Storie di Sicilia
La Sicilia del ‘700. I Grandi Artisti e le loro Opere (Filippo Juvarra)
FILIPPO JUVARRA (o Juvara) – Architetto e Scenografo. Nato a Messina nel 1678, dove inizia la sua attività artistica, fu educato all’architettura prevalentemente in ambiente Romano essendo allievo di Carlo Fontana (dal 1703 al 1714). Nel 1714 passò, come architetto di corte, al servizio di Vittorio Emanuele II, operando per una ventina di anni al rinnovamento edilizio ed urbanistico a Torino. Figlio di un argentiere, mantenne molto vivo il senso della decorazione e della scenografia tanto da rappresentare un termine di passaggio tra le ultime forme del Barocco ed i nuovi preziosismi del Rococò.
Dal 1715 a Filippo Juvarra spetterà il compito di riformulare, in forme organiche ed articolate l’espansione in direzione occidentale della città di Torino; egli organizza i nuovi progetti attorno ad una piazza ad angoli chiusi (attuale Piazza Savoia) e pone sul perimetro esterno i quartieri militari che caratterizza con l’ordine gigante quasi a volerlo rappresentare alla scala dell’intera città. Molte sono le opere di Juvara, la sua versatilità lo porta ad abbracciare tutto ciò che è connesso all’architettura, dagli oggetti sacri agli edifici civili e militari all’urbanistica.
Tra le sue opere ricordiamo in particolare il Palazzo Madama, la Basilica di Superga e la palazzina di caccia di Stupinigi. Fu attivo, oltre a Messina e Torino, anche in Lombardia, in Portogallo (1719-1720) e Spagna (1735-1736).
Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja (Torino) riassume in se stesso la storia dell’intera città, resti di una porta romana vengono nel medioevo inglobati in una nuova fabbrica ampliata e trasformata in età rinascimentale, e diventata in seguito dimora di Maria Cristina di Francia vedova di Vittorio Amedeo I, la “Madama” da cui prende il nome. A partire dal 1718 Juvara elabora la nuova facciata, intesa come un volume dotato di autonomia rispetto alla storia passata, e concepita in maniera da imprimere un segno forte dell’espressione dei nuovi tempi. Da notare l’ordine gigante sul basamento bugnato che conferisce imponenza a tutta la composizione.
La Basilica di Superga (Torino) viene realizzata fra il 1717 al 1731. Sorge su una delle colline che dominano Torino ed è stata fatta costruire dal re Vittorio Amedeo II in segno di ringraziamento alla Vergine Maria dopo la sconfitta dei francesi assedianti, nel 1704.
L’ingresso della chiesa avviene attraverso tre scalinate, che portano al pronao[1] di gusto classico. Ai lati del portico sporgono due corpi dai quali si elevano gli eleganti campanili. La pianta è ottagonale, con pilastri angolari a cui si addossano colonne corinzie poste su basamenti ad andamento concavo. Le cappelle laterali conservano dipinti del Ricci e del Beaumont e le pale marmoree del Cametti e del Cornacchini.
A sinistra dell’ingresso della Basilica c’è l’accesso alle tombe dei re e dei principi del regno di Sardegna. Dietro l’edificio religioso sorge il convento che ospitava la Congregazione dei sacerdoti regolari voluta da Vittorio Amedeo. Sulla parte retrostante della costruzione il 4 maggio 1949 si schiantò l’aereo che riportava da Lisbona a Torino la squadra di calcio del Grande Torino, causando una delle tragedie più tristi del dopoguerra italiano. Ai campioni e ai loro accompagnatori morti nell’incidente aereo è dedicata una lapide, posta appunto nella parte retrostante del complesso. Il muro contro cui finì l’aereo non è stato ricostruito ed è ancora visibile.
La Palazzina di caccia di Stupinigi (Nichelino Torino) è uno dei rari complessi a scala paesistica esistenti in Italia, è l’ultima opera lasciata da Juvarra in Piemonte e ne costituisce la sua più alta espressione. La costruzione fu iniziata nel 1729 verso la fine del regno di Vittorio Amedeo II, su progetto e con la supervisione di Filippo Juvarra e fu proseguita durante il regno dai suoi successori Carlo Emanuele III e Vittorio Emanuele III.
Nel corso del tempo diversi architetti si avvicendarono alla costruzione della Real fabbrica che diede vita ad un cantiere ininterrotto per tutto il XVIII secolo. Oltre a Giovanni Tommaso Prunotto, già collaboratore di Juvarra, furono attivi anche Ignazio Birago di Borgaro, Ludovico Bo, Ignazio Bertola e Benedetto Alfieri.
L’edificio nella sua disposizione architettonica a diversi “bracci di fabbricato” collegati da gallerie, è diviso in vari appartamenti di cui si sono conservate le denominazioni storiche. Esso occupa una superficie di mq. 31.050 ed i fabbricati adiacenti si estendono per altri mq. 14.289; il parco che lo circonda ha una estensione di mq. 155.289 e le aiule esterne hanno una superficie di mq. 3.800. la Palazzina è costituita da 137 camere e 17 gallerie.
Il fabbricato, che è uno dei più belli esemplari dell’architettura juvarriana, si costruì, si ampliò e si arredò nel corso degli anni attraverso le opere di valenti artisti di varie epoche e di vario genere, fra cui decoratori, stipettai, artigiani del Piemonte e fuori Piemonte. L’edificio conserva quindi decorazioni dei pittori veneziani Giuseppe e Domenico Valeriani, Gaetano Perego, Christano Wehrlin, viennese, figlio del pittore Adamo Wehrlin, nominato da Carlo Emanuele III conservatore delle Regie gallerie d’arte a Torino, ed altri.
La Palazzina fu dimora prediletta dei Savoia per feste e matrimoni; si ricordano in particolare gli sposali tra Maria Teresa, Principessa di Savoia e Filippo conte d’Artois, principe reale di Francia, futuro Carlo X, celebrati nel 1773. Nel 1791 seguì l’unione tra Maria Carola figlia di Vittorio Amedeo III e Antonio Clemente, poi re di Sassonia; nel 1842 si celebrarono le nozze di Vittorio Emanuele II con Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena d’Austria. Si ricorda infine nel 1867 il matrimonio di Amedeo di Savoia duca d’Aosta con Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna.
La Palazzina di Stupinigi ospita sin dal 1919 il Museo dell’Arredamento. Esso conserva mobili, dipinti ed oggetti di altissima qualità provenienti sia dagli arredi originali della Palazzina stessa, sia da altre residenze reali: i castelli di Venezia, di Moncalieri e di Rivoli.
[1] PRONAO: il prònao o prodromo era una parte del tempio greco e romano, costituita da uno spazio antistante la cella templare. Per estensione il prònao definisce la parte anteriore di qualsiasi edificio, anche moderno, che abbia forma simile a quella di un tempio, con facciata colonnata e frontone; può essere inteso anche come atrio o vestibolo.
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