Spiritualità
La Preghiera, Fatica d’ogni Giorno (parte quinta)
Il silenzio: ostacolo o parola d’amore oltre le parole? Parlo certamente di quel silenzio che é “pienezza”; di quel misterioso sentimento che ci fa scoppiare il cuore per la sovrabbondanza dei sentimenti che vive, e il dolore e la confusione per non poterli esprimere. Eppure esso rappresenta il primo ostacolo, la prima sfida che ci troviamo ad affrontare quando ci mettiamo dinanzi a Dio. Oh come é difficile stare in silenzio! Fare la prova per credere. Come é difficile mettere in pratica quel brano delle lamentazioni di Geremia: “Sieda costui solitario e silenzioso, perché Dio glielo ha imposto“! Silenzio di confusione, di turbamento, di ascolto… Diceva una mistica: “Il silenzio talvolta é tacere, é sempre ascoltare, sempre ascoltare“. Silenzio che purifica, silenzio che prega, silenzio del nulla, del vuoto, della paura di parlare a Dio perché sappiamo di essere stati infedeli; e quante volte questa paura é peggiore del peccato commesso… Peccare é umano, avere paura di Dio non é più umano. E per finire… il silenzio dell’amore. Quando due persone si amano intensamente, non trovano parole per esprimere l’intensità di questo sentimento, lì sboccia la vita. L’amore si nutre di silenzio.
La Preghiera nei vangeli. Consideriamo ora ciò che é stato fin qui scritto come “cornice”, “contesto”, entro il quale cercheremo ora di dare una definizione più circoscritta della preghiera che dovrebbe risultare non più estranea e lontana dalla nostra vita. Inoltre, vedremo di riflettere sull’insegnamento che ci ha consegnato Gesù nei vangeli. Sulle cosiddette “catechesi evangeliche” sulla preghiera, o meglio: su qual’ é stato l’insegnamento che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli a riguardo della preghiera, e quale “catechesi” ci é stata tramandata dalla Tradizione della chiesa.
Semplice tentativo di definizione. La preghiera cristiana, abbiamo visto, può essere definita come: l’incontro personale dell’uomo in dialogo umile con Dio Padre attraverso Gesù Cristo, suo figlio e nostro fratello, nella forza dello Spirito Santo.
Vediamo di esplicitare questa definizione prendendola in esame parola per parola.
Incontro: dice vicinanza, contatto. Possibilità di interscambio di sentimenti.
Personale: non é la spiegazione filosofica di un essere indefinito. Non é “un’altra cosa”, ma “l’Altro”, quello che interpelliamo come un “Tu”, che ci guarda e ci comprende, disposto ad esaudirci, disposto a parlarci.
Dell’uomo: sono io questo uomo (inteso maschio e femmina), nella mia singolarità e nella mia circostanza. Qui e adesso.
In dialogo: é rendere reale la possibilità di interscambio di sentimenti. Dio ha sempre l’iniziativa. Gesù Cristo é la sua Parola. C’é un offerta di amicizia. Non ci costringe. Ci presenta le condizioni per entrare nella meraviglia del suo Amore. A noi tocca corrispondere, chiedendo magari aiuto, chiarezza.
Umile: é innanzitutto l’umiltà da parte Dio, che si abbassa fino alla nostra miseria, al livello del nostro peccato. Ma anche da parte nostra deve essere umile: siccome il nostro stesso “essere creatura” é dono di Dio senza possibilità di un merito previo, la nostra condizione di peccatori inclini ad una indipendenza egoista ci rende positivamente indegni. La preghiera deve essere, dunque, un grido dinanzi alla sua misericordia.
Con Dio Padre: la paternità di Dio, come vicinanza e cura amorosa per l’uomo, é l’aspetto più profondo della rivelazione cristiana. La coscienza della immediatezza divina, appresa nella fede, non elimina la sensazione della sua trascendenza, che si fa paradossalmente vicinanza più intima della stessa nostra persona e diventa come radice attiva del nostro essere.
Attraverso Gesù Cristo: la vicinanza di Dio non é un idea astratta. Dio si é fatto uomo nel suo Figlio. Adopera il nostro linguaggio. Può essere toccato. Lo si può additare: “E’ Lui!”, “Sei Tu!”. E’ questione di fede, però una fede con fondamento storico, con la serie di testimoni che continuano a formare la chiesa da quando Gesù rimase sensibile fra noi. E, ciò che é ancor più interessante, pregò e ci insegnò a pregare (come vedremo più avanti), facendosi solidale con l’umanità.
Nella forza dello Spirito Santo: lo Spirito Santo che é l’Amore personale unitivo del Padre e del Figlio, entra nella vita di ogni cristiano e nella chiesa intera, come un dono di Grazia che ispira e muove le “molle” della nostra vita spirituale. Lui continua a dare testimonianza e a rendere “vivificante realtà” l’azione salvatrice di Cristo, dando consistenza al suo corpo mistico, la chiesa (cioè noi), e al suo corpo sacramentato, l’eucarestia.
Domenica 05 Marzo 2017 – Quinta parte.
NOTA. Nella foto, padre Marino Peditto (02-01-1924 / 25-03.2010).
Francesco Cosentino
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