In Evidenza, Storie di Sicilia
Socrate e la Sicilia greca filosofica
Era l’anno 735 a. C., la prima colonizzazione greca in Sicilia avveniva a Naxos (attuale Giardini Naxos), nella spiaggia di Taormina. Nel 734, coloni Dori, provenienti da Corinto, si stanziavano nel centro siculo di Suràka, attuale Siracusa, che a sua volta fondò Akrài (Palazzolo Acreide), Casmene e Camarina. Nel 728 a. C., colonizzatori provenienti da Megara, fondarono Megara Iblea tra augusta e Siracusa.
Lo splendore culturale della Sicilia greca si manifestò in tutti i campi, da quello letterario e filosofico a quello medico; da quello artistico a quello matematico. Ricordiamo Epicarmo da Siracusa, (528-436 a. C.), uno dei primi a scrivere commedie, Stresicolo da Imera che fu maestro della poesia corale, Teocrito da Siracusa, raffinato poeta bucolico che Virgilio considerò suo maestro. Lo storico Timeo da Taormina che per primo indicò la cronologia degli avvenimenti, ancorandoli al computo delle Olimpiadi; Empedocle da Agrigento (483-402), il filosofo che per primo concepì l’idea trascendente di Dio, anticipando di secoli il pensiero di Spinosa.
La Maga Grecia è il nome dell’area geografica della penisola italiana meridionale che fu anticamente colonizzata dai Greci a partire dall’VIII secolo a. C. La vicenda storica della Magna Grecia, sebbene strettamente legata, va tenuta distinta da quella della Sicilia greca.
La Sicilia ha un rapporto strettissimo con la filosofia fin dalle sue origini, e non poteva essere altrimenti visto che Grecia e Magna Grecia sono un unico modo culturale e linguistico (una koinè, condiviso, che è in comune). In particolare sono due i filosofi “siciliani” a spiccare: Empedocle e Gorgia, nati rispettivamente ad Agrigento e a Lentini.
SOCRATE (nacque ad Atene, Grecia, nel 449 a.C ed ivi morì nel 399 a. C.). Filosofo greco antico, fu uno dei più importanti esponenti della tradizione filosofica occidentale. Socrate è riconosciuto quale padre fondatore dell’etica o filosofia morale. Per le vicende della sua vita e della sua filosofia che lo condussero al processo e alla condanna a morte è stato considerato, dal filosofo e classicista austriaco Theodor Gomperz, il primo martire occidentale della libertà di pensiero.
“La filosofia – ha scritto Betrtrand Russel – va studiata non per amore delle risposte precise alle domande che essa ne pone, perché nessuna risposta precisa si può, di regola conoscere, ma piuttosto per amore delle domande stessa; perché esse ampliano la nostra concezione di ciò che è possibile, arricchiscono la nostra immaginazione e intaccano l’arroganza dogmatica che preclude la mente alla speculazione”.
Si può capire, per questa via, anche che cosa ci sia di peculiare nella filosofia, e in che cosa sia diversa dagli altri ambiti del sapere. Uno storico si chiede cos’è accaduto in un certo periodo del passato. Un filosofo si domanderà: cos’è il tempo? Un matematico studia le relazioni tra i numeri; e il filosofo si chiede: cos’è un numero? Di che cosa sono fatti gli atomi? È la domanda del fisico; come possiamo sapere che esiste qualcosa, nel mondo, fuori dalle nostre menti? è quella del filosofo. uno psicologo studia come i bambini apprendano il linguaggio: ma, dirà il filosofo, com’è possibile che le parole abbiano un significato? E da dove viene la nostra capacità di afferrarlo fin dalla più tenera età?
E nell’Apologia (33 a-b) probabilmente in opposizione a chi aveva, anche dopo la morte di Socrate, giustificato l’operato della restaurata democrazia, ancora una volta accusando Socrate di essere stato il cattivo genio di certi personaggi politici di Atene (un Alcibiade, un Crizia), che operando individualmente avrebbero rovinato la Città, Platone fa dire a Socrate (Socrate non lasciò nessuna pagina scritta; tanto il suo pensiero quanto il suo aspetto devono essere desunti dalle fonti coeve) ch’egli in realtà non ebbe alcun discepolo, ch’egli non insegnò alcuna dottrina, che cercò solo di far pensare la gente con la propria testa:
Io, poi, non sono mai stato maestro di nessuno: solo che, se parlando o attendendo a quella che è la mia funzione, qualcuno mi vuole ascoltare, giovane o vecchio, non ho mai detto di no: né è vero ch’io parli qualora ne ricavi guadagno e se non ne ricavi non parli; ugualmente, anzi, io sono a disposizione del povero e del ricco, di chiunque mi voglia interrogare e abbia desiderio di ascoltare quello che rispondo. Se poi qualcuno, a causa di questi incontri, diventi uomo dabbene o no, non sarebbe giusto che ne ricadesse su di me la responsabilità, su di me, chè a nessuno ho promesso d’insegnare né mai ho mai insegnato una qualche dottrina; e se qualcuno sostiene di avere imparato o udito da me, in privato, cosa che non abbia appresa o ascoltata anche tutti gli altri, siate sicuri che costui non dice la verità.
Testi tratti: dal libro “SOCRATE vita pensiero testimonianze” pubblicato da “Il Sole 24 Ore” nel 2006, nochè da Wikipedia ed altre fonti.
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