Le origini di Roccalumera, nell’ultima “perla” del Prof. Angelo Cascio

Allume (Roccalumera) – Chiesa del SS. Rosario –  (matita e china) Giovanni Bonarrigo

L’ennesima “perla” elaborata dal raffinatissimo prof. Angelo Cascio, già docente degli istituti Tecnici Commerciali Statali fra cui a Furci Siculo, ora in pensione, contiene in sé un’accuratissima ricerca storica da archivi. Essa è pervenuta a noi che potremmo definirci “eletti” del Sapere

Stampato in pochissime copie, il volumetto “Storie della miniera dell’allume e del vetriolo di Roccalumera”, ci introduce ad un “viaggio” antico che ha inizio sin da epoca normanna, arricchito nella sua autenticità letteraria da citazioni documentali e trascrizioni e traduzioni: “sin dal secolo IX, in Costantinopoli, e in Aleppo e Rocchia, città della Siria, in quel tempo, importavano dall’Oriene l’Allume, in quanto era usato come fissante dei colori e delle stoffe.” nonchè da fotocopie d’atti storici introvabili.

In realtà, trattasi delle origini di Roccalumera, dalle cui miniere di Allume e di conseguenza da quel primo nucleo abitativo (oggi denominato Allume), nacque in seguito la stessa Roccalumera. Tale nucleo, può dunque oggi definirsi il centro storico del paese.

“nel 1540, l’imperatore Carlo V donava a don Ferdinando Gonzaga, suo vicerè di Sicilia, la “Lumeriam” (la miniera di allume e vetriolo), esistente nel Regno di Sicilia, e confinante con il territorio di Fiumedinisi (“… prope terram Fluminisis Dyonisii”” ), con il villaggio di Mandanici, col territorio della Terra di Savoca, e con la spiaggia; e, per di più, gli donava, anche un territorio di 25 miglia tutt’intorno alla Lumeriam”

Come ricorda il prof. Cascio, “nel 1606, il nobile cavaliere messinese don Giovanni La Rocca, comprava la suddetta miniera  e l’amplissimo territorio circostante che confinava con Santa Lucia del Mela, da don Ferdinando Gonzaga junior, (che aveva lo stesso nome del suo antenato), già vicerè di Sicilia.

Nel 14 agosto 1610, il vicerè, marchese di Vigliena, elevava la nuova università baronale di Roccalumera, al rango di feudo militare… e Roccalumera diveniva, pertanto, una baronia.

Tornando a parlare delle miniere, Cascio racconta: “lo sfruttamento della cave per l’estrazione del minerale comportava, allora, strutture abitative, e, quindi, un insediamento di popolazione residente, anche se di modesta entità, per lo meno nel momento del suo sorgere. Si parla, nei documenti, di “fabbricae”, intendendo le costruzioni che servivano per la lavorazione del minerale, ed anche per abitazione. Con la parola “lumera”, in quei tempi antichi, si intendeva individuare in’officina in cui si fabbricava l’allumina (l’allume). L’allume prodotto in quegli anni, veniva, dai bordonari, i mulattieri Nicola Corso e Bernardo di Dio, trasportato, sui muli, alla marina di Lumera; e, quindi, caricato sui barconi, veniva portato nel porto di Messina; e da lì, in Barcellona.”

In una meno recente pubblicazione del novembre 1995, “Allume e le sue miniere”, il Cav. Cascio scriveva: “Fu merito della famiglia La Rocca d’Alcontres di aver dato origine alla terra di Roccalumera, cioè ad un centro abitato avente le caratteristiche di un borgo feudale con castello, torre, chiesa e mura per la difesa. … e dalla denunzia dei redditi, sempre relativa all’anno 1623, presentata dai singoli capofamiglia a don Ludovico Spadafora, capitano d’arme, apprendiamo che nella terra di Roccalumera vi erano 69 famiglie e 299 anime. Le famiglie abitavano sia nelle zone marine sia nelle zone collinari: a Contrisa, a Triputame, a Mandrazza, a lo Chiano, a Galluffi, a Lumera (anche Alumera), a Sciglio, a Cillia, a Landro e così di questo passo. … Paolo La Rocca sposò Catrina Settimo Paruta  del ramo Fitalia. Il figlio Giovanni La Rocca sposò Isabella Lanza e Abbate, sorella del principe di Malvagna e vedova di Antonio Colonna Romano, barone di Fiumedinisi. Il matrimonio fu celebrato nell’anno 1613. Isabella Lanza ereditò dal primo marito il bosco di S. Michele, ed in esso, infatti, negli anni successivi al matrimonio, Giovanni La Rocca fondava la terra di Roccalumera.”