Casalvecchio Siculo, Storie di Sicilia
Casalvecchio Siculo, Sant’Onofrio Anacoreta e un po’ di storia
CASALVECCHIO SICULO (Messina) – Come molti sapranno, i grandi festeggiamenti per il Santo Eremita, nella cittadina collinare si svolgono nella seconda domenica di Settembre. In effetti, quella festa di fine estate, si protrae per tutta la settimana precedente fino al giorno solenne. Festeggiamenti ricchi di serate danzanti, in occasione delle quali residenti e villeggianti possono gustare succulenti cibi locali, assistere a spettacoli e ammirare figure ludiche come “ù sciccareddu” o “ù camiddu”. Il tutto si conclude, naturalmente con la solenne e seguitissima processione del simulacro d’argento della domenica sera.
Da sottolineare che, sempre nell’ambito dei festeggiamenti di settembre, ogni anno, una Santa Messa viene celebrata nella contrada denominata “Pestarrìu”. Da qui, la processione dello storico simulacro a mezzobusto ligneo, “incontrerà” quello a figura intera in argento proprio davanti alla porta della chiesa Madre. Come vuole la tradizione.
Ma, a ben guardare sul calendario, il giorno in cui cade la festa di Sant’Onofrio eremita è il 12 Giugno, ricorrenza entro la quale viene svolto ogni anno un programma religioso di grande rilievo.
CENNI STORICI. Vari furono i nomi attribuitigli nei secoli dalle tante dominazioni, fra cui: greca, normanna, bizantina. “Palachorion – Casale Vetus – Casalvecchio” Inerpicato a metà del Monte S. Elia, a 400 mt. dal livello del mare, Casalvecchio Siculo, sorge a circa 30 Km. da Messina, 20 da Taormina e 6 dalla costa jonica.
A Casalvecchio, sopravvivono orgogliosamente ancora oggi, numerose tradizioni religiose, ma anche laiche e ludiche. La manifestazione Cristiana più importante di Casalvecchio, la Festa in onore di S. Onofrio Anacoreta, rappresenta la punta di diamante della fede non solo dei paesani e si rinnova ogni anno la seconda domenica di Settembre. Bellissima la chiesa in cui è venerato il Santo. Al suo interno, le pareti e vetrate furono meravigliosamente decorate dal noto pittore Tore Calabrò, (modellatore della Madonna del porto di Messina). Bellissimo il soffitto ligneo a cassettoni, (già nel lontano 1925, dichiarato dalla Regia Sopraintendenza all’Arte Medievale: “Opera pregevolissima”). Splendente e di ottima fattura, il simulacro in argento che rappresenta il Santo a figura intera. In realtà, sono due le statue ad egli dedicate, una in legno, (a mezzo busto, del ‘500), posta in alto sopra l’altare maggiore, l’altra, (realizzata dallo scultore messinese Giuseppe Aricò, e risalente al 1745), la quale ha una sua storia particolare e commovente.
IL MIRACOLO DELLA PESTE. Si narra, che, intorno al 1730, una pestilenza colpì il paese, mietendo vittime e riducendo il popolo della vallata alla disperazione. Si decise che, se il santo fosse interceduto presso Dio per fermarla il popolo casalvetino avrebbe raccolto tutto l’argento in possesso degli abitanti per realizzare una statua al Santo. Ciò avvenne e la gente mantenne la promessa! Da allora, ogni anno, il venerdì prima della festa, si celebra una messa, proprio nella contrada “Pestarrìu” (luogo in cui, si narra, avvenne un miracolo di guarigione e lì si fermò la pestilenza), con il simulacro ligneo, il quale da lì, viene portato in processione con fiaccolata e banda musicale al seguito.
LA VITA DI SANTO ONOFRIO. Come racconta ancora nel suo opuscolo Padre D’Amico, la vita di S. Onofrio, che comunemente si tramanda, risulta dall’accostamento e successiva fusione di due redazioni: la prima, fondamentale, di derivazione greca, si deve al monaco Pafunzio (nome di origine copta Pa-fnunti = mio Dio); la seconda invece proviene da fonte occidentale latina ed integra la prima con notizie riguardanti l’origine e la fanciullezza di Onofrio. Della prima redazione si hanno anche traduzioni in copto, armeno e arabo”.
“Come asserisce Simone Metafraste, S. Onofrio è “nativo di Persia e discendente da Re Persiani”. La Persia, una delle più grandi Monarchie dell’antichità “si vide, ai suoi piedi prostrati, tributari di più corone, i Reggi più potenti e per lungo tempo diè… leggi e divieti”. Convertita al Cristianesimo, non solo popolò il cielo di un gran numero di Santi Confessori e Vergini, ma anche di gloriosissimi martiri, fra i quali gli invitti campioni Abdone e Sennero, nobili atleti Mario e Marta, coniugi, e i loro due figlioli, che nel cielo della Chiesa mirabilmente risplendono come tante stelle luminose. Da questo regno così glorioso trasse i natali il nostro Anacoreta nel sec. III.
Giovanni Bonarrigo
Invia un Commento