Politica
DOVE SONO LE “NOBILI PERSONE” PER GUIDARE EVENTUALI RIVOLTE POPOLARI
In questi giorni abbiamo visto e sentito migliaia di persone scendere nelle strade e nelle piazze per gridare la loro rabbia, il loro sconforto, la loro sofferenza, li hanno definiti “Forconi”, loro avevano lanciato una sigla generica,“Movimento 9 dicembre”, sicuramente si è trattato di un movimento spontaneo, di gente comune, che a differenza del passato non c’erano sigle partitiche e sindacali, agitatori sociali di professione, si è trattato di uomini e donne, giovani e vecchi che non vedono nessuna speranza lavorativa nel loro futuro. Una protesta che ha dato fastidio al Palazzo, in particolare alla sinistra e ai sindacati, che non avevano il monopolio della protesta, anzi sono stati scavalcati, tra l’altro, era già capitato qualche anno fa anche in Sicilia, quando esplose la prima protesta dei “forconi”, guidata da Ferro. Tutto questo ha spaventato i vari potentati della politica nostrana, abituati alle manifestazioni organizzate con certe ritualità. Così non gli rimasto altro che demonizzare la protesta, come ha fatto la stampa di regime, cercando di insinuare che è farcita di pericolosi estremisti, e ora che si è placata, almeno sembra, tirano un sospiro di sollievo.
Certo ancora soprattutto al Nord restano alcuni presidi di manifestanti, per lo più, piccoli imprenditori che non hanno perso tutto, sono quei lavoratori che non hanno ammortizzatori sociali e che il professore Massimo Introvigne definisce “Quinto Stato”: “(…) i lavoratori autonomi -piccoli commercianti, professionisti a basso reddito, partite IVA in crisi e anche ambulanti dei mercati, «padroncini» dei camion e tassisti -proletarizzati inflessibilmente dalla pressione fiscale e contributiva a tutto vantaggio dei super-ricchi”:è questo cosiddetto “Quinto Stato” il cuore della rivolta che, senza ombra di dubbio, continuerà giustamente la propria lotta contro uno Stato sordo e opprimente”. (M. Introvigne, Forconi. In piazza il quinto Stato, 14.12.13 LaNuovaBQ.it)
Mentre per quanto riguarda i lavoratori dipendenti bene o male riescono ancora a reggere la crisi, ecco perché forse, alle manifestazioni se ne sono visti pochi. Lo stesso Papa Francesco nella recente esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, quando parla delle nuove forme di povertà, si riferisce a quegli uomini e a quelle donne che sono sempre più costretti a vivere come “passeggeri mimetizzati del vagone di coda, che ammirano i fuochi artificiali del mondo, che è di altri, con la bocca aperta e applausi programmati”. Ed è sempre lo stesso Papa Francesco, in piena sintonia con Benedetto XVI, ad affermare che se “il conflitto non può essere ignorato o dissimulato”, bisogna altresì tornare immediatamente ad una politica promossa da quelle “nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale”.
E dove sono queste nobili persone di cui parla il Papa Francesco, il professore Introvigne suggerisce: “non vanno cercate tanto nei palazzi, ma in quel popolo che in questi giorni manifesta – sempre più numeroso – per la famiglia, contro le ingiuste proposte di legge in tema di omofobia e «matrimoni» omosessuali, e anche tra chi – più confusamente, e con più gravi rischi d’infiltrazioni e manipolazioni -manifesta per il diritto di sopravvivere alle tasse, a Equitalia, al DURC, e ai diktat cervellotici di un’Unione Europea dove gli interessi italiani trovano sempre meno rappresentazione e ascolto”.
Purtroppo nella protesta popolare di questi giorni abbiamo notato una certa mancanza di guide, di leader, perlopiù c’erano dei “capi” improvvisati, sarà per questo che ha rallentato? Sono anni che si denuncia la mancanza di classi dirigenti disponibili per guidare il nostro Paese. A questo proposito è opportuno segnalare una interessante rassegna culturale che si è appena conclusa a Lecce, dedicata a pensare una nuova classe dirigente, ispirata e organizzata dall’ex sottosegretario agli interni, onorevole Alfredo Mantovano. Si tratta di “Sfide culturali e politiche”, giunta all’8° edizione, quest’anno dedicata proprio alle “Le sfide della Leadership”, sei sabati pomeriggio dove si sono avvicendati relatori di grande spessore personale, professionale e istituzionale: imprenditori, docenti universitari, politici, giornalisti, e teologi. Significativo il tema del 1° sabato dedicato agli 800 martiri di Otranto del 1480: “Un popolo che si fa leader”, quando i capi fuggono è il popolo che resiste e combatte.
Mantovano presentando la rassegna ha citato il beato Giovanni Paolo II, che in un discorso tenuto a Pavia nel 1985 in onore di San Carlo, diceva: “I capi non s’improvvisano, soprattutto in epoca di crisi. Trascurare il compito di preparare nei tempi lunghi e con severità d’impegno gli uomini che dovranno risolverla, significa abbandonare alla deriva il corso delle vicende storiche”.
Nella locandina di presentazione degli incontri Mantovano scrive: “Tante volte nella nostra Storia di italiani vi è stata la necessità di èlite che guidassero le popolazioni, e spesso non se ne sono state trovate, o non erano adeguate, pensiamo allo sconvolgimento dei vari territori italiani alla fine del XVIII° secolo, al momento dell’invasione napoleonica, e alla parallela fuga delle èlite non solo dall’esercizio delle proprie responsabilità, ma dai territori nei quali si ci si attendeva che prendessero l’iniziativa”. (www.mantovano.org) E ancora l’ex sottosegretario fa riferimento all’8 settembre 1943, forse il caso di fuga più emblematico dei nostri dirigenti politici, una fuga fisica.
In un epoca di profonda difficoltà, di crisi economica, di difficoltà di espressione e di riconoscimento di leadership e di sfiducia del sistema politico-economico, la rassegna culturale organizzata da Mantovano a Lecce tenta di dare delle risposte precise su che cosa significa essere leader di una comunità, su come si formano le guide nei vari settori della vita quotidiana, quale deve essere il loro ethos e quali strumenti per comunicare.
“Bisogna imparare dai contadini che alla carestia rispondevano con l’unica saggezza epica di cui disponevano: seminare. Ricominciare a seminare, ripetere l’antica giustezza di quel gesto e con la sua arcana rettitudine ricreare la speranza nel futuro(…)Per leadership non intendiamo solo una speciale forma di competenza e di responsabilità ma anche l’attività morale di un Giusto. Solzenicyn ci ricorda che il Giusto è colui senza il quale non esiste villaggio”. (da Leadership futura, Associazione Centro Studi B.E. 2012)
Rozzano MI, 21 dicembre 2013 Festa di S. Pietro Canisio
DOMENICO BONVEGNA
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