Motori, Sport
Formula Uno: Elio De Angelis e la Brabham BT 55
Il 14 maggio di 27 anni fa avveniva al Castellet l’incidente mortale che ci ha portato via Elio De Angelis. Un pensiero e un ricordo per lui.
ELIO DE ANGELIS (Roma, 26 marzo 1958 – Marsiglia, 15 maggio 1986) è stato uno dei più grandi piloti italiani delle ruote scoperte dell’epoca moderna. Campione nazionale di Formula 3 nel 1977, debuttò due anni dopo in Formula 1 nel Gran Premio d’Argentina, con la Shadow. Nel 1981 passò alla Lotus, con la quale ottenne le uniche due vittorie, al Gran Premio d’Austria 1982 e al Gran Premio di San Marino 1985. Dopo 6 stagioni con la Lotus, con la quale arrivò 10 volte sul podio ed ottenne 3 pole position, passò alla Brabham. Morì a Marsiglia nel 1986 per le conseguenze di un grave incidente occorsogli il 14 maggio, durante una sessione di prove private sul circuito Paul Ricard a Le Castellet.
La prima vittoria e gli anni dopo Chapman La Lotus 91, vettura con la quale il team britannico disputò la stagione 1982. Dopo aver disputato la prima gara della stagione 1982 con la vecchia Lotus 87 in versione modificata, a partire dal Gran Premio del Brasile De Angelis poté disporre della nuova Lotus 91. Dopo aver conquistato vari punti durante la stagione, ottenne la sua prima vittoria in carriera al Gran Premio d’Austria, svoltosi all’Österreichring: a cinque giri dalla fine si ritrovò in testa e a un giro dal termine aveva oltre un secondo e mezzo di vantaggio su Keke Rosberg, ma, a causa di un errore in un cambio di una marcia, il finlandese riuscì a recuperare tutto lo svantaggio. I due giunsero appaiati al traguardo, distanziati di appena 5 centesimi. Questa fu anche l’ultima vittoria del suo ingegnere Colin Chapman. Dopo questo successo Elio ottenne un sesto posto in Svizzera, prima di chiudere il campionato nono, con ventiquattro punti.
L’INCIDENTE MORTALE
Durante una serie di prove sul circuito francese di Paul Ricard a Le Castellet, l’alettone posteriore della BT55 si staccò mentre De Angelis procedeva ad alta velocità, facendo perdere stabilità al retrotreno della vettura, che, dopo diversi cappottamenti, finì contro una barriera e prese fuoco. Diversi piloti, tra cui Alan Jones e Nigel Mansell, si fermarono a prestare soccorso ed Alain Prost cercò di estrarre il romano dall’abitacolo nonostante le fiamme, senza riuscirvi. Soltanto dopo diversi minuti, i commissari e alcuni meccanici, giunti a piedi dai box e privi di tuta ignifuga, riuscirono a tirare fuori il pilota dall’abitacolo. L’elicottero d’emergenza arrivò oltre 30 minuti dopo; poiché era una sessione di test privati, i proprietari del circuito non erano tenuti a prevedere lo stesso dispiegamento di mezzi di soccorso richiesto invece per i Gran Premi.
I piloti fecero dunque notare alla Federazione le mancanze e in seguito a questo incidente la FIA impose anche per le sessioni di test i medesimi standard di sicurezza delle gare. L’impatto non uccise il pilota, ma provocò gravi danni alla testa e il distacco della colonna vertebrale, oltre alla frattura della clavicola e alcune bruciature; De Angelis morì a causa dell’asfissia provocata dal fumo dell’incendio, essendo rimasto intrappolato nell’abitacolo anche a causa della mancata prontezza dei soccorsi e dei vigili del fuoco. Trasportato all’ospedale di Marsiglia, vi spirò il giorno dopo. Le spoglie del pilota riposano nel Cimitero del Verano, a Roma.
I colori e i disegni del casco di Elio sono stati ripresi da Jean Alesi, che ha voluto in questo modo rendere omaggio alla sua memoria.
LA BRABHAM BT55 BMW
La Brabham BT55 fu la vettura di Formula 1 portata in gara dal team Brabham nel 1986. Progettata da Gordon Murray la BT55 non ottenne alcun successo e a fine stagione poté contare solo due punti, ma fu alla base della progettazione della McLaren MP4/4 che nel 1988 vinse 15 gare su 16. I piloti erano Riccardo Patrese ed Elio De Angelis, poi sostituito da Derek Warwick. La vettura Il progettista Gordon Murray disegnò una vettura totalmente innovativa e, talmente bassa, che obbligava il pilota in posizione quasi sdraiata e per questo fu soprannominata “sogliola”. Allo scopo si costrinsero i tecnici BMW a riprogettare il motore inclinandolo di 70° su un fianco, per poterlo installare sulla vettura, nel tentativo di rendere più “puliti” i flussi d’aria che investono la vettura durante il movimento e ottenere una maggiore deportanza. Il telaio era per la prima volta per la Brabham tutto in fibra di carbonio.
LA STAGIONE 1986 DELLA “SOGLIOLA”
La vettura fu un disastro sia in prestazioni che affidabilità. La stagione poi si rivelò nel complesso molto negativa tanto che per fare “lavorare” meglio il quattro cilindri in linea turbo BMW, se ne ridusse l’inclinazione, (cose che face sporgere l’ingombro del cassoncino di aspirazione dalla carrozzeria. I migliori risultati della “sogliola”, furono due sesti posti e niente più. Durante la stagione fu addirittura rimessa in pista la vettura dell’anno prima la BT54.
Nel 1987 Murray passò alla McLaren per seguire un programma della GT stradale. Tuttavia, va detto che la base del progetto –nonostante tutto- si sarebbe rivelata azzeccata, tanto che Murray e Nichols, insieme in McLaren, ripresi i concetti alla base di quel progetto con la McLaren MP4/4-Honda, realizzarono una monoposto che si aggiudicò i due mondiale del 1988, (la vettura stracciò la concorrenza e non fece cappotto -ossia 16 GP su 16- solo per la collisione di Jean-Loius Schlesser che nel GP d’Italia a Monza mise ko la vettura di Senna alla prima chicane mentre mancavano 2 giri al termine della gara, regalando una doppietta alle Ferrari di Berger e Alboreto, nemmeno un mese dopo la morte di Enzo Ferrari).
Fonte Wikipedia – foto riprese dal web.
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