Politica
Resta a Messina il processo sul “sacco di Fiumedinisi”
MESSINA – Riprenderà il 24 febbraio la discussione del processo per il “Sacco di Fiumedinisi” nel quale figurano come imputati l’ex deputato regionale Cateno De Luca ed altre 17 persone. Questa mattina il tribunale ha respinto la richiesta di De Luca di trasferire il processo a Reggio Calabria “perché non si sono i presupposti” ha detto il presidente Samperi. La reazione di De Luca è stata quella di revocare il mandato ai suoi due legali, il prof. Carlo Taormina e l’avv. Tommaso Micalizzi, ed il Tribunale gli ha subito nominato un difensore d’ufficio, l’avv. Salvatore Sorbello che, come da prassi ha chiesto i termini a difesa, che il tribunale gli ha accordato rinviando l’udienza al 24 febbraio.
In apertura d’udienza l’avvocato Carlo Taormina ha fatto presente al collegio la presenza dei requisiti per procedere alla sospensione del processo, ritenendola obbligatoria ai sensi del Codice di procedura penale. I pubblici ministeri Liliana Todaro e Vincenzo Barbaro hanno invece evidenziato come il tentativo di fermare il procedimento sia un modo per l’imputato di sottrarsi al processo e alla sentenza, rilevando come nell’istanza di rimessione presentata il 30 gennaio siano stati usati toni aspri e allusivi, presentando un articolato complotto anche nei confronti del collegio giudicante. “Non c’è alcun fattore esterno che condiziona il processo – ha ribadito il Pm Todaro – ma si sta solo delegittimando il lavoro dei magistrati. Non vi é motivo né tantomeno obbligo per sospendere ma anzi vi sono pressanti ragioni per concludere con il pronunciamento della sentenza”.
07 Febbraio 2017
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