Politica
Focus. Stipendi d’oro: e “Parolina” superò la… Monarchia Britannica
Quando si parla di stipendi d’oro italiani, il confronto più diretto che viene fatto è con una monarchia spesso messa in croce dai media locali con l’accusa di essere spendacciona. Quella inglese: Dicono i bilanci ufficiali che il Crown Estate, cioè il complesso dei beni immobiliari che appartengono alla Corona britannica ma sono gestiti dallo Stato, rendono immensamente più di quanto lo Stato versi alla casa regnante per svolgere la sua attività istituzionale. I contribuenti, insomma, ci guadagnano: nel 2006 hanno incassato dal Crown Estate 290 milioni di euro e ne hanno dati alla regina meno di 57. ripartiti in tre pacchetti. La Civil List, che viene fissata ogni dieci anni e va a coprire gran parte delle spese, dallo staff alla rappresentanza; il contributo statale (“Grant in aid for the maintenance…”) per il mantenimento delle residenze reali, e il fondo per i viaggi di Stato. Tutto pubblico, su internet: www.royal.gov.uk/output/page3954.asp. con 33 pagine ricche di dettagli sulle entrate-uscite dedicate alla prima voce, 54 alle residenze, 33 ai viaggi.
Sei un cittadino? Hai diritto di sapere che i dipendenti a tempo indeterminato a carico della Civil List alla fine del 2005 erano 310, cioè 3 in più rispetto all’anno prima. Che la regina ha avuto regali ufficiali per 142.000 euro. Che nelle cantine reali sono stoccati vini e liquori “in ordine d’annata”, per un valore stimato in 608.000 euro. Che le uniformi del personale sono costate 152.000 euro e “catering e ospitalità” 1.520.000. che sul volo di Stato numero tale, il giorno tale, in viaggio da qui a lì c’erano i passeggeri Tizio, Caio e Sempronio.
La convinzione democratica che chi sta ai vertici del potere abbia il dovere (non la facoltà: il dovere) di rendere conto del pubblico denaro è talmente radicata che una tabellina indica, con nome e cognome, lo stipendio dei massimi dirigenti. Sappiamo quindi che la busta paga di Lord Chamberlain (Richard Luce fino all’11 ottobre del 2006, poi William Peel) è stata di 97.000 euro, quella del segretario particolare della regina Robin Janvrin di 253.000, quella del responsabile del portafoglio privato Alain Reid di 276.000, quella del Maestro di Casa David Walzer 191.000 euro.
E da noi? Boh… Fu solo grazie a un’interrogazione parlamentare di Filippo Mancuso, l’ex ministro della Giustizia ricco di entrature nei gangli più impenetrabili della macchina statale, che nel 1995 finì nel mirino lo stipendio di Gaetano Gifuni. Il mitico “Parolina” (chiamato così perché era talmente riservato da apparire muto e parlava solo chinandosi nei momenti delicati alla basettona asburgica di Oscar Luigi Scalfaro per sussurrargli all’orecchio: “Presidè, se permette ‘na parolina…”) cumulava allora due introiti favolosi. Lo stipendio di segretario generale del Colle e la pensione di ex segretario generale del Senato. Lui smentì. Tre giorni dopo saltò fuori la dichiarazione dei redditi del 1993, primo anno in cui aveva cumulato le due entrate. Il reddito era inferiore a quello denunciato da Mancuso ma niente male: 799.483.000 lire. In valuta attuale, 557.000 euro. Molti di più di quelli che prendeva il capo dello Stato.
Non bastasse, “L’Espresso” pubblicò allora un elenco dei benefit del Grand(issimo) Commis: una villa nella tenuta di Castelporziano (dove anche altri dirigenti hanno a disposizione cottage) più un faraonico appartamento da 500 metri quadrati un tempo abitato dal ministro della Real Casa più un maggiordomo, una guardarobiera, un cuoco, una domestica e un autista. Ormai avviato verso la pensione, ricevette da Carlo Azeglio Ciampi l’ultimo dono: la nomina a segretario generale onorario, un ruolo fino a quel momento, per quel che se ne sa, inesistente. Con ufficio personale a Palazzo Sant’Andrea, già sede del ministero della Real Casa, di fronte alla Manica Lunga del Quirinale. Con segretarie, assistenti, autisti? Boh… Segreto.
Certo è che i costi, stando all’unica fonte a disposizione (la comunicazione annuale con cui il Quirinale informa il governo di aver bisogno di “tot soldi” senza spiegare nulla su come vengono spesi) hanno continuato inesorabilmente a lievitare senza che mai sia stato segnalato un taglio e senza che mai sia stata fornita una risposta alle richieste di aggiornamento dei dati conosciuti e mai smentiti.
NOTA: I testi sono tratti dal libro “La Casta”, ventesima edizione: Ottobre 2007.
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