Casalvecchio Siculo, In Evidenza, Storie di Sicilia
L’umanista e Pittore Casalvetino D. Antonino Cannavò
Casalvecchio Siculo, diventa altresì illustre per aver annoverato fra i suoi figli l’umanista e pittore D. Antonio Cannavò. Di lui si occuparono vari autori. Primo fra tutti, il dott. Domenico Puzzolo Sigillo, suo concittadino, che si dice tra l’altro, lieto di doversi occupare qi questo Pittore “per dare agli studiosi un vero umanista del sec. XVIII”.
Il giornale l’Ora di Palermo, nel n° 75, anno VIII del 16.03.1907, pubblicò, intorno alla sua figura d’artista, una corrispondenza sotto il titolo “Per un Pittore casalvetino nel sec. XVIII”.
Ci fa sapere di lui, Dom. Puzzolo Sigillo che abbondante dovette essere la sua produzione pittorica, sparsa per le chiese e le case di Casalvecchio e di altri paesi, ora in massima parte perduta o deteriorata. (1) Una grande tela del 1754 si conserva ancora nella chiesa di S. Teodoro in Casalvecchio, cui, tra gli altri, allude Giuseppe Bellafiore nella sua opera “La Civiltà artistica della Sicilia dalla preistoria ad oggi” che si conserva nella Biblioteca comunale di Reggio Calabria.
Nel 1706, D. Antonio Cannavò veniva chiamato a Novara di Sicilia per dipingervi le figure “dellu casciarizzu” (armadio) nella sagrestia, come risulta dai libri di esito di quella Chiesa Madre, riassunti e pubblicati dal dott. G. Borghese in una sua monografia su “Novara di Sicilia e le sue opere d’arte” annotata nello Archivio Storico Messinese (Fasc. III-IV, anno VII).
Antonio Cannavò nacque da un Maestro Francesco ma egli fu educato dallo zio suo omonimo, Sacerdote D. Antonio Cannavò “Ludi Magister”.
Nessuna notizia è stata possibile attingere intorno al luogo in cui egli apprese la pittura né intorno ai suoi maestri. Neppure è da supporre . – dice l’avv. Puzzolo – che ciò sia potuto avvenire per es. in Messina, essendo quelli, tempi di decadenza generale per questa Città, riuscita sconquassata dalla rivoluzione fallita contro la Spagna, da una parte, e dall’altra perché era quelli, tempi di supremo benessere economico e morale per Casalvecchio, tempi fortunati in cui i suoi figlioli si spingevano nei più lontani e più importanti centri di cultura, desiderosi di educarsi e di erudirsi.
Non è certo che egli abbia fondato una Scuola pittorica casalvetina nel secolo XVIII, di cui avrebbe fatto parte quel Don Santo Manuli e un altro prelato, Don Giuseppe Pasqua, a cui si attribuisce un quadro “il transito di S. Giuseppe”, con autoritratto in basso, ancora esistente nella sagrestia della Parrocchiale chiesa di S. Onofrio.
Certo invece è che il Cannavò raggiungeva ben presto fama di pittore, figurando, anche con tale qualità, in parecchi contratti notarili, con cui acquistava di quando in quando qualche proprietà nel primo ventennio del sec. XVIII.
Il nome di D. Antonio Cannavò, doveva essere ben conosciuto e apprezzato nella stessa Catania, se questa intitolava a Lui, nella sua qualità appunto di Pittore e Umanista, un “Vico” al livello dell’attuale Corso Sicilia (Cfr. Centro Storico di Catania).
Rivestì, quando rivestirla era titolo d’onore ambitissimo, la carica di Commissario del S. Uffizio della SS. Inquisizione, in Casalvecchio, dove tenne per moltissimi anni l’amministrazione della Maggiore e Parrocchiale Chiesa di S. Onofrio da lui “riparata in tutte le sue rovine… provveduta in tutte le sue necessità, ed abbellita di pittura di sua mano e suppellettili sontuose” (come dice Manuli); e, col suo incoraggiante contributo, a cura di lui, fu eretta la statua d’argento del santo Protettore eseguita dallo statuario Giuseppe Aricò messinese nel 1745 per voto del popolo di Casalvecchio, che aveva impetrato la liberazione dalla pestilenza del 1743.
Dal 1° ottobre 1750 al 7 aprile 1750, e, cioè nell’ultimo periodo della sua vita, sempre Commissario del S. Uffizio, fu attivissimo Procuratore della Confraternita di S. Teodoro, e anche della chiesa, quasi crollante, come si rileva dal libro d’Introito ed Esito della medesima, riparò, restaurò ed abbellì.
Nel 1760, circa due anni prima della sua morte, avvenuta il 7 gennaio 1763, ebbe la consolazione di vedere definita, presso la Gran Corte Archimandritale della “Nobile e fedelissima città di Messina”, la vertenza sorta, nel 1751, fra le due Confraternita di S. Teodoro e della SS. Annunziata per avere questa impedito “la solennità della festa di S. Teodoro… stante il luogo maggiore (da tenervi) la processione”. (Cfr. Domenico Puzzolo Sigillo “Una materia di contendere nel sec. XVIII – Archivio storico Messinese – Anno XIII Fasc. 1-11 – Tip.D’Amico 1905).
Dalla composizione di siffatta vertenza, nacque a Casalvecchio la “Sagra della Fraternita e della Pace” che, da allora in poi, viene solennemente celebrata con edificazione di quanti vi convengono da ogni paese.
Nota: i testi sono tratti dal libro “Storia Arte Folclore di Casalvecchio Siculo” scritto dall’Arc. Mario D’Amico nel 1971. Nella foto: un paricolare del pregevole soffitto ligneo della chiesa di S. Onofrio.
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