Storie di Sicilia
Omaggio a Carmelo Duro: personaggio indimenticabile
Carmelo Duro nasceva a Sant’Alessio Siculo il 31 luglio 1940. Un infarto, lo stroncava prematuramente all’età di 74 anni, il 6 ottobre 2014. Giornalista pubblicista dal gennaio 1974. Scrive sul quotidiano “Gazzetta del Sud” di Messina, sin dal 1968 e su vari periodici. Già direttore responsabile del quindicinale “il malessere”, firmerà in seguito il settimanale Confronti” e “Radio Antenna Jonica”, la radio di Sant’Alessio.
Autore del libro “Rodì Milici, dalle origini ai nostri giorni commissionatogli dalla amministrazione comunale di quel comune in occasione del 50° anniversario dell’autonomia, nel 1997. Più volte premiato per la sua attività di giornalista, promotore e conduttore di manifestazioni culturali, tratterà per gran parte della sua vita, le problematiche di Sant’Alessio Siculo e della Valle d’Agrò con amore e impegno, proponendo percorsi evolutivi e prospettive di cambiamento civico e sociale.
Con “La Valle d’Agrò” volle lanciare un forte e accorato messaggio, principalmente agli Amministratori locali, per la valorizzazione del territorio e dei beni patrimoniali intesi come beni culturali quali ricchezze insostituibili ed irripetibili che vanno salvaguardate e rese utili economicamente.
Per avere dato qualcosa in più al servizio militare fu, dal 9 gennaio 1963 un Ufficiale del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano (Genio pionieri).
I PIRATI, I TESORI, POMPEO E OTTAVIANO. Intorno IL CASTELLO. intorno eri).o d’servizio militare è, economicamente. Insostutuibili locali, per la valorizzazione del territorioio al castello le leggende si sprecano. Sembra che il nucleo di casette che oggi circonda la Chiesa del Carmine, nel quartiere “S. Alessio vecchio”, fosse costituito da baracche, capanne e pagliai, alloggi di pirati del mare che vivevano di assalti ai velieri di passaggio che facevano la spola tra antica Zancle (Messina) e Siracusa. Uno dei pirati, tra i più sanguinosi, sembra essere stato il pirata Mamucca che, nel 541, a Messina, massacrò ben trenta monaci Benedettini assieme a S. Placido e tre suoi fratelli.
I pirati, con le loro barche, si appostavano a ridosso del Capo e, non appena il veliero di turno doppiava il promontorio, lo assalivano sfruttando i principi della sorpresa e della rapidità, riportando spesso nell’assalto. Poteva però verificarsi che la battaglia producesse danni per tutti, compresi i pirati, perché i velieri venivano affondati con tutto il loro carico spesso rappresentato da beni alimentari, frumento, cereali o anche, oggetti di valore, ori e gioielli. Da qui la convinzione, molto diffusa ancora oggi, che nei fondali del Capo S. Alessio, al largo e nelle parti della “secca”, giacciano scheletri di velieri e tesori di ogni tipo.
Per altri la presenza – che si da per certa – di chiglie di navi e di velieri è dovuta alla battaglia tra Ottaviano e Sesto Pompeo Magno (36 a.C.) che è stata sanguinosa ed estenuante con grosse perdite da entrambe le parti. Ciò però induce a ritenere che nei fondali di capo S. Alessio potrebbero giacere soltanto (od anche) tracce di velieri di guerra.
Nel 2003, pubblicava il romanzo “Lampare spente”. Un’opera che fotografa dettagliatamente un paese di mare e di pescatori di un tempo fu. Grande sarà il successo che conseguirà negli anni da questo suo “piccolo mondo antico”.
A Sant’Alessio Siculo, il 4 ottobre 2015, (in occasione del primo anniversario dalla sua morte), si tenne un importante convegno al cui tavolo, ad inaugurare la serata, la presidente dell’Associazione Culturale Caffè Letterario “Il Paese di Fronte al Mare”, Melina Patanè, introduceva i vari intervenuti.
Il presidente dell’Unitrè di Santa Teresa di Riva, (Università delle tre età), il prof. Santino Albano, a Natale Caminiti, presidente dell’Associazione “Amici di Onofrio Zappalà”, leggeva il suo personale messaggio dedicato a Duro, scritto che subito dopo consegnava in una busta alla moglie di Duro (presente fra il pubblico), unitamente ad un commosso abbraccio.
Antonello Bruno, vice presidente della stessa Associazione della Patanè, nonché profondo e sensibile poeta, leggeva, in un primo momento alcuni stralci, tratti dalle prefazioni di antichi libri firmate Carmelo Duro, ed in un secondo momento, ricordando la sua personale esperienza di amicizia con “il dottor Duro”, ma anche quanto Carmelo apprezzasse le sue doti di poeta ma ritenesse doverosa che questa si riallacciasse alla realtà, recitava una sua lirica dedicata appunto a Duro.
Filippo Brianni, Avvocato nonché valido scrittore, anch’egli veniva chiamato a ricordare le esperienze da lui vissute accanto a Carmelo.
Il sindaco di Sant’Alessio Siculo, Rosanna Fichera, volle ricordare l’impegno politico-istituzionale che Carmelo Duro ha profuso con grinta durante la sua esistenza, le sue battaglie a favore della barriera soffolta, decenni prima che questa fosse realizzata, e non in ultimo le qualità di presentatore di manifestazioni che hanno certamente contribuito ad attirare un pubblico proveniente da ogni parte della Sicilia.
Fra gli altri interventi, una frase colpiva il sottoscritto: “Carmelo Duro era un uomo che aveva la padronanza della parola, prima ancora di essere un validissimo giornalista, scrittore e poeta, egli fu sempre innamorato del proprio paese. Sant’Alessio Siculo”.
Veniva ricordato un giornale fortemente voluto da Duro in tempi ormai passati, “IL MALESSERE”. Un giornale di denuncia che non trattò solo di Sant’Alessio e che coinvolse, oltre a validi giornalisti di zona, anche diversi giovani dell’epoca.
Voglio altresì ricordare una frase che rivela quanto quest’uomo dal fare (si disse) talvolta irruente, che non scendeva a patti con nessuno, ma uomo sempre sincero, diretto e che mai parlava dietro le spalle, sia rimasto nel cuore di tanta gente: “ognuno di noi si porta dentro un pezzettino di Carmelo”.
In quella occasione, applauditissima e certamente pregevole, fu la proposta del dott. Carnabuci, ossia, di intestare una via od una piazza del paese a Carmelo. Ciò per contribuire a tramandare e trasmettere l’esempio di quest’uomo alle future generazioni.
Giovanni Bonarrigo
Nota: La prima parte del testo, è tratta dal libro di Carmelo Duro “La Valle d’Agrò”.
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