erge maestosa l’austera e imponente mole del Convento dei Padri Cappuccini che costituisce motivo di grande richiamo per i molti tesori artistici che esso conserva.
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Il turista che si ferma sotto l’arco secentesco prospiciente la chiesa ha la netta sensazione di lasciare dietro di sé tutti gli anacronismi del vorticoso mondo moderno e varcare la soglia di un mondo misterioso e silente, fatto di carità e umanità, olezzante d’incenso e soavità che, insieme agli inni, alle preci e al secco salmodiare dei frati, s’innalzano verso il cielo per glorificare l’Altissimo Onnipotente Nostro Creatore.
Il primo monito di umiltà, carità cristiana e francescana ce lo dà l’austera e semplice figura di San Francesco d’Assisi, il Santo dei poverelli, che abbandonò ogni ricchezza e fece della povertà la sua compagna prediletta. Dal vecchio muro del giardino Egli ci ammonisce a lasciare ogni ricchezza, abbandonare la lussuria e abbracciare la Santa Povertà che Egli chiamò sorella.
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Eccoci nella piazzetta della chiesa del Convento, rimesso a nuovo alcuni anni fa. Qui, di fronte alla chiesa, si nota un tabernacolo che rappresenta la prima stazione della Via Crucis che, iniziando da qui, si snoda per le vie del paese e si conclude nella chiesetta basiliana posta in cima al monte Calvario.
Dobbiamo premettere che il primo convento dei Padri Cappuccini a Savoca sorse in località Mallina ad opera personale di Sant’Antonio di Padova, che si portò a Savoca da Messina. A questo antico convento era annessa una chiesa dedicata a Maria Santissima della Misericordia. Nel 1518, i frati passarono in questo nuovo convento. Nel frontale della chiesa si nota una finestra decorata con un giro di pietra lavica e chiusa con lamina di piombo, uguale a quella che si trova nella chiesa di S. Antonio di Taormina, le uniche esistenti in Sicilia.
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Nella chiesa, linda e pulita, domina la semplicità francescana umile e quieta. Al di sopra della porta principale vi è il Coro, dove i frati si riuniscono nelle ore prestabilite del giorno e della notte per cantare l’Ufficio Divino e un canto melodioso di versi latini che s’innalza costante da tanti secoli.
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Sugli altari pregiati troneggiano le antiche statue o le opere di pittura e scultura: un dipinto attribuito a Padre Ivonne da Messina, raffigurante un Crocifisso che versa sangue dalle ferite raccolto da San Francesco d’Assisi e da alcuni angeli; dipinti attribuiti a Frate Umile da Messina che fu ospite del Convento di Savoca, come Il Cenacolo, ove la luce che emana il volto di Gesù illumina tutta la mensa, La Sacra Famiglia, la tela che troneggia sull’altare maggiore che rappresenta la Madonna col Bambinello Gesù in braccio che benedice la città di Savoca, secentesca, riprodotta ai suoi piedi.
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Altri dipinti sono opera di un famoso pittore spagnolo Don Alfonso Rodriquez, come Il Creatore Divino, che ha lo sguardo sempre rivolto al visitatore da qualunque posto egli guardi, L’Annunziata, Sant’agata, Santa Lucia ed altri dipinti, ma meta continua di turisti e visitatori italiani e stranieri è il famoso dipinto della scuola di Antonello da Messina, attribuito ad Antonello di Saliba, che è Monumento Nazionale; raffigura la Madonna dell’acqua e le si attribuiscono dei miracoli. Infatti, nel periodo di grande siccità, a conclusione di un novenario, questo dipinto viene portato in processione e lasciato in un’altra chiesa di Savoca. Subito dopo interviene il fatto miracoloso: la pioggia scroscia abbondante e benefica a benedire le campagne e a rallegrare i cuori degli uomini. Allora si svolge la seconda fase della cerimonia: l’immagine miracolosa viene portata in processione trionfale, con musica e spari, per tutto il paese con grande giubilo e solennità; quindi viene riportata nella sua cappella, nella chiesa dei Padri Cappuccini. Il suo altare è pregiato ed è meta sempre crescente di turisti stranieri e nazionali. A questo altare diverse coppie di turisti sono tornate per coronare il loro sogno d’amore, dopo aver conosciuto il luogo ameno in gita, durante il fidanzamento.
Come tutti i santuari più famosi, anche in questo luogo di meditazione, di culto e di preghiera non mancano le vestigia di un fatto miracoloso che richiama i credenti ad una più viva fede e devozione. È il velo del miracolo che spicca sulla grande navata di destra: un antico velo di seta naturale, tessuto miracolosamente dai bachi stessi.
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Ecco come si svolse il miracolo. Quando a Savoca era molto fiorente l’industria della seta e quindi veniva allevato in grande quantità il baco da seta, in un periodo di grande ricchezza e prosperità per tutta la provincia e specialmente per Savoca che rappresentava il centro principale della seta, una donna fece un voto: se l’annata fosse stata abbondante di bozzoli e quindi apportatrice di fortuna con un ottimo raccolto, si sarebbe impegnata a donare una tovaglia di seta per l’altare maggiore della Chiesa del Convento. L’annata fu veramente buona e il raccolto molto abbondante, ma la donna, pur avendo incassato molto dalla vendita dei bozzoli, non tenne fede alla promessa fatta. L’anno successivo, i suoi bachi, invece di chiudersi nei bozzoli, si unirono insieme ed essi stessi crearono con la bava di seta emanata dalla loro bocca un velo di seta grezza naturale. Quindi perirono. Il velo viene conservato in questo tempio, a testimonianza del singolare prodigio e come monito ai fedeli tutti che le promesse fatte ai Santi vanno mantenute.
In questo pervetusto tempio, insieme a tanti altri Santi viene particolarmente venerata la Sacra Immagine di Maria Santissima Bambina, un’artistica statua che i frati conservano gelosamente.
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LE MUMMIE DEL CONVENTO DEI CAPPUCCINI
Aperta una botola del pavimento della chiesa dei Cappuccini, attraverso una scalinata semi logorata dal tempo, si accede alla famosa “necropoli” (o Catacombe, come vengono comunemente chiamate); è un seminterrato, dove sono allineate le mummie. Sono i notabili dei secoli andati, ancora eleganti nei vestiti dell’epoca, storti e contorti, che ci guardano dalle loro occhiaie vuote, allineati nelle loro cripte. Per il loro sonno eterno della morte non è venuto e piegati sulle loro membra anchilosate, sembra che siano in pena, forse perché non vollero ritornare humus alla terra da dove erano venuti; oppure perché non vollero ubbidire alla legge della natura che vuole l’uomo tornare al fango, chè dal fango proviene.
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Questi scheletri umani vennero essiccati con processo naturale in loco, diverso da quello usato nella stessa epoca nella chiesa dei Padri Cappuccini di Palermo. Nella Chiesa Madre di Savoca esiste ancora nel seminterrato un grande andito entro il quale venivano operate le mummificazioni dei cadaveri che, mummificati, venivano trasportati in questo luogo.
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Nella parte destra, entrando, le cripte erano riservate ai religiosi, i Cappuccini in particolare, mentre le cripte di sinistra erano riservate ai notabili di Savoca che si erano distinti nel campo delle scienze e della cultura. Tra queste mummie, al centro, coperta da vetro, vi è quella dell’abate Don Giuseppe Nicotina, nobile savonese che fu Rettore dell’Archimandritato, dottore in Medicina ed insigne teologo.
Molto importante e di grande interesse è la famosa biblioteca del Convento, dove sono conservate molte opere, importantissimi atti e trattati di teologia.
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Bene ed accuratamente conservati sono i paramenti sacri e gli arredi antichi negli antichissimi mobili che li proteggono. Ancora in ottime condizioni di conservazione sono le porte secentesche della sacrestia, gloria e vanto dei Padri Cappuccini che si sono succeduti attraverso tutti i tempi e che hanno curato la perfetta conservazione delle opere rare e dei tesori inestimabili che si trovano custodite in questo antico cenobio.
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Inebriati di luce e di verità e con lo spirito proteso verso il Cielo, forgiati in una più fortificata fede, ci allontaniamo silenziosamente, quasi in punta di piedi come siamo venuti, per non disturbare la pace, la quiete e la serenità che regna in questo eremo, senza aver prima rivolto un pensiero doveroso e un saluto ai suoi venerandi abitatori: “Arrivederci, Padre Cappuccino, arrivederci! Beato Te, che qui te ne stai, poeta della vita e continuatore di un antico mondo migliore!”.
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NOTA: I testi sono tratti dal libro di Santi Muscolino “SAVOCA un forziere pieno di meraviglie”. Pubblicato nel maggio 1996. Proprietà letteraria riservata.
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