Politica Roccalumera
ROCCALUMERA. IL GRUPPO DI PIPPO CAMPAGNA PRESENTA LA SFIDUCIA A MIASI
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI ROCCALUMERA
e p.c. ALLA SEGRETERIA DEL COMUNE DI ROCCALUMERA
OGGETTO: Mozione di Sfiducia al Sindaco.
I sottoscritti Consiglieri Comunali firmatari della presente mozione, eletti nella tornata elettorale amministrativa per il rinnovo dell’organo consiliare e per l’elezione del Sindaco del 2008, hanno assunto la decisione di sfiduciare il Sindaco, ai sensi dell’art. 10 comma 2 della L.R. 15/09/1997 n. 35 e successive modifiche ed integrazioni per le motivazioni di seguito riportate:
a) Per quanto riguarda la gestione amministrativa ed i rapporti fra i distinti organi rappresentativi si osserva:
· Tra i consiglieri comunali eletti nella stessa lista che ha sostenuto il Sindaco è venuto meno, senza possibilità alcuna di recupero, il rapporto di lealtà, la fiducia e la collaborazione precedentemente istauratasi a partire dalla proposta della candidatura a Sindaco. Tale rapporto è stato minato dalla condotta del Sindaco che, sempre in maniera crescente, ha interpretato, in modo contraddittorio, autoritario e personalistico il programma che gli elettori hanno condiviso così come è stato proposto dalla lista civica che lo ha sostenuto;
· Il Sindaco, a causa della sua palese incapacità, non è stato in grado di dare risposte efficaci ai problemi evidenziati dalla cittadinanza, sia in termini di progettualità così come in termini di gestione tecnica delle soluzioni. Il Programma e la Maggioranza consiliare dovrebbero essere un tutt’uno con il Sindaco eletto dai cittadini, rendendo riconoscibile l’impronta culturale e politica della coalizione e rappresentando insieme la volontà dei cittadini elettori. La pretesa del Sindaco di “governare” comunque, anche in assenza di tali contenuti, in contrasto con la maggioranza del consiglio e disattendendo il programma elettorale, ponendo al centro dell’azione amministrativa solo la sua figura (monocratica ed inamovibile) che tutto può decidere e, al contempo, sovvertire, dai patti elettorali ai principi politici più elementari, senza un intesa coerente e proficua con il Consiglio Comunale è inaccettabile e non può essere più tollerata sotto ogni profilo. La pretesa del Sindaco, non solo determina una violazione gravissima delle regole democratiche che garantiscono quell’equilibrio che necessariamente deve sussistere tra i poteri locali, ma punta, nei fatti, ad imporre alla cittadinanza, al Consiglio Comunale ed alla prassi partecipativa tipica delle piccole municipalità, un uso spregiudicato, trasformista ed immorale del voto degli elettori a vantaggio unicamente del mantenimento della posizione di potere propria, della ristretta cerchia dei beneficiari e dello status economico derivante. Di tutt’altro avviso era stato l’impegno assunto con gli elettori, di concretizzare un programma fondato sulla partecipazione, sul coinvolgimento attivo delle realtà sociali organizzate e sulla costante collaborazione tra l’esecutivo e i consiglieri comunali.
· Il Sindaco, non essendo più nelle condizioni di condurre un efficace e mirata azione amministrativa rivolta al benessere della cittadinanza ed alla risoluzione delle problematiche che in tutti i settori ormai hanno assunto preoccupanti condizioni di cronicità insostenibili, ha inteso giustificare il suo operato, carente, inadeguato, approssimativo e del tutto inefficiente, con l’uso spregiudicato dell’attribuzione di responsabilità al Consiglio Comunale spingendo tale sua forsennata asserzione sino al punto di fare inserire negli atti deliberativi che la loro efficacia è correlata all’approvazione del Consiglio Comunale anche quando questi atti non sono stati sottoposti all’organo elettivo e la loro eseguibilità è di totale compito della Giunta da lui presieduta. Tale comportamento oltre a denotare poca competenza nella gestione dell’amministrazione pubblica è sicuramente un espediente per tentare di attribuire ad altro organo della P.A. di Roccalumera fatti, colpe e responsabilità che sono invece ascrivibili, e per intero, all’organo esecutivo.
b) Per quanto attiene alla gestione della cosa pubblica ed all’efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa locale, si osserva:
· L’esposizione debitoria colpevolmente accumulata dal Sindaco e dall’esecutivo nell’ultimo quadriennio offre un quadro preoccupante sulla gestione contabile del Comune che rischia concretamente il “dissesto finanziario”. Il dissesto si rifletterebbe, ovviamente, su tutta la comunità locale la cui imposizione tributaria schizzerebbe improvvisamente ai parametri più alti per tutto il periodo che sarà necessario per appianare l’intero debito comunale. Le scelte operate dal Sindaco e dalla Giunta, in palese contrasto con le indicazioni del Consiglio Comunale (organo di programmazione, indirizzo e controllo), ha determinato un accumulo di debiti in tutti i settori oltre ad una anticipazione di cassa che supera, pressoché costantemente, la spaventosa e preoccupante cifra di € 800.000,00. Sul punto non va dimenticato che sono state riscosse regolarmente dall’Ente le imposizioni fiscali che gravano sui contribuenti locali e che sono finalizzate alla copertura delle spese di gestione dei servizi pubblici, la cui cronica esposizione debitoria viene lamentata attraverso ripetuti e motivati atti di messa in mora e di decreti ingiuntivi che risultano incompatibili, se non addirittura ingiustificabili, rispetto all’avvenuta esazione dei tributi locali.
· Altra situazione critica e fortemente preoccupante è costituita dai debiti fuori bilancio. L’ammontare di tali somme non è stato a tutt’oggi quantificato con precisione e puntualità stante la lacunosa ed imprecisa ricognizione che gli uffici hanno approntato. Sulla questione non va sottaciuto che il Consiglio Comunale ed, in particolare, il gruppo di opposizione, prima e l’intero civico consesso dopo, hanno ripetutamente chiesto di avere contezza del quadro debitorio dell’Ente. Il Sindaco ha assunto e mantenuto nel tempo un contegno sprezzante nei confronti dell’organo consultivo, nella duplice veste di capo dell’amministrazione e anche dei Assessore al Bilancio, ripetendo in pubblico consiglio che non gli risultava l’esistenza di debiti che andassero regolarizzati nelle forme di “debiti fuori bilancio”. Dopo anni di serrato dibattito consiliare riferito ad anni pregressi e tra questi spiccavano per consistenza quelli degli 2009 e del 2010, il Sindaco ha dovuto ammetterne l’esistenza, senza peraltro precisare e quantificare l’esatto ammontare degli stessi, spingendosi a giustificare il proprio operato con l’affermare in Consiglio Comunale che “tecnicamente il debito fuori bilancio esiste solo a seguito di presentazione al protocollo delle fatture da parte dei creditori”. Il Sindaco per eludere le legittime richieste del Consiglio Comunale ha finto di non sapere che in presenza di interventi, ritenuti indifferibili ed urgenti, realizzati a seguito di ordinanze sindacali, le relative spese vanno regolarizzate, a pena di decadenza, entro 30 gg. e comunque entro il 31 dicembre dell’anno in corso, ai sensi dell’art. 191 del Dleg.207/2000, come debiti fuori bilancio. Ora, nella fattispecie si fa riferimento ad ordinanze sindacali del 2009 e del 2010 che il Sindaco doveva regolarizzare nei termini o, in caso contrario, sottoporre all’approvazione del Consiglio Comunale indicandoli come debiti fuori bilancio. In altre parole ne ha taciuto colpevolmente e omissivamente l’esistenza al civico consesso facendo venire meno il rapporto di fiducia fra i due organi e provocando il conseguente sfilacciamento della maggioranza consiliare, rendendo, di fatto, impossibile quella programmazione demandata per legge all’organo consiliare. Per di più ha volutamente taciuto, per anni, al Consiglio Comunale l’esistenza dei debiti fuori bilancio per un importo superiore a 1 milione di euro, inducendo così in errore il Consiglio Comunale che si trovava un bilancio portato in pareggio solo con l’omissione della robusta esposizione debitoria del Comune. Tutto ciò consentiva al Sindaco di continuare a mantenere un regime di allegra finanza laddove invece la persistente e consistente esposizione debitoria avrebbe dovuto indurre un saggio amministratore ad un regime rigoroso di economie e di risanamento nel rispetto dei cittadini contribuenti. Sul punto, va inoltre rimarcato che dopo l’ammissione dell’esistenza di questi gravi debiti non ancora quantificati nella loro interezza, ha assunto un atteggiamento non meno colpevole, anche nella veste di Assessore al Bilancio, passando ad amministrare per la maggior parte dell’anno in dodicesimi e, in parecchi casi andando oltre gli stessi limiti prefissati dalla legge, pur di mantenere un assoluta autonomia nella gestione delle finanze comunali ed eludendo il legittimo controllo dell’organo consiliare oltre ad annullare del tutto il potere di programmazione ed indirizzo che a tale organo appartiene in via esclusiva.
· Sempre in tema di criticità finanziarie e di debiti fuori bilancio va evidenziato che già il Consiglio Comunale nella seduta del 30 dicembre 2011 ha respinto la proposta di deliberazione relativa allo “Stato di attuazione dei programmi e verifica degli equilibri generali di bilancio – Esercizio finanziario 2011 – Art. 193 del D.L.gs. n. 267/2000” così come formulata dal Sindaco proprio con il voto contrario dei consiglieri di maggioranza Garufi, Corrini, Frontaurea, Totaro, Allegra, Barbera, Grezzo. In quell’occasione i predetti consiglieri di maggioranza hanno formulato una dichiarazione di voto che sintetizza in modo inequivocabile il venir meno del rapporto di fiducia tra i consiglieri di maggioranza e l’esecutivo, con particolare riferimento alla figura del Sindaco, ed evidenzia che la situazione economico finanziaria del Comune sia ormai fuori controllo. In concreto i citati consiglieri hanno formulato la seguente dichiarazione di voto: “La proposta di delibera in argomento, sottoposta all’esame di questo consesso, non risulta conforme alle prescrizioni di cui all’art. 193 del T.U. EE.LL. n. 267/2000 per cui il nostro voto non può che essere contrario.
A prescindere dal fatto che nella stessa è narrato, in modo non perfettamente corretto e del tutto irrituale, in quanto tecnicamente non necessario, l’iter della proposta oggi in discussione quasi a voler rappresentare che la responsabilità della sua mancata adozione sia del Consiglio Comunale, preme sottolineare, piuttosto, che il provvedimento in esame è privo di qualsiasi dichiarazione che attesti che il bilancio 2011, alla data odierna, risulta assestato (in pareggio) e che non necessita di alcuna variazione o storno, così come espressamente previsto dal predetto art. 193.
Per quanto riguarda invece i debiti fuori bilancio la cui copertura, ai fini della salvaguardia di bilancio 2011, si rinvia a futura vendita di immobili comunali, si sottolinea la non conformità al principio contabile della veridicità di bilancio che impone l’obbligo di rappresentare, in modo ragionevole, le previsioni di entrata dell’Ente. Infatti, per la dismissione dei beni e per la sua corretta previsione di entrata, pur non essendo necessario possedere a priori uno specifico titolo giuridico occorre, senz’altro, l’esistenza di elementi che attestino l’avvio della procedura di dismissione del bene nonché la presenza di tale vendita nel piano di alienazione immobiliare dell’Ente supportato da una stima attendibile del suo valore.
Per questi motivi fondamentali, che attengono non solo alla conformità alle vigenti disposizioni di legge, ma che costituiscono gli elementi tecnici fondamentali ed imprescindibili della correttezza dell’atto, il voto del gruppo di maggioranza è contrario”.
· Lo zenit della presente mozione di sfiducia si raggiunge con il modo assolutamente inqualificabile con il quale il Sindaco ha inteso affrontare la spinosa questione con la “Tributi Italia”. Le notizie allarmanti che sfiduciavano il rapporto con tale ente di riscossione erano note in tutta Italia, la stampa ed internet avevano dato grande risalto alla questione perché molti comuni di grandi e medie dimensioni avevano subito perdite per milioni e milioni di euro. Sempre sulla stampa, sulle riviste specializzate e su internet era in corso un approfondito dibattito sulle procedure ed iniziative da adottare al fine di contenere le perdite economiche di cui tale ente si stava rendendo sistematicamente responsabile. Nel caso che ci riguarda il Sindaco non solo cercava di rasserenare il Consiglio Comunale dichiarando che aveva ricevuto, da parte di Tributi Italia, numerose rassicurazioni “TELEFONICHE”, ma nonostante il mancato introito di ingenti somme già riscosse dal concessionario, restava indifferente ai numerosi atti ispettivi promossi dal Consiglio Comunale e non solo non provvedeva a rescindere il contratto con la predetta “Tributi Italia” ma ometteva, colpevolmente, di escutere, con tempestività, la relativa fideiussione assicurativa posta a garanzia del credito vantato dal Comune di Roccalumera. Quando poi l’affaire Tributi Italia raggiunse il suo apice con la preannunciata bancarotta della detta Società, ha pensato di risolvere “astutamente” la questione con un ammissione al passivo che non potrà assolutamente garantire il recupero delle somme pagate dai cittadini, ma che gli permette di inserire tale somma nel bilancio comunale come “residuo attivo” facendo quadrare, ancora una volta, un bilancio che non rispecchia assolutamente la drammatica situazione in cui versano le casse comunali. Ma come se non bastasse quanto sopra evidenziato va ulteriormente sottolineato che se il Sindaco avesse dato ascolto alle drammatiche preoccupazioni espresse in merito dai consiglieri comunali ed avesse tempestivamente agito il credito con la Tributi Italia poteva essere molto più contenuto a tutto vantaggio della nostra cittadinanza e di Roccalumera.
· Un ulteriore grave inadempienza imputabile al Sindaco e alla sua Giunta è legata alla mancata attivazione delle procedure finalizzate alla revisione del Piano Regolatore Generale i cui vincoli preordinati all’esproprio sono già scaduti dal lontano 2008, così come lo stesso Assessorato Regionale al Territorio ed Ambiente ha più volte ribadito in occasione delle diffide rivolte al Comune di Roccalumera, tanto che il Consiglio Comunale si è dovuto, suo malgrado, esprimere sul punto informando il competente Assessorato che l’inadempienza di cui trattasi è ascrivibile interamente all’esecutivo comunale che, in più occasioni ha annunciato provvedimenti che, poi, nei fatti, si sono dimostrati privi di qualsivoglia valenza giuridica ai fini del procedimento di revisione del P.R.G. Il Sindaco, anche in questa occasione, ha disatteso l’impegno assunto formalmente con i propri elettori ed ancor di più con l’intera cittadinanza, infatti la “revisione del P.R.G.” è stata inserita al primo punto del programma della compagine che ha sostenuto la candidatura dell’attuale Sindaco.
Le citate inadempienze, pur essendo soltanto la punta di un iceberg, hanno determinato il totale scollamento tra l’istituzione comunale ed i cittadini sempre più lontani dal ritenere di essere rappresentati da chi ha, invece, operato con logiche di gestione amministrativa tipiche di una fase storica che sembrava ormai definitivamente superata, tanto che ormai il Sindaco vede il Consiglio Comunale, solamente come “ostacolo” nel compimento di scelte amministrative prive di ogni ragionevole significato e con il più totale disprezzo degli orientamenti espressi dal Consiglio Comunale che altro non fa se non farsi portavoce delle esigenze della cittadinanza.
Il Consiglio Comunale non può ulteriormente assistere passivo, solo per tutelare egoisticamente la propria sopravvivenza di fronte ad un così grave degrado senza farsi complice di una inerzia inaccettabile delle Istituzioni a tutto danno della comunità e dei cittadini che, proprio nel Consiglio Comunale hanno riposto quelle naturali esigenze ed aspettative per la crescita socio culturale ed economico di Roccalumera. Queste considerazioni, non sono solo quelle del gruppo consiliare di opposizione che, per naturale inclinazione, analizza in chiave critica l’operato degli amministratori di turno, ma viene fatta dalla quasi totalità dei consiglieri comunali, poiché la correttezza delle regole democratiche, non può essere appannaggio di una parte politica a danno dell’altra, ma deve appartenere al patrimonio culturale di ogni essere umano libero, che nonostante gli innumerevoli sforzi fatti in tale direzione, non vede margini di miglioramento e nella fattispecie, in un Sindaco accecato dalla bramosia di potere che guarda al confronto democratico tra istituzioni, come un boia guarda la vittima designata prima dell’esecuzione.
Le scelte amministrative compiute dal Sindaco e, in alcuni casi, le non scelte hanno fatto maturare nei Consiglieri sottoscrittori della presente richiesta la convinzione che l’unica alternativa valida e seria a tutto quanto su indicato sia la mozione di sfiducia a questo modo di intendere la vita politica locale, utilizzando strumenti estranei alla normale dialettica politica per poter affermare la propria supremazia sugli avversari e utilizzare il mandato elettorale non come servizio alla collettività ma come gestione privata della res pubblica tanto che non vi è nessuna concreta prospettiva di poter ristabilire un rapporto di collaborazione tra il Sindaco e il Consiglio Comunale senza produrre danni incalcolabili al prestigio del Comune di Roccalumera.
Il sindaco, con gli atti compiuti e con il proprio comportamento:
– Ha tradito la volontà di coloro i quali eleggendolo gli hanno dato fiducia;
– Ha manifestato sul campo la sua più assoluta incompetenza ed inadeguatezza a svolgere il ruolo di Sindaco;
– E’ venuto meno ai propri compiti d’istituto.
Secondo le norme che regolano la vita degli Enti Locali in Sicilia il Sindaco e il Consiglio Comunale costituiscono “interdipendente espressione di sovranità popolare”, con la conseguenza che, in caso d’incompatibilità insuperabile fra i due organi, l’esigenza fondamentale della governabilità viene assicurata sia dallo strumento delle dimissioni del Sindaco, sia da quello della sfiducia consiliare, con conseguente ricorso a nuove elezioni.
Poiché, il Sindaco ha mostrato di non avere quella sensibilità tale che, a parità di condizioni, imporrebbe a chiunque avesse a cuore le sorti della comunità alla quale appartiene, di rassegnare le proprie dimissioni, nonostante le richieste più volte formulate in tal senso,
i sottoscritti Consiglieri Comunali, ai sensi dell’art. 10 comma 2 della L.R. 15/09/1997 n. 35 e successive modifiche ed integrazioni, per quanto sopra espresso
chiedono
che la proposta di mozione di sfiducia al Sindaco, per come prevede la legge, sia votata per appello nominale.
Roccalumera, li 30 settembre 2012
I Consiglieri Comunali Giuseppe Campagna, Natia Lucia Basile, Elio Cisca, Ettore Fleres, Marco Maccarrone, Carmelo Spadaro, Andrea Vadalà
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