Spiritualità
Francesco d’Assisi, il santo poverello
Fra la fine del XI secolo ed i primi decenni del XII, (1181- 1226), è vissuto un uomo, divenuto Grande, per aver scoperto Dio. Nella povertà, nella sofferenza, nella condivisione dell’altrui croce, contemplando e lodando il Signore, la natura con tutte le sue cose e le sue creature, il fraticello di Assisi, diede un forte scossone ad una “Chiesa” medioevale, ormai dedita alle gozzoviglie, al potere temporale, alle ricchezze, così, sprofondata nei peggiori peccati.
LUI, FU… LO STRUMENTO DI DIO! Eppure, Francesco, figlio di un ricco mercante, Pietro Bernardone (o Di Bernardo), nasce come ragazzo viziato… al quale non mancheranno svaghi, donne, amici… e soldi da spendere e spandere. Lui, che fuggiva la vista dei lebbrosi e rifuggiva poveri e miseria, “sente” la chiamata di Dio.
Veste di tela ruvida e un cordone ai fianchi. Una tonaca, consumata dal tempo, dalle sue notti all’addiaccio sulla nuda terra, rattoppata come per il più povero dei mendicanti. Avverte la vergogna e l’ndignazione provata da un padre, che per lui, sognava un futuro da ricco Cavaliere.
Eppure, Francesco, forte della luce divina, conscio della sua cultura, e trascinato dalla sua insanabile allegrezza di giullare, mendica fra coloro che una volta lo veneravano, e adesso lo scacciano come fosse un appestato. Non si scoraggia, anzi, presto fa proseliti. Conterà fra i suoi seguaci, giovani, che come lui, non avevano mai vissuto in povertà, ma accoglierà anche tanti poveri e lebbrosi. Il Vangelo sarà la sua “Regola”, la natura stessa la sua compagna. Fratello sole, sorella luna, …sorella morte corporale.
I potenti della Chiesa di Roma, si chiederanno presto, se sia eretico oppure il vero e unico servo fedele di Cristo. Si vergogneranno i potenti, (spero proprio tanto), dei propri abiti lussuosi, delle immense cattedrali, costruite in nome di Dio stesso. Lo accoglierà il Papa, e, non prima di vicissitudini avverse, sarà illuminato (in sogno), da Dio stesso. Il poverello di Assisi sorregge sulle sue spalle una “Chiesa” in rovina.
RICOSTRUI’ LA CHIESA. Poroprio dal desiderio di ricostruire un vecchio rudere di chiesa, iniziò il suo cammino di conversione… ma non era quella la chiesa ammalata… ma la “Chiesa” Cristiana di Roma. Ma, prima, in una pubblica e gremita piazza, sorprende tutti, (fra i presenti anche alti prelati), spogliandosi letteralmenteda ogni bene terreno. Rimanendo nudo davanti alla folla. Crederlo pazzo, era il minimo, in un epoca in cui gli eretici ed i maghi, venivano bruciati vivi, Francesco si espose ad un rischio tremendo.
PARLAVA AGLI ANIMALI, ALLA NATURA. Non è facile spiegare con parole, come un uomo possa veramente dialogare con gli animali del bosco, e con essi, possa lodare il Creatore. Si narra addirittura di un lupo feroce ed affamato, (il lupo di Gubbio), che, disceso in paese, minacciò il popolo astante. Francesco gli parla, gli si avvicina, lo accarezza, la bestia si ammansisce. Un miracolo!
IL LEBBROSO GUARITO. Il profondo desiderio di Francesco, era, non tanto di guarire il corpo di ogni sofferente, ma prima ancora la sua anima. Così, trovandosi fra lebbrosi, venne provocato aspramente da uno di essi, che lo considerava un ciarlatano, al cospetto di se stesso, che il destino aveva voluto deturpare orrendamente nel corpo, rendendogli le carni putride e puzzolenti e grondanti sangue e pus. Francesco si ritira in preghiera, e chiede a Dio stesso cosa fare per il fratello. Ritorna da questi, e gli si mette a completa disposizione. Il lebbroso, pieno di astio, coglie l’occasione e (sicuro che il tanfo che neanche egli stesso resite lo dissuaderà dal farlo), gli chiede di spogliarlo e lavarlo interamente. Francesco lo fa. Miracolosamente, però, dove passa la mano del poverello di Assisi, la carne del lebbroso viene guarita. Ogni piaga svanisce. Il lebbroso se ne avvede, e, come colpito nell’anima, da una forza sovrannaturale, inizia piangere. Ecco un miracolo, che non si limita a un semplice guarigione corporale, ma anzi, converte un uomo nel modo più profondo e mereviglioso.
LE STIGMATE DI FRANCESCO. Si narra di immense sofferenze patite da Francesco, di una malattia, che lo renderà praticamente cieco, eppure, continua nella sua Lode, dettando “Il Cantico delle Creature”. Il giorno in cui sarà segnato dalle stigmate a mani, piedi e costato sul monte Verna, possiamo solo immaginare il momento di gioia e dolore, paura e beatitudine di Santo. Forse, sarà stato in mezzo ad un prato verde a pregare, o all’mbra di una umida grotta, ma sempre in “ascolto” della voce di Dio. Morirà giovane, Francesco, e, contrariamente alla prassi della Chiesa Cristiana, che prevedeva al tempo, un periodo lunghissimo per la canonizzazione, passeranno non più di ventiquattro mesi.
CHI RAPPRESENTA OGGI SAN FRANCESCO D’ASSISI PER NOI? Il 4 ottobre ne viene celebrata la memoria liturgica in tutta la Chiesa cattolica (festa in Italia). Non è importante che oggi sia il patrono d’Italia, (è stato proclamato patrono d’Italia da papa Pio XII nel 1939), ma, che egli abbia operato come nessun altro. Non con la forza, non con le armi, ma con la “parola” e la “fede”. Mentre in terra santa si combattevano le Crociate, Lui, che lì era voluto arrivare, scopriva ritornando, che ogni terra è “Terra Santa” e, in ogni Cuore ci può essere Dio se noi lo vogliamo. Ieri, come oggi. Si, oggi, mentre milioni di uomini soffrono la fame e le Superpotenze perpetrano milioni di dollari in armi e guerre, per un solo “vero” obiettivo: il Potere! Mai come oggi, abbiamo bisogno di Pace e di un uomo come Lui, che la predichi con forza!
N.B. Articolo già pubblicato nel 2010.
Invia un Commento