Motori
Intervista all’Ing. Horacio Pagani
Horacio Raul Pagani, nato a Casilda il 10 novembre 1955, è un imprenditore italo-argentino, fondatore e proprietario della Pagani Automobili. Nel 1991 Pagani fondò l’azienda Modena Design, che diventò fornitore dei produttori di auto sportive. Il 19 giugno 2018 l’università degli studi di Modena e Reggio Emilia ha conferito a Horacio Pagani la laurea magistrale honoris causa in ingegneria del veicolo.
Ingegner Pagani, dall’Argentina in Italia (a Modena), per costruire non solo delle supercar straordinarie, ma realizzare un sogno sicuramente molto impegnativo da concretizzare
Ho avuto la fortuna sin da ragazzino di avere una grande passione per l’arte, per le materie scientifiche, e di conoscere molto presto il mondo di Leonardo da Vinci. Leonardo diceva che “l’arte e la scienza sono due discipline che possono camminare mano nella mano” ed io, che allora avevo questa curiosità per le materie scientifiche ed una naturale predisposizione per le materie artistiche, mi sono molto identificato in questo concetto. Ho visto che nell’automobile queste cose potevano coesistere. Attraverso qualche rivista che vendevano in Argentina, ho cominciato a vedere queste macchine sportive, le Gran Turismo: Ferrari, Lamborghini, Maserati ed io rimanevo affascinato da queste immagini.
Poi col tempo, stiamo parlando di quando avevo dodici, tredici anni, ho visto che il comune denominatore era Modena, che queste macchine nascevano in un raggio di venti chilometri. Talmente appassionato che già a quindici anni dissi a mia mamma: “io andrò a Modena per disegnare le macchine”. Questo per far capire quanto è forte il potere attrattivo della nostra Motor Valley al punto che un ragazzino che viveva a dodici – tredicimila chilometri di distanza in mezzo alla Pampa, sente il desiderio di venire qua. Ci rendiamo conto che stiamo parlando degli anni ’60 non stiamo parlando di adesso, dove basta Internet per stabilire una comunicazione, dove c’è la possibilità di viaggiare in tutto il mondo aprendo solo il telefonino. Ai tempi non c’era niente.
Leonardo da Vinci l’ha ispirata nella filosofia globale del progetto. In che modo il genio Da Vinci si può rispecchiare nel design come nell’accuratezza dei dettagli e nella tecnologia delle sue opere d’arte su ruote?
Leonardo è stato il primo che ha visto che queste due discipline alquanto lontane, la parte artistica con la parte tecnologica, potevano unirsi. Tantissime migliaia di persone nel mondo cercano di seguire questa scuola di grande ispirazione. Io sono diventato uno studioso, ho letto centinaia di libri sulla vita di Leonardo, credo di avere una collezione di libri fra le più complete al mondo sulla sua opera e per fortuna ne ho letto un 20% e me ne rimane un 80% che è lì che mi aspetta. E poi studiando il personaggio ho scoperto che anche quando faceva qualcosa di tecnico nel suo lavoro c’era comunque il tocco d’arte, di bellezza. La ricerca del bello, ecco.
Il suo periodo in Lamborghini: cosa ci può raccontare?
Io ho cominciato in Lamborghini come operaio del terzo livello, praticamente quasi il livello più basso. È stato un periodo bellissimo, dove ho dovuto combattere, ho dovuto imparare come funzionava una fabbrica e cercare di lavorare in gruppo. Un periodo che ricordo con affetto, dove ho cominciato dal basso e quando sono uscito ero il capo interno del design ed ero anche il capo reparto dei materiali compositi. Ho dato tanto e Lamborghini ha dato tanto anche a me.
Il suo rapporto con il grande Campione Juan Manuel Fangio. Ce ne vuole parlare?
Fangio è stato, come tutti sappiamo, il primo che ha vinto cinque Titoli Mondiali nel campionato di Formula Uno. Quando lui ha vinto i titoli io ero appena nato, erano gli anni ’50. Per noi argentini era veramente un mito. Poi, quando ho avuto la possibilità di conoscerlo me ne sono accorto che questo uomo era straordinario, molto umile, molto semplice, intelligente, veramente una persona di una enorme sensibilità e posso sintetizzare quello che è stato per me Fangio con il titolo di un libro pubblicato in Argentina parecchi anni fa: “Quando l’uomo è più importante del Mito”.
Lei ha inventato il concetto di Ipercar, ossia una estremizzazione di ciò che era un prodotto già esclusivo, già velocissimo, già per pochi facoltosi. Come vede lei il futuro, dove l’elemento ibrido (o totalmente elettrico) sembra una strada inevitabile sulla quale si stanno già confrontando le grandi Case automobilistiche? Ha già un suo progetto?
Diciamo che le macchine di questo tipo, vale a dire le hypercar, le supercar, le macchine che facciamo a Modena, potrebbero essere considerate completamente inutili, perché non sono le macchine con cui andiamo a prendere i bimbi a scuola, per esempio. Diventano imprescindibili quando diventano oggetti che generano emozioni. Tu non sali su una Ferrari perché fa i 300 all’ora, la Ferrari ti dà emozione anche se fai i 50 all’ora. Essere lì dentro, sentire il sound del motore, ti dà emozione. Vale per la Lamborghini, per la Maserati e mi auguro che lo sia per le nostre macchine.
Già tre anni fa abbiamo iniziato a lavorare sul progetto di una macchina completamente elettrica, stiamo andando avanti, c’è un team che è dedicato a questo progetto e logicamente è estremamente più impegnativo rispetto agli altri perché, come detto, le persone si emozionano sentendo il sound del Ferrari, di un V8, inserendo la cambiata… sono tutte cose che ti emozionano. Quindi, noi e anche tutti gli altri costruttori di super car, stiamo tutti cercando di trovare quella cosa che genera emozione e che fa si che un cliente decida di spendere un sacco di soldi in una macchina che magari non fa rumore, non ha il cambio, non ha tutto quello. È una sfida impressionante e noi stiamo lavorando per affrontarla. Stiamo destinando delle risorse economiche molto importanti e scientifiche. Mi sto occupando proprio in prima persona di questo progetto.
Il progetto C10, giusto per completare l’argomento, si prospetta verso il futuro, ha già un nome?
Ce l’ha, ma non lo sa nessuno e lo so solo io. Non lo sanno nemmeno qua, all’interno della ditta. Queste cose le comunicherò un mese prima, quando lo avrò registrato ovunque.
GIOVANNI BONARRIGO – Mail: info@fogliodisicilia.it
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