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De Luca vs Sciacca: dopo la “piazza” il Tribunale
Per alcuni è la peggiore campagna elettorale che si ricordi. Secondo altri, invece, è vivace e appassionante. Una cosa è certa: i messinesi mai come in questa occasione si sentono coinvolti. E lo testimoniano non soltanto i discorsi da bar o in ogni singola famiglia ma la valanga di “post” e commenti sui social, cosa mai accaduta in passato.
Messina. Mai si era verificato che il dibattito politico sfociasse in agli insulti, ma in questo finale di Campagna elettorale siamo alle querele. Virulento è il confronto fra Cateno De Luca e Gaetano Sciacca: il deputato all’Ars ha reso noto di aver presentato un’interrogazione sui compensi del candidato sindaco dei 5Stelle all’epoca del suo incarico di ingegnere capo del Genio civile, subito dopo l’alluvione di Giampilieri e Scaletta del 2009. Nell’atto, il parlamentare De Luca chiede di sapere se (l’Ing. Abbia reiteratamente perpetrato gravissime violazioni di leggi e regolamenti, percependo somme non interamente dovute”; di conoscere “le ragioni del gravissimo ritardo del Dipartimento competenze che, a distanza di tre anni, non ha ancora concluso l’istruttoria, rallentando il recupero delle somme dovute per gli incarichi aggiuntivi dell’ing. Sciacca”; di sapere se il Governo regionale intenda o meno interessare le autorità giudiziarie sulla vicenda. De Luca fa riferimento alla relazione svolta dal successore di Sciacca alla guida del Genio civile, l’ing. Leonardo Santoro, e vuol sapere se ci sono state violazioni al “divieto di non superare tre incarichi aggiuntivi”, visto che “l’ing. Sciacca si è assegnato dal 2010 l’incarico di Rup in relazione a 34 opere pubbliche”.
Gaetano Sciacca. Durissima la replica di Sciacca: “il deputato regionale Cateno De Luca continua la sua campagna diffamatoria. Probabilmente ha confuso la città di Messina con un ovile e non riesce a discernere fra un confronto civile e una faida da clan. Dopo aver fatto ridere l’intera città con le proposte deliranti contenute nel suo programma, prosegue imperterrito con la sua campagna denigratoria verso tutti gli altri contendenti. Ricordiamo a chi non lo sapesse che il folcloristico personaggio, famoso per i suoi siparietti da avanspettacolo in mutande e con le pecore, è stato condannato nel 2017 dalla Corte dei Conti per danno erariale e deve rimborsare più di 13.000 euro per spese di alberghi e altri acquisti per la sua segreteria politica. Malgrado la sua stravagante interpretazione delle carte processuali, il Tribunale di Messina ha accertato a suo carico, in primo grado, i reati di falso, induzione indebita e abuso edilizio per le costruzioni realizzate con il contratto di quartiere di Fiumedinisi: reati dichiarati prescritti solo per il superamento dei limiti di legge. Ricordiamo inoltre che la procura di Messina ha presentato ricorso contro la sentenza di primo grado che ha assolto Cateno De Luca da due degli otto capi di imputazione per i quali era sotto processo: fatti che per l’accusa configurano appieo gli abusi commessi dal sindaco di Fiumedinisi. Basta leggere la sentenza per capire come De Luca, quando era sindaco di Fiumedinisi, minacciava i suoi concittadini per piegarli agli interessi suoi e della sua famiglia. Al di là di ovvie considerazioni etiche, il gravissimo rischio che la città corre è quello di eleggere un sindaco esposto alla decadenza nel caso di condanna. Accetto ben volentieri la sua richiesta di confronto. Non si terrà però in piazza, con dinamiche da Far West care a De Luca, ma nelle aule di un Tribunale. Gli concedo anche il vantaggio di giocare “in casa”, in un luogo che suo malgrado conosce molto bene”.
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