Storie di Sicilia
“FURCI SICULO ANNI 40-50” (Mariano Spadaro racconta: “PERSONAGGI: MELO MICALIZZI”)
In quasi tutte le comitive di ragazzi c’è sempre qualcuno che spicca per il suo essere buontempone. Nella nostra ce n’erano diversi, ma è solo di uno di loro che voglio parlare. Immaginate un ragazzo che sa raccontare le barzellette, che appena dice una battuta fa ridere tutti: questi era Melo Micalizzi, un attore nato. Faceva a tempo perso il barbiere, ma per il suo fare giocoso nei saloni durava poco. Due erano le sue grosse passioni: combinare “trastule”, scherzi per fare divertire tutti, e prendere cardellini. In primavera non parlava d’altro: descriveva i posti dove appartarsi per potere catturare quelle povere bestiole, ed il modo: con il vischio, con la rete, e quale cardellino portare per fare da richiamo. Naturalmente, sempre il suo perché diceva fosse il migliore. Non ero del suo stesso avviso, ma lui oltre che essere più competente aveva almeno quattro anni più di me e quando si hanno dodici tredici anni tale differenza conta. Non ero convinto che il suo migliore cardellino potesse competere con il mio, non lo sono mai stato anzi penso che fosse un po’ invidioso. Quello che mi successe qualche tempo dopo per me ne fu la prova.. Una mattina si presentò con una scusa a casa mia chiedendomi di vedere la mia bestiola. Ebbi il torto di accontentarlo, stranamente gli volò via dalle mani. Ho pianto, me lo avevano regalato quando era un “ramacio” lo tenevo da più di cinque anni. Non l’ho più rivisto. So che Melo fa il carabiniere vicino a Torino, anche se attualmente dovrebbe essere in pensione, e mi piacerebbe vederlo per ricordare con lui questo episodio, ma soprattutto per sentirgli dire che non lo fece volutamente.
A parte questo, riconosco che era un grosso inventore di scherzi come quello della pinna di squalo piantata su un sughero e tirata da un lungo filo attaccato ad una barca che doveva passare davanti a qualche pescatore dilettante il quale per mettersi in mostra avrebbe fatto di tutto per infilzare l’animale. Puntualmente le previsioni si avveravano e il pescatore una volta resosi conto dell’inganno ci raccomandava di dire che l’animale era scappato, non poteva fare certe figure!! Tornava a riva fra le risate di noi ragazzi che, avendo preparato con cura un simile tranello sapevamo che un pescatore in particolare ci sarebbe caduto. Ancora oggi nel raccontarlo mi viene da ridere. Un’altro dei suoi scherzi? In una calda serata dell’agosto del ‘58 molta gente di diversa età, in piccoli gruppi, stava in piazza a conversare. Melo Micalizzi si avvicinava e dopo aver confabulato con qualcuno partiva con almeno due persone verso il ponticello della ferrovia per tornare dopo una diecina di minuti. Questa operazione veniva ripetuta tante volte. Alcuni che ancora non erano stati invitati non si davano pace per l’esclusione. Questo carosello si protrasse per oltre due ore finché qualche cosa iniziò a trapelare; qualcuno aveva parlato. Melo raccontava ai malcapitati che nel giardino del Principe dopo la ferrovia aveva portato una donnina allegra sua amica. In effetti, questa non era altro che uno di noi camuffato da donna. Non appena l’invitato tentava il primo approccio veniva coperto di parolacce fra le risate generali dei pochi presenti. Il meccanismo era diabolico e chi veniva così raggirato non voleva essere deriso, stava al gioco e tornando in piazza raccontava cose straordinarie. Tanti ci sono caduti, dai giovani ai meno giovani che accumunati dagli stessi desideri non ci stavano poi ad essere presi in giro. Come si suol dire, mal comune mezzo gaudio.
Cordialmente Mariano
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