Storie di Sicilia
LA FONDAZIONE DELLA CHIESA MADRE DI ALI’ (dedicata a Sant’Agata)
Nella presentazione del libro di Sebastiano Di Bella, “ALI’ LA CHIESA MADRE La cultura artistica”, Teresa Pugliatti scrive: “La ricerca effettuata da Di Bella muove fondamentalmente dallo studio dei documenti parrocchiali, nonché dalla lettura di una cronaca settecentesca sul territorio di Alì, fonti che l’autore vaglia con attenzione ed intelligenza, deducendone tutte le possibili notizie e mettendo ordine tra esse, con il risultato che da dati necessariamente frammentari, finisce per emergere una storia organica della chiesa in oggetto”.
Quando il 17 agosto del 1126 la nave che trasportava le spoglie di Sant’Agata da Costantinopoli a Catania si fermò improvvisamente alla marina di Alì, molti devoti, che si erano radunati sul litorale per rendere omaggio alle sacre reliquie, interpretarono lo straordinario fenomeno come segno di particolare benevolenza della Martire e, dopo aver ottenuto dal vescovo di Catania, Maurizio, custode del corpo della Santa, il velo che ricopriva le sacre spoglie, la elessero subito a loro patrona, sostituendola a San Filippo d’Agira. Inoltre le dedicarono una chiesa, poi distrutta da un incendio nel 1607, che venne chiamata successivamente Sant’Agata Vetere per distinguerla dall’attuale chiesa madre.
Da quel lontano 17 agosto il culto di Sant’Agata è divenuto un sentimento che ha uniformato gli animi di tutti gli Aliesi; e non soltanto strettamente dal punto di vista della fede: se, infatti, l’espressione devozione trovava riscontro nelle manifestazioni religiose e nelle tradizioni, ormai di antica memoria, non fu evitato che essa assumesse pure, a volte, l’aspetto di un autentico impegno civico nell’intento di mantenere sempre viva una ben precisa connotazione culturale. Era abbastanza evidente quindi che prima o poi alla Vergine catanese sarebbe stato innalzato un tempio votivo più degno; in realtà la vecchia chiesa madre, per quanto antica, risultava essere ormai inadeguata alla moltitudine di fedeli che sempre più numerosi accorrevano alle celebrazioni liturgiche.
Ma l’odierna chiesa madre non fu fondata, come facilmente ed erroneamente potrebbe credersi, con l’intento di dedicarla alla Santa catanese: infatti, secondo la testimonianza di Pietro Carrera, inizialmente si era pensato “a dar[le] titolo di chiesa maggiore col nome di S. Maria”. Fu dopo animate discussioni fra gli stessi Aliesi e dopo “un’estrazione a sorte miracolosa” che venne dedicata a Sant’Agata.
Bisogna dire che la documentazione scarsissima del tempo non sembra contraddire lo storico sopra menzionato, poiché essa riferendosi a questa nuova chiesa la indica con l’aggettivo “maggiore” e solo dopo l’incendio che divampò nella chiesa vecchia la nomina col titolo di Sant’Agata. Quindi l’attuale chiesa madre, già al momento della sua fabbricazione concepita come la più importante di Alì, venne dedicata verosimilmente alla Martire catanese solo durante il corso dei lavori o appena fu parzialmente completata.
In definitiva, si trattò di trasferire il titolo della vetusta ed inagibile chiesa a quella nuova che ospitò pure dei documenti e degli arredi della prima.
Così, mentre altre città o paesi avevano realizzato, come simbolo di unità civica e concordia cittadina, una piazza, un palazzo o una fontana, gli Aliesi raccolsero e concentrarono le loro forze fisiche e morali nell’obiettivo di innalzare alla loro Santa protettrice una nuova grandiosa chiesa che fosse nel contempo centro propulsore di fede e preciso riferimento di identità culturale.
Allo scopo, però, la sola devozione si sarebbe rivelata insufficiente, soprattutto se si considera che la chiesa non poteva contare economicamente né su un ordine monastico ricco né su una nobiltà in grado di farsi carico, con generose rimesse, dell’intero finanziamento dell’impresa; era, anzi, Alì che versava annualmente discrete somme di denaro alle casse dell’Archimandritato di Messina da cui dipendeva. Perciò, per quanto significativa, la gratuità della manodopera collettiva, di cui parlano l’Aliensis Civis, (sulla base di quanto appreso da antiche memorie tramandatesi oralmente si dichiarava, che ogni domenica, dopo la prima messa, uomini, donne e giovani lavoravano gratuitamente per la costruzione della nuova chiesa) e un documento del secondo decennio del Settecento, o il modesto contributo pecuniario del singolo non potevano determinare lo stato di avanzamento dei lavori, poiché erano necessari fondi costanti e di maggiore entità.
Probabilmente la fonte più sicura dei supporti economici venne individuata nell’ampliamento del patrimonio fondiario della chiesa ed in una più accorta gestione dei proventi delle gabelle sul frumento e sulla seta. Il problema fu avvertito pure dai fedeli, i quali nelle loro scelte testamentarie indicavano spesso come destinataria di loro legati o lasciti la nostra chiesa benché ancora incompleta.
Fra i documenti più antichi di questo genere, concernenti cioè donazioni da parte di privati, tutte del XVII secolo, ricordiamo il legato di trenta onze di Filippella Longo a favore della “nove fabrice matris ecclesie istitus terre Alì sub titulo Sante Agate la nuova”.
È da ricordare, infine, la munificenza di qualche sacerdote e, in particolar modo, quella dell’arciprete Antonino Fiumara che si prodigò al massimo per fare decorare ed arredare la chiesa, fino a disporre addirittura che dopo la sua morte tutti i suoi beni venissero utilizzati a tale scopo; si istituì, quindi, un fidecommesso, attivo sino ai primi decenni del nostro secolo, al quale si devono non poche opere.
Stabilite le origini della nuova chiesa di Sant’Agata ed indicato il grande impegno profuso dagli Aliesi per portarla a termine, viene naturale domandarsi quando essa venne fondata. In proposito non abbiamo notizie documentarie sicure e pertanto ci dobbiamo attenere a quanto riferiscono le poche fonti a disposizione che in questo caso, fra l’altro, non sono concordi. Secondo il Carrera la chiesa venne iniziata poco prima del 1582, invece per fra Stefano, a cui si deve imputare un manoscritto (1754) sulla storia d’Alì, nel 1565. Ma quest’ultima data è certamente errata poiché lo stesso cappuccino precisa di averla riportata dall’opera dello storico catanese appena menzionato. Tuttavia la maggior parte degli studiosi segue il cappuccino probabilmente anche perché nell’archivio dell’attuale chiesa madre si conservano atti di battesimo che iniziano dal 1564, ma che certamente provengono dalla chiesa di Sant’Agata Vetere andata più volte distrutta. Non si sa poi su quali basi il Giunta possa affermare che la nostra chiesa sia stata edificata tra il 1565 e il 1582. Allo stato attuale delle ricerche appare più ragionevole attenersi alla data fornita dal Carrera. D’altronde sarebbe stato impossibile che nel 1565 si pensasse ad un progetto stilisticamente assai vicino a certe esperienze artistiche che si noteranno nella nostra regione verso il 1580, quando cioè l’ambiente artistico si era rinnovato con l’arrivo di validi artisti provenienti dal continente.
Anche per quanto riguarda la data di completamento della chiesa non abbiamo una precisa indicazione; anzi, secondo i documenti, i lavori continuarono per tutto il XVII secolo e proseguirono in quello successivo relativamente agli abbellimenti. Ma un documento del 1590, riferibile al nuovo edificio sacro, ricordato nel documento stesso come “maiuri ecclesia”, fa supporre che in quell’anno la chiesa era già terminata almeno per quanto riguarda le strutture più importanti. Ancora nel 1598, come si evince da un altro documento, la chiesa doveva presentarsi simile ad un cantiere ed è sul finire del primo decennio del XVII secolo che venne sicuramente aperta al culto, come dimostrano altri due documenti: il primo, del 1608, ci informa che a questa data si cominciò ad amministrare pure in questa nuova chiesa il Sacramento del Battesimo; il secondo, del 1609, ci informa invece su un legato di pochi tarì lasciato alla chiesa di Sant’Agata Vetere, così definita per distinguerla certamente dalla nuova appena officiata.
12 Marzo 2014
Invia un Commento