Spiritualità
La Preghiera, Fatica d’ogni Giorno (parte sesta)
Lc 18, 35-43. Il cieco di Gerico. Questo brano ci insegna che abbiamo bisogno di imparare a “gridare” al Signore di guarire la nostra cecità, come fece il cieco di Gerico appunto. Essere “ciechi” significa incapacità di vedere l’autentica realtà delle cose; incapacità d’amare e quindi impossibilità d’essere autonomamente e responsabilmente liberi, per camminare da soli. La cecità ci rende schiavi, mendicanti lungo le strade della vita. Passa Gesù e il cieco inizia a gridare: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!” (questa frase é divenuta la base per la preghiera più diffusa nella chiesa orientale, chiamata preghiera del cuore). Egli grida perché sa che é l’unica occasione che gli si presenta per risolvere il problema più importante della sua vita: riavere la vista! Quante volte noi abbiamo fatto l’esperienza di aver “preso al volo” oppure di aver “perso per sempre” l’occasione della nostra vita? Per comprendere quanto ciò sia importante bisognerebbe sapere cosa vuol dire esser ciechi e quanto sia importante per un cieco avere la possibilità di recuperare la vista. Condizione essenziale quindi é: la coscienza di esser ciechi e il desiderio forte di voler guarire, per gridare al Signore che passa nelle occasioni che ci si presentano durante la nostra vita. E il Signore ci esaudirà nella misura della nostra fede. “Cosa vuoi che io faccia per te?” dice Gesù. “Signore, che io riabbia la vista”. “Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato”.
Lc. 18, 9-14. Il fariseo e il pubblicano. Questa parabola insegna l’attitudine con cui pregare. Non ritenendosi migliori di altri, ma con umiltà riconoscersi bisognosi dinanzi a Dio. Gesù ha raccontato questa “storia” per dare un insegnamento a chi nella vita si sente “giusto” e disprezza gli altri. Non é difficile dunque, dover ammettere che Egli l’ha detta per noi! Quante volte, negli atti della vita quotidiana, ci sentiamo “giusti”, “migliori” di altri, giudicando chi é diverso o solo chi la pensa diversamente da noi… Questo brano evangelico non ha bisogno davvero d’essere dischiuso alla nostra comprensione, in quanto parla chiaramente e compiutamente a chi vuole rimettersi in discussione! Il pubblicano tornò a casa sua giustificato da Dio, il fariseo pieno solo di “se stesso” e delle “sue” opere no! Chi si esalta da solo, sarà umiliato da Dio. Chi si umilia (cioè chi non tiene conto di quel che gli spetterebbe di diritto) sarà esaltato dallo stesso Dio!
Lc. 18, 1-8. La vedova insistente. Questa parabola Gesù l’ha dettata per indicare quanto sia importante e necessario pregare sempre, senza stancarsi, per chiedere a Dio che ci faccia giustizia contro il nostro avversario. Alcuni termini vanno intesi bene. I nostri avversari ad esempio non sono quelli che ci scomodano o che non ci sono simpatici…
Abbiamo sottotitolato queste riflessioni sulla preghiera: Fatica di ogni giorno. Il motivo é che l’esperienza ci dice che: pregare sempre e senza stancarsi é qualcosa di non facile. Ci sono due cose però che il cristiano dovrebbe compiere senza sforzo (il che non vuol dire senza sofferenza!): la preghiera e l’elemosina. Sono due cose che non vengono naturalmente, ma che bisogna fare costi quel che costi! Per questo Gesù insisteva presso i suoi discepoli, per insegnargli quanto sia importante pregare anche quando non se ne ha voglia. Se la preghiera é davvero il nutrimento quotidiano, il cordone ombelicale che ci lega a Dio, il riflesso sincero della nostra vita, allora é necessario comprendere quanto sia importante pregare sempre e senza stancarsi. Una mamma, quando nel cuore della notte si alza dal letto perché il bimbo piange e ha bisogno di lei, può anche sapere che ciò gli provoca qualche fastidio, perché gli spezza il sonno e al mattino deve andare a lavorare ecc., ma di ciò non tiene conto, non calcola, non soppesa il sacrificio che deve compiere per il suo bambino. Lo fa e basta! E’ l’Amore! E la misura dell’Amore é appunto amare senza misura! Sarebbe molto interessante poter approfondire quest’aspetto (di ciò che dovrebbe essere caratteristico della vita cristiana), ma le esigenze dell’articolo non ci permettono purtroppo di soffermarci oltre. Chi fa l’esperienza dell’amore di Dio, sa quanto é fondamentale nutrire costantemente questo rapporto, e lo fa costi quel che costi…
Quando sperimentiamo la difficoltà della preghiera ecco l’incoraggiamento che ci viene da questa parabola! La vedova ha bussato insistentemente alla porta di un giudice che non temeva di Dio e che non aveva riguardo per nessuno. Egli, solo per la sua insistenza decise di farle giustizia, per non essere più importunato. Ora, se questo giudice disonesto si é così comportato, cosa non farà Dio per i suoi figli che notte e giorno gridano a Lui? Gli farà giustizia prontamente dice Gesù! Ma…, quando verrà il Figlio dell’uomo troverà davvero Fede sulla terra? Troverà veri credenti in Lui?
Ancora, chiedere a Dio che ci faccia giustizia contro il nostro avversario, vuol dire chiedergli di intervenire perché vengano distrutti tutti gli ostacoli e gli idoli che si frappongono tra noi e Lui. Fra tutto quello che ci impedisce di avere una vita piena, con significato. Che ci renda giustizia da tutto ciò che non ci consente di vivere nell’amore, e nella sua volontà. E’ questa una lotta che ci si presenta quotidianamente, perciò abbiamo bisogno di chiedere sempre e senza stancarci l’aiuto di Dio!
Domenica 12 Marzo 2017 – Sesta parte.
NOTA. Nella foto, padre Marino Peditto (02-01-1924 / 25-03.2010).
Francesco Cosentino
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