Spiritualità
La Preghiera, Fatica d’ogni Giorno (parte quarta)
Parola e parole. Un altro dei pregiudizi diffusi tra noi cristiani é che la preghiera consista prima di tutto in parole e soprattutto nelle nostre parole. Di qui lo sforzo di pensare molto durante la preghiera, di elaborare delle piccole dottrine, dei piccoli trattati su Dio, sull’uomo; credendo Dio come un maestro di scuola che giudica l’esattezza teologica delle nostre frasi o la bellezza poetica dei nostri testi. Altri invece, molto più semplicemente si “parlano addosso” come il fariseo narrato da Lc. 18,11, che credeva di parlare a Dio, ma in realtà parlava “tra di sé“, cioè su se stesso, da solo.
Altri ancora hanno bisogno assoluto dei sussidi o dei libri, perché non ritengono di essere capaci di stare dinanzi a Dio nella semplicità o nella povertà del loro essere. Ecco, queste sono delle “stampelle” che ci rendono vecchi quando in realtà siamo bambini e che non ci permettono di acquisire quello slancio dei moti dello Spirito di cui parla S. Paolo, quell’agilità che soltanto la Parola può imprimere nel cuore del credente. E’ la Parola di Dio che deve farsi preghiera del cuore. La Parola che é Gesù Cristo, il quale incarnandosi é diventato la Parola piccola. Incarnandosi anche nella Parola della Scrittura si é fatto Verbo umano, mettendosi alla portata di tutti e sottoponendosi al dramma della parola umana, con tutti i fraintendimenti della strumentalizzazione, dell’incomprensione e della distorsione.
Preghiera e Parola. La Parola di Dio é buona notizia, é “vangelo”, é quella notizia unica che penetra nella nostra vita perché non é una parola semplicemente detta, ma é la Parola attraverso la quale Dio dice se stesso facendosi presente nella nostra vita. Accogliere allora la Parola di Dio che si fa preghiera dell’uomo, significa porsi davanti alla Parola con fede. Quando prendiamo in mano la Bibbia non prendiamo in mano un libro, ma solleviamo accanto a noi una persona: sulle nostre mani, sotto i nostri occhi, vicino il nostro cuore. Il primo atto di preghiera dunque diviene un atto di fede, di fede in quel Dio che si é rivelato nel Signore Gesù. Si dice che Dio é presente in modo sostanziale nell’Eucarestia; allo stesso modo, per mezzo dello Spirito, é presente in modo non meno reale, in modo mistico, misterioso, nella sua Parola.
Parola che trasforma la vita. Dovrebbe essere più chiaro allora che la preghiera non consiste tanto in parole, o in gesti, quanto in un modo di essere. Essere nella fede davanti a Dio che parla. Aprendo il cuore per accogliere questa Parola, spesso incomprensibile, che ci appare a volte come giudizio, come spada a doppio taglio che penetra fino il fondo dell’essere umano, altre volte come consolazione, illuminazione, conforto e guarigione. Soltanto se raggiunge la profondità della nostra vita, la Parola di Dio diventa Parola di vita che ci fa assumere poco per volta le connotazioni di figli di Dio.
Parola nell’oggi. Concretamente vuol dire che prima di leggere la Bibbia siamo chiamati a fare un atto di fede, dicendo ad esempio: “Eccomi, Signore, sono qui. Cercherò di ascoltarti per poter percepire quel che Tu dici a me in questo momento, in questa mia situazione, e per poter in questa situazione vivere la tua Parola”. Se non si ha una disposizione di fondo di questo genere é molto probabile che si affronterà la lettura biblica in modo schematico. Troveremo ad esempio giustificazioni esegetiche e filologiche in base al testo, applicheremo la scrittura ad altri, andremo a cercare a chi era indirizzata quella parola: ai discepoli, ai dodici, ai contemporanei di Gesù… ma, la Parola di Dio o é indirizzata a me personalmente o non mi dice nulla e quindi perde la sua forza divenendo un libro come tanti altri.
Si può vedere come preghiamo da come trattiamo la Parola di Dio. E’ come la cartina tornasole. Quante volte ascoltiamo – non solo con le orecchie, ma anche con la testa e il cuore – la Parola di Dio? E come la ascoltiamo? Che fine fa questa parola? Scende nel cuore o viene scaraventata fuori dalla nostra vita con indifferenza o con tutti quegli alibi possibili di cui noi siamo creatori instancabili?
Si prega nella misura in cui si ascolta la Parola – e quindi Dio – che ci parla. E si ascolta la Parola di Dio nella misura in cui la si vive. Non é questo un problema di algebra da capire o risolvere; é una verità di vita da vivere, da calare nell’esistenza quotidiana. Non é una Parola che devo accogliere quando mi piace o quando mi giustifica un certo comportamento. E’ la Parola che deve entrare nella mia vita ed essere misura dei miei gesti e dei miei pensieri. Allora essa ci farà comprendere chi é Dio e qual’ é il mistero della sua volontà. Ci metterà davanti al cuore i pensieri di Dio, come diceva S. Gregorio: “impariamo a conoscere il cuore di Dio attraverso le sue parole“. La nostra preghiera diventerà allora memoria, memoria costante di Dio, respiro salutare e santificante per la vita di tutti i giorni.
Domenica 26 Febbraio 2017 – Quarta parte.
NOTA. Nella foto, padre Marino Peditto (02-01-1924 / 25-03.2010).
Francesco Cosentino
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